lunedì 2 maggio 2011

12 febbraio 1989 BEATO GIOVANNI PAOLO visita la Parrocchia di San Giacomo

Ieri Papa Giovanni Paolo II è stato proclamato Beato.
Sono andato a 'sfogliare' l'archivio Parrocchiale ed ho trovato qualche documento e immagine del bellissimo momento vissuto dalla nostra comunità la mattina del 12 febbraio 1989.
Era parroco, allora, Mons. Alfredo Bona.
Credo che sia bello, sopratutto per chi ha vissuto quell'evento, ma anche per noi , ricordare quei giorni e riflettere sulle parole che il Santo Padre ha indirizzato alla nostra comunità.



















Omelia durante la Messa

1. “Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè, la parola della fede che noi predichiamo” (Rm 10, 8).

La Quaresima è un tempo nel quale “la parola della fede” deve abbondare, in modo particolare, e sulla nostra bocca e nel nostro cuore.

La liturgia di questo periodo imbandisce la tavola della Parola di Dio, così da introdurci nel profondo del mistero che, in questo tempo sacro, viene particolarmente rinnovato dalla Chiesa nella coscienza dell’intero Popolo di Dio.

Preghiamo lo Spirito Santo perché la meditazione della Parola di Dio nella liturgia ci aiuti nell’opera di tale rinnovamento spirituale.

2. Ogni anno, nella prima domenica di Quaresima, la Chiesa legge il testo evangelico che descrive come Gesù di Nazaret iniziò la sua missione messianica.

Sappiamo che egli era andato al fiume Giordano, dove Giovanni predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (cf. Lc 3, 3), e ivi - nonostante l’obiezione di Giovanni - ricevette questo battesimo. Si è trovato in mezzo ai peccatori, benché il profeta al Giordano abbia additato Gesù come colui “che toglie il peccato del mondo” (cf. Gv 1, 29).

La triplice tentazione, avvenuta nel periodo di quaranta giorni trascorsi nel deserto, ci fa vedere Gesù - lui che era venuto a togliere i peccati del mondo - a tu per tu, per così dire, proprio con colui che è il primo fautore del peccato nella storia del creato.

E dopo questo incontro con lui - che l’evangelista Luca chiama “diàbolos” e altrove è chiamato “padre della menzogna” (Gv 8, 44) e omicida (Gv 8, 44) - Cristo incomincia la sua via messianica attraverso la storia del peccato dell’uomo e del “peccato del mondo”. E questa via conduce alla vittoria mediante la Croce.

3. Cristo respinge la triplice tentazione - e questo è nello stesso tempo un appello a tutti a far fronte alle tentazioni. E poiché esse nascono dal “fomite del peccato”, cioè dalla triplice concupiscenza - concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita (cf. 1 Gv 2, 16) - dobbiamo, combattendo il peccato, risalire alla sua radice in noi stessi.

Infatti, il “fomite del peccato”, è, in noi, come l’alleato nascosto di tutte le tentazioni. Ed è anche - almeno indirettamente - l’alleato di colui che, come “padre della menzogna”, è il primo tentatore.

Cristo quindi si rivolge direttamente a lui. Dice: “Non tenterai il Signore Dio tuo” (Lc 4, 12). Dice pure: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai” (Lc 4, 8).

Il tentatore infatti vuole soprattutto che l’uomo-creatura non serva a Dio, suo creatore. Vuole che l’uomo usurpi ciò che è dovuto a Dio e che soltanto in Dio ha la sua sorgente e sostegno.

“Diventereste come Dio” (Gen 3, 5): voi stessi - come Dio.

4. Cristo quindi, accettando la triplice tentazione all’inizio della sua missione messianica, come colui che è venuto per togliere i peccati del mondo mediante la sua obbedienza fino alla morte, va subito alla radice stessa del peccato.

La Chiesa mette questo avvenimento messianico sul primo piano della sua “pedagogia” quaresimale. Anche noi, nel nostro lavoro su noi stessi, dobbiamo andare alla radice. Anche per quanto riguarda il risanamento dei peccati sociali, non è sufficiente fermarsi su “risoluzioni” superficiali. Occorre risalire alla radice. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4).

5. Accentuando fortemente il male e la lotta con esso, la Chiesa ci incammina in questo periodo di quaranta giorni sulla via del mistero pasquale.

Questa via ha il suo inizio e la sua pre-immagine nell’esodo di Israele dalla schiavitù d’Egitto, ricordato dalla prima lettura dell’odierna liturgia.

