venerdì 20 gennaio 2017

ULTIMO SALUTO A GIOVANNI BARUCCI,


Oggi in una chiesa gremita di persone, segno della sua capacità di relazionarsi, abbiamo dato l’estremo saluto a GIOVANNI BARUCCI, architetto. Da generazioni la sua famiglia abita in via Margutta.
Una persona buona ed umile, nonostante le sue grandi capacità; ha collaborato con la sua professionalità alla costruzione delle Grandi Opere della città di Roma.
Sempre preciso e presente nel lavoro si è fatto amare da tutti, tanto che quando andò in pensione ciascun dipendente, dal più importante fino all’ultimo operaio della società in cui svolgeva il suo lavoro ha voluto salutarlo consegnandogli una lettera personale.
L’amicizia e l’affetto, suggellati dal suo sorriso e dalla sua cordialità, erano dei valori che ha vissuto con quanti ha condiviso la sua esistenza. Sposato con ADRIANA, ha sempre vissuto profondamente il suo impegno, nonostante i momenti difficili che la vita sempre ci riserva. Quasi 60 anni di vita matrimoniale: esempio per la società di oggi in cui spesso sembra prevalere il concetto di liquidità dell’amore. Giorno dopo giorno nel rispetto e nella collaborazione ha realizzato quello che dovrebbe essere uno dei valori fondanti della nostra vita la Famiglia.
Buono, capace di dirimere anche le divisioni e le discordie è stato un uomo di pace.
Beati i miti, abbiamo ascoltato, perché erediteranno la terra. Ed egli con la sua lunga vita, con la realizzazione dei suoi obbiettivi, con le persone che ora lo circondano per salutarlo e dargli un arrivederci, già oggi ha ereditato la terra.
Tra le varie opere ha collaborato alla costruzione per le Chiese del 2000, ha ‘dato casa’ al Signore su questa terra. Che il Signore gli lo accolga nella sua Casa in Paradiso dove un giorno speriamo tutti di ricongiungerci.

Al Figlio ANDREA, alla Moglie ADRIANA, ai fratelli PIETRO e MARIA GRAZIA, vanno le nostre più sentite condoglianze, nella consapevolezza di aver avuto il dono di aver fatto un gran pezzo del cammino della loro vita con un uomo buono.


LETTERA DI UN SENZA FISSA DIMORA


Buongiorno Padre,
partirò da Roma martedì 6 c.m.. Ho promesso alle sue collaboratrici della colazione che avrei imviato una cartolina. 
Ho pensato di inviare 4 righe a lei ed allegare la cartolina.
In questo momento sono a Grosseto: è giovedì 8 pomeriggio.
Avevo denaro per il treno fino a Civitavecchia, poi sono arrivato qua in autostop.
Ho in tasca poco più di un euro e quindi quando spedirò il tutto, non ho ancora ne busta né francobollo, né cartolina, sarà (spero) tra qualche giorno.
HO LASCIATO ROMA PERCHE’ STAVO ENTRANDO IN DEPRESSIONE.
TROPPO DOLORE IN QUELLA CITTA’.
PER ME LA DEPRESSIONE E’ QUANDO IL SENSO DI IMPOTENZA MI SOPRAFFA’.
Non sono personaggio da dormitorio, né da mangiar troppo né da elemosina.
Sin da bambino sono stato uomo del fare.
LA CARTA SI LASCIA SCRIVERE, IL PENSIERO VOLA SOLO LE OPERE RESTERANNO.
Mi considero, ed è ciò che mi da voglia di vivere, non un senza tetto, ma un senza fissa dimora.
UN VAGABONDO. CIO’ MI DA AUTOSTIMA, NON AMO FINGERE.
Mi piace pensarmi una tartaruga che va piano e si porta sulla schiena la casa. IL DOLORE NASCE DA NON RITENERTI UNA TESTUGGINE CHE FICCA LA TESTA NELLA SABBIA.
SONO NON CREDENTE CONVINTