Sembrava una
storia senza fine.
Oltre un
mese fa, se non due, mi accorgo che pur tenendo le il finestrone che sovrasta
la navata centrale della chiesa serrato, un piccione allegro svolazzata per la
volta della cupola, da un cornicione ad un altro.
Il sospetto
era che fosse entrato dal portone d’ingresso aperto, cosa difficile, ma possibile.
Di sera
mando il povero padre Zè ad aprire il finestrone e con gran sollievo vedo che
il piccione esce velocemente.
La mattina
successiva i piccioni erano due. Spensierati volteggiavano da un cornicione ad
un altro della cupola animando vivacemente la ‘disputa in Paradiso’ del
Capponi.
Un altro sospetto
diveniva realtà: dopo una mattinata di perlustrazioni, appostamenti,
ricognizioni interne ed esterne con il binocolo avevamo appurato che i piccioni avevano trovato un’apertura, da un
vetro rotto del lucernario di destra. E non solo, ma altri vetri apparivano non
in buono stato o lesionati.
Era una
coppia di piccioni.
Abbiamo
dovuto lasciare il finestrone aperto per evitare quanti più danni possibili.
Evidentemente era una coppia molto unita e ‘gelosa’: ho assistito a violente
cariche su qualche ‘intruso’ della loro
specie che aveva osato entrare in chiesa, fino al suo allontanamento.
Nel
frattempo ho dovuto ingaggiare una ditta
per sistemare la vetrata. Ma il tempo passa molto velocemente e la coppia ha avuto
il tempo di fare il nido, deporre le uova, e, una bella mattina, ci siamo
trovati allietati da striduli richiami di pulcini affamati.
Durante i 5
giorni della lavorazione delle vetrate i genitori si son dati ben da fare a
nutrire i piccoli che, probabilmente, ben nutriti, son cresciuti in fretta.
Ogni volta che entravano i genitori era una festa: e il loro battere di ali,
che dimostrava la loro felicità, si trasformava
in nubi di polvere che, accumulata in
centinaia di anni, dai cornicioni scendeva in chiesa.
Nel triduo
di san Giacomo è stato un tormento: almeno due volte al giorno bisognava spolverare
i banchi e pulire il pavimento. Ma abbiamo chiuso il finestrone. Erano rimasti
in tre. Dopo un giorno di digiuno, appena aperto il finestrone, preso dai morsi
della fame, l’ultimo genitore esce in gran fretta.
Richiudiamo
il finestrone. Rimanevano i due piccoli ai
quali era appena stato insegnato il volo e si allenavano, volteggiando da un cornicione all’altro.
Quattro
giorni di volo e di gran fame non potendo trovare, credo, il modo per mangiare o bere. Sempre vicini, in coppia, ieri
sera l’ ho visti stremati ed hanno iniziato a scendere di altezza, arrivando
nel presbiterio ed appoggiandosi anche sulla croce del tabernacolo del Maderno.
Attendevo
che si appoggiassero su pavimento per sfinimento.
Ma nulla.
Anche stamattina, se pur stremati li ho visti volteggiare tra organo e
candelieri, sempre uno accanto all’altro. Poi mi accorgo che tutti e due si
infilano in un finestrone aperto del presbiterio con la rete di protezione
esterna.
Eccoli lì. Ci
siamo! Velocemente chiudo il finestrone e rimangono intrappolati tutti e due all’esterno:
tra il vetro chiuso e la rete.
Sistemati.
Occhio non vede, cuore non duole.
Ma….. mi doleva eccome. Immaginavo la sofferenza dei
due pulcinotti, in un angusto spazio, sotto i raggi del sole cocente. Quale
terribile fine!
Non ce l’ho
fatta. Neanche una ventina di minuti ho riaperto la finestra.
Immediatamente
risaliti mi guardavano quasi per ringraziarmi.
‘E sia. Sarà
quel che sarà.’
Nel
frattempo sono andato in ufficio per
preparare l’avviso della Perdonanza di Assisi.
Trovo un
immagine di San Francesco da inserire e penso: ‘A san Francè…. Ma sti uccelli?’
Finito il
lavoro mi affaccio in chiesa, come faccio di tanto in tanto, per dare una sorvegliata e che vedo?
I due
piccioni sono sul gradino esterno dell’entrata.
‘Non è
possiblie!!!’ Di corsa, per quel che posso correre io, chiudo la vetrata. Dopo
aver fatto diversi tentativi per rientrare si son appollaiati sul davanzale della
finestra di fronte alla Chiesa.
Io in piedi
davanti alla porta. Mi guardavano. Non so se mi hanno odiato, ma davano l’impressione
di voler rientrare. Siamo stati così per oltre mezz’ora, quando, un piccione in velocità, è passato tra di noi
e tutti e due emettendo un verso stridulo, ancora da cuccioli, lo hanno seguito
fin sopra il tetto della Chiesa e liberi si son librati nell’aria. Era un
genitore? Hanno seguito un loro simile? Non so. Ma …… benedetto sia San Francesco.