Il Dio dell’alleanza è Dio che libera e che salva. È Dio che dimostra agli uomini la sua provvidenziale, paterna sollecitudine. Una manifestazione particolare di questo è il Salmo 91 [90] che inizia con le parole: “Tu che abiti al riparo dell’Altissimo”.

Questo Salmo, così come il libro dell’Esodo (che ricorda la prima pasqua della liberazione della schiavitù d’Egitto), ci accompagna spesso, particolarmente durante le prime settimane della Quaresima.

“Lo salverò, perché a me si è affidato; / lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. / Mi invocherà e gli darò risposta;/ presso di lui sarò nella sventura” (Sal 90, 14-15).

6. Abbiamo iniziato la Quaresima in tutta la Chiesa. E oggi mi è dato di vivere la prima domenica di questo tempo di salvezza con voi, cari fedeli della parrocchia di san Giacomo in Augusta. Qui, come ben sapete, era sorta nel lontano 1322 una piccola cappella, con annesso ospedale, dedicati all’apostolo Giacomo il Maggiore, sulla via Flaminia, per dare ristoro e assistenza ai pellegrini, i cosiddetti “Romei”, che venivano a Roma dal Nord per venerare le tombe degli apostoli e dei martiri. L’attuale splendida Basilica fu costruita dal Cardinale Salviati alla fine del secolo XVI, dopo la ricostruzione dell’ospedale. Cosicché la storia della chiesa e quella dell’ospedale si sono trovate fuse insieme, e il nome dell’apostolo Giacomo sta ad indicare sia la parrocchia, sia il nosocomio. È noto come in questa chiesa siano passati ed abbiano lasciato il loro ricordo grandi santi fondatori di congregazioni religiose, tra i quali ricordo san Filippo Neri, san Gaetano di Thiene e soprattutto san Camillo De Lellis, il quale, internato nell’ospedale per curarsi una ferita al piede, da infermo vi divenne infermiere; e al vedere lo stato pietoso in cui versavano gli ammalati, soprattutto quelli chiamati “incurabili”, egli maturò l’idea di fondare un ordine religioso per l’assistenza degli infermi.

Proprio a motivo di questi aspetti storici, i quali ci mostrano come questa Chiesa sia sorta nello spirito delle opere di misericordia corporali e spirituali, che sono proprie del tempo di Quaresima, ho voluto dare inizio al periodo quaresimale in questo luogo che già di per sé è un richiamo ai grandi e gravi pensieri che devono accompagnarci lungo questo itinerario penitenziale.

7. Nella consapevolezza di questo comune percorso spirituale, unitamente al Cardinale vicario Ugo Poletti e al Vescovo ausiliare del settore centro, monsignor Filippo Giannini, saluto il parroco, monsignor Alfredo Bona, e i sacerdoti suoi collaboratori, i quali si prodigano senza risparmio di energie nella cura pastorale di questa zona del centro storico. Desidero pure salutare tutte le componenti più impegnate nelle iniziative promosse dalla parrocchia: il gruppo catechistico che si dedica alla importante missione della illuminazione ed edificazione delle menti e delle coscienze; quello caritativo, che si preoccupa soprattutto dell’assistenza agli anziani e dell’aiuto materiale e morale ai poveri, agli ammalati e agli emarginati: il gruppo di preghiera che si incontra in varie circostanze, ma soprattutto per l’adorazione dell’Eucaristia e per la recita del santo rosario. Il mio pensiero va pure agli appartenenti ad istituti religiosi maschili e femminili, presenti nell’ambito del territorio parrocchiale e che portano il loro qualificato contributo alle attività pastorali: i preti del Sacro Cuore di Betharram, i padri resurrezionisti, i sacerdoti del Pontificio Collegio Greco, i fratelli delle Scuole cristiane, i cappellani dell’ospedale san Giacomo e i padri Agostiniani Scalzi. Tra gli istituti femminili vi sono le Suore Ospedaliere della Misericordia, le Piccole Figlie di san Giuseppe, le Piccole Operaie dei Sacri Cuori, le Figlie del Santissimo Redentore e della beata Vergine Addolorata e le Ancelle dell’Immacolata Concezione.

A tutti voi, religiosi e religiose dico: perseverate nella vostra continua disponibilità a contribuire all’edificazione del Regno di Dio, aiutando la parrocchia ad essere comunità di amore e di servizio, segno di Cristo che passa “facendo del bene” (At 10, 38).

Cari fratelli e sorelle, questo tempo quaresimale sia per tutti voi parrocchiani un’occasione provvidenziale per rinnovare lo sforzo di conversione a Cristo che si fonda sulla riflessione e sulla preghiera, ma anche sulla vita sacramentale. Date spazio in questo tempo al sacramento della Penitenza o Riconciliazione, che restituisce alle anime la piena intimità con Dio.

8. “La parola della fede” che proclamiamo acquista una forza particolare nel periodo di Quaresima.

Come il Popolo di Dio della antica alleanza ha pellegrinato durante quaranta anni nel deserto alla terra promessa, così anche la Chiesa: il Popolo della nuova alleanza pellegrina ogni anno “attraverso il deserto” durante la Quaresima. Il modello più vicino è per noi il digiuno di quaranta giorni di Gesù nel deserto, che ha dato inizio alla sua attività messianica.

“La parola della fede” che ascoltiamo nel corso di questi giorni e settimane trova oggi la sua particolare espressione nella lettera di san Paolo ai Romani:

“Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rm 10, 9).

“La parola della fede”, la parola della salvezza è la parola della conversione: da questa morte che è peccato, alla vita che è in Cristo, crocifisso e risorto.

Mediante la Quaresima dobbiamo prepararci - ogni anno di nuovo - a confessare con il cuore e con la vita questa verità salvifica:

Gesù è il Signore!








Discorsi del Papa ai vari Gruppi incontrati nella visita Pastorale


Ai bambini

Sia lodato Gesù Cristo.

Penso che voi sappiate chi era san Gioacchino. Era il padre della beatissima Vergine Maria. La sua sposa era sant’Anna. Allora ogni anno la Chiesa celebra la memoria di Gioacchino e di Anna insieme, come genitori della Vergine di Nazaret che ha dato al mondo Gesù Cristo. Allora san Gioacchino, come anche sant’Anna, era molto vicino a Gesù Cristo: Gesù era il loro nipote.

Io mi sento molto bene entrando nella vostra parrocchia ed incontrando voi, perché ho subito pensato a questo santo patriarca poco conosciuto. Se ne conosce il nome secondo la tradizione. Ma si può immaginare che anche lui abbia potuto partecipare alla nascita di Gesù e ai primi anni della sua vita, quando Gesù era bambino. Sappiamo bene che da Betlemme Gesù non poté tornare nella sua casa a Nazareth perché era perseguitato, minacciato di morte da Erode. Dovette fuggire in esilio. Ma poi tornò. Dopo la morte di Erode, Gesù, Maria e Giuseppe tornarono a Nazareth, in Galilea.

Allora possiamo immaginare come Gioacchino, nonno di Gesù, abbia gioito tante volte con questo nipote, con il figlio di sua figlia.

Ho pensato a san Gioacchino, ma questa è la parrocchia di san Giacomo. Diremo poi qualche cosa anche su san Giacomo, ma qui mi è venuto in mente questo nome perché, incontrando voi piccoli, subito ho pensato alla casa di Nazareth, dove Gioacchino, il nonno, poteva abbracciare suo nipote Gesù.

Questo incontro così bello è anche una imitazione di tutti quegli incontri con Gesù quando era bambino e degli incontri che ebbe quando era maestro in Israele e quando i bambini andavano da lui ed egli li abbracciava.

Il nostro carissimo Cardinale Vicario, i Vescovi suoi collaboratori, gli Ausiliari di Roma, e tutti i parroci, in ogni visita in parrocchia, mi fanno incontrare innanzitutto i bambini. E come se volessero ricordarmi il momento in cui Gesù ha abbracciato i bambini e dicono al Papa: “anche tu devi imitare Gesù e cominciare la visita nella nostra parrocchia incontrando i bambini e abbracciandoli e ascoltando quello che loro hanno da dire”. I bambini hanno molte cose da dire, cose belle. Anche questi bambini che non possono parlare hanno tante cose da dire, senza parole, con i gesti, con il cuore e non solamente così. Hanno tante belle cose da presentare, come abbiamo visto oggi. Hanno presentato un bel balletto.

Saluto tutti i bambini della parrocchia, della scuola e della scuola speciale, i sordomuti. Ringrazio i loro maestri, le maestre, le suore, la signora insegnante che ha preparato questo balletto così suggestivo perché fatto dai bambini. Il bambino porta in sé un segreto, potrei dire, un mistero: il mistero di ciò che dobbiamo essere di fronte al nostro Padre celeste. Gesù diceva: “Se non vi farete come bambini . . .”. Lo diceva a tutti, ai suoi apostoli. Allora, tutti dobbiamo farci bambini davanti a Dio nostro Padre.

I bambini ci aiutano molto in questo compito, in casa, nella famiglia, nella parrocchia. Ci aiutano molto perché noi vediamo come sono e, vedendoli, possiamo vedere un po’ noi stessi e cercare in ciascuno di noi questa immagine, il volto di un bambino: come dobbiamo essere davanti al nostro Padre celeste.

San Giacomo era uno dei primi tre apostoli che accompagnarono Gesù nei momenti più decisivi, come per esempio quello di Getsemani, quello della Trasfigurazione. Pietro, Giacomo e Giovanni, questi ultimi erano fratelli. Di questo apostolo sappiamo qualche cosa, ma non troppo. Il suo corpo è stato portato in Spagna e sepolto a Compostela. Nei secoli passati si intraprendevano grandi pellegrinaggi a Compostela e anche quest’anno dobbiamo compiere un grande pellegrinaggio con la gioventù. Ma questo è un tema che si dovrà toccare con i giovani, dopo la Messa.

Allora, vi ringrazio per questo incontro, per questa ispirazione che mi ha dato la vostra presenza e ringrazio anche nel nome di san Gioacchino per aver portato la mia immaginazione nella casa di Gesù, nella casa di Maria, nella casa dei suoi genitori. Così mi è sembrato che si dovesse fare per trovare un contesto, un tramite per questo nostro incontro nella casa della vostra parrocchia intitolata a san Giacomo.

Grazie per questo incontro. Auguro a voi, ai bambini di questa parrocchia, ai più giovani parrocchiani, di imitare Gesù, crescendo nel fisico ed anche nella sapienza e nella grazia di Dio. Con voi saluto anche i vostri genitori, i vostri maestri, gli educatori. Li ringrazio per la loro opera e auguro a questa parrocchia di essere giovane, di rimanere giovane.

Al Consiglio Pastorale

L’augurio di partecipare alla missione di salvezza della Chiesa, nella propria vita personale e in quella comunitaria, è espresso dal Santo Padre ai membri del Consiglio pastorale. Costituito tre anni fa, l’organismo ecclesiale è composto dai rappresentanti delle varie associazioni e gruppi laicali e dei vari istituti religiosi che hanno sede nel territorio parrocchiale.
Rispondendo alle parole del parroco e del presidente del Consiglio pastorale il Papa dice.

Grazie per questa introduzione presentata dal parroco e dal presidente del Consiglio pastorale. Certamente la vostra storica parrocchia si può dire che sia atipica, ma mi domando - dopo tante esperienze e tante visite a Roma - quale parrocchia sia tipica? Anzi ogni parrocchia rappresenta un tipo speciale.

Ma prendendo in considerazione la situazione, la mobilità nel senso dell’abbandono del territorio di questa parrocchia da parte di tante persone, di migliaia di persone, e la mobilità nel senso dell’arrivo continuo degli ex abitanti o di altre persone, degli impiegati in questa zona, penso che sia tanto necessario al vostro parroco avere questo Consiglio. Un Consiglio composto da parrocchiani che vivono la realtà umana, sociale della parrocchia e, essendo cristiani, la vivono con un impegno apostolico.

Tutti abbiamo questo impegno. La vocazione cristiana, come dice il Concilio, è per sua natura apostolica. Allora avendo questo impegno, questa vocazione apostolica, insieme con il sacerdote, il parroco, volete fare il meglio per questa comunità così come si presenta, per servire bene il Popolo di Dio che vive qui o che vi arriva, per compiere il compito principale di una comunità cristiana: rappresentare la Chiesa nel suo mistero e nella sua missione. La Chiesa intera è mistero e missione e ogni Chiesa, ogni diocesi, la diocesi di Roma ed ogni parrocchia in questa diocesi, fa parte del mistero di Cristo, del mistero della redenzione, della salvezza e della missione che emana da questo mistero, la missione salvifica.

Vorrei augurare a tutti i membri di questo Consiglio di partecipare a questa missione della salvezza nella vostra vita personale e familiare, ma anche nella vostra vita parrocchiale, aiutando i vostri confratelli, i parrocchiani, ed il vostro parroco.

Ai commercianti e artisti

Aggiungere alle tante e diverse attività commerciali che hanno il loro punto di riferimento nel centro storico un altro tipo di commercio, un “commercio” soprannaturale, spirituale, fatto di preghiera come quella semplice e familiare del Rosario. È questa la proposta che Giovanni Paolo II rivolge ai rappresentanti dei commercianti e degli artisti che svolgono la propria attività nel territorio della parrocchia. È un incontro inconsueto, nel quadro di una visita pastorale, ma la realtà della parrocchia di San Giacomo in Augusta è fatta anche di questo.
Ringraziando i presenti per l’incontro, Giovanni Paolo II pronuncia le seguenti parole.

Grazie per questo incontro, monsignor parroco mi ha presentato tutti questi ospiti come membri di un’associazione di commercianti ed esercenti. Ma vedo che qui si tratta di un doppio commercio: il commercio in senso economico, che è un dato caratteristico del centro storico di Roma, ed anche il commercio culturale e spirituale, uno scambio dei valori della cultura, dell’arte, soprattutto della pittura. Ringrazio per questo incontro e per questi due tipi di commercio che trovano il loro punto di riferimento nel territorio della parrocchia di san Giacomo.

A questi due tipi di commercio, vorrei aggiungerne un terzo. Il carissimo Cardinale Vicario ha offerto a tutti voi una corona del Rosario. Anche questo è il segno di un “commercio” del tutto spirituale, del tutto soprannaturale. La liturgia nel periodo natalizio ci dice: “Oh ammirabile commercio”. E uno scambio stupendo incredibile. Dio si è fatto uno di noi per portarci come dono la sua divinità, la partecipazione alla vita divina. La liturgia lo chiama anche “commercio”.

Anche il Rosario è un piccolo segno di questo “commercio” soprannaturale. Vorrei che questo “commercio” spirituale, soprannaturale si aggiungesse agli altri tipi di commercio che trovano un punto di riferimento nel territorio della parrocchia di san Giacomo.

Carissimi signori e signore, vi auguro ogni bene per le vostre persone, per le vostre famiglie, per le opere che fanno la vostra professione, la vostra vocazione, vocazione umana e cristiana insieme.

Ai rappresentanti dell’Ospedale San Giacomo

I profondi legami storici ma anche spirituali, che uniscono la parrocchia di San Giacomo all’omonimo Ospedale risaltano in modo particolare nell’incontro del Santo Padre con una rappresentanza del personale del nosocomio.
Anche se non si tratta di un incontro con un vero e proprio gruppo parrocchiale, la comunità di San Giacomo lo ha voluto ugualmente inserire nel programma della visita pastorale per mostrare al Papa tutta la ricca ed anche complessa realtà umana, sociale e spirituale del territorio. L’Ospedale San Giacomo fa parte infatti della vita della parrocchia fin dalle origini.
Affiancandosi nella cura del corpo e dello spirito, l’ospedale e la chiesa, sono divenuti come un unico luogo di testimonianza e di servizio.
L’illustre storia di santità, vanto e nello stesso tempo responsabilità dell’ospedale San Giacomo, è ricordata al Papa dal Cappellano, padre Giulio Mattei, M. I., che accompagna il gruppo.
Rispondendo alle parole del Cappellano il Santo Padre, che visitò l’Ospedale di San Giacomo il 21 dicembre 1980, pronuncia le seguenti parole.

Qui non si sa di chi sia la priorità, dell’ospedale o della parrocchia. Tutti e due sono intitolati a san Giacomo. Così tutti e due sono legati a questo centro europeo di pellegrinaggi medioevali che è Santiago di Compostela, in Spagna, in Galizia. Questo legame è molto significativo, perché parla tanto della vostra vocazione e di come la vostra vocazione di medici, di infermieri, di personale del mondo della sanità sia vicina al Vangelo, sia legata a Cristo.

Gesù, certamente, è venuto come evangelizzatore, ha portato la parola di salvezza, ma questa parola di salvezza era sempre accompagnata da gesti di salvezza, gesti messianici. Questi gesti erano soprattutto segni indirizzati all’uomo infermo, all’uomo ammalato. Erano miracoli che Gesù operava come segni, segni della Verità. Così Cristo si è iscritto nella storia dell’umanità come una persona molto vicina specialmente a quel mondo che si preoccupa della salute degli altri, che cerca di guarire i fratelli e le sorelle negli ospedali.

Vi auguro, carissimi signori e signore, di ritrovare sempre questa relazione intima con Cristo, con Cristo medico delle anime ed anche dei corpi, e di trovare anche la forza della sua presenza e della sua opera che sempre continua nella Chiesa, continua attraverso la Chiesa, continua negli ospedali.

Molte volte parliamo con il Cardinale Vicario del fatto che forse la parte più cattolica, più praticante della diocesi di Roma, è quella degli ospedali, affidata prima al Vescovo Ausiliare monsignor Angelini e adesso a monsignor Brandolini.

Auguro una buona continuazione all’Ospedale di san Giacomo e alla parrocchia.

Alla popolazione del quartiere

Affollatissima, ma questa volta non di gente distratta o indaffarata solo a passare in rassegna le vetrine, si presenta via del Corso quando il Papa, dopo gli incontri con le diverse realtà della parrocchia di San Giacomo, si affaccia all’uscita della chiesa per recarsi in un edificio vicino per incontrare i giovani. Numerosissime persone, molte delle quali sono le stesse che scelgono questa centralissima via cittadina per la passeggiata domenicale, si sono strette con entusiasmo intorno a Giovanni Paolo II, esprimendo con semplicità tutto il loro affetto e la loro simpatia.
Salutando i presenti, il Santo Padre ricorda il Santo Patrono della Chiesa, San Giacomo, esortando tutti a vivere in compagnia degli Apostoli.
Queste le parole del Papa.

Sia lodato Gesù Cristo.

Visitando la vostra parrocchia di san Giacomo apostolo voglio salutare i presenti, i parrocchiani, coloro che abitano nel territorio di questa parrocchia e anche coloro che lo frequentano come visitatori per diversi motivi, motivi di lavoro, di interesse ed anche per motivi di turismo. Auguro a tutti la benedizione del Signore e lo faccio in questa prima domenica del periodo quaresimale che oggi viviamo sotto la protezione di san Giacomo. Sappiamo bene che san Giacomo era un apostolo molto vicino a san Pietro ed era fratello di san Giovanni evangelista. Qui egli ha voluto essere ricordato a Roma, vicino a san Pietro.

Vi auguro la protezione di questo apostolo. Che la vostra vita cristiana si possa sviluppare nella compagnia degli apostoli.

Ai giovani


“Siamo un popolo in festa . . . camminiamo sulle strade della vita”. Con questo canto gioioso, i giovani della comunità parrocchiale di San Giacomo accolgono Giovanni Paolo II. È questo l’ultimo incontro della visita pastorale, ma anche uno dei più intensi. Senza discorsi, ma con due chitarre e le loro voci, i giovani esprimono al Santo Padre il loro affetto e la loro volontà di formare, nonostante l’esiguità del numero e le tante tentazioni di disimpegno, una comunità cristiana aperta e solidale con i fratelli. E, ancora di più, con fiducia chiedono una parola di incoraggiamento, di guida, per proseguire ed intensificare il cammino.
Il Papa, prendendo spunto proprio dal canto presentato, esorta i giovani a camminare sulla via che è Cristo. Queste le sue parole.

È molto ben ideato questo canto: “camminiamo sulle strade della vita”. Vorrei fare un’allusione a questo cammino e nello stesso tempo a san Giacomo, perché è un santo, un apostolo molto vicino a Gesù, fratello di san Giovanni evangelista, fratello maggiore. Egli, in un certo senso, è stato scelto dagli europei. Le sue reliquie sono state portate in Spagna, in Galizia, a Santiago di Compostela, dove si prevede quest’anno, nel mese di agosto, l’incontro internazionale dei giovani, la Giornata della Gioventù.

Non dobbiamo dimenticare che questo apostolo è stato il primo tra i Dodici che ha dato la sua vita per Gesù. Fu ucciso da Erode, il quale voleva uccidere anche Pietro, che si salvò miracolosamente.

Allora vi auguro, carissimi giovani, che i vostri cammini, le vostre strade portino quest’anno possibilmente anche a Santiago di Compostela, che è un luogo parallelo a questa parrocchia di san Giacomo a Roma. Ma vi auguro anche e soprattutto che le vostre strade, le strade del cuore, le strade interiori, le strade della coscienza, vi portino sempre vicino a Cristo e vi conducano, insieme con lui, attraverso la vostra vita. E Cristo che dà fondamento alla vita umana, fa trovare la sua vera dimensione, il suo senso; non solamente un senso transitorio, ma anche un senso perenne.

Vi auguro questa buona compagnia, questa vicinanza, questa intimità con Cristo come l’aveva il patrono di questa parrocchia, san Giacomo.

Così concludo, perché già mi aspettano in Vaticano per l’Angelus che devo recitare a mezzogiorno. Grazie per la vostra presenza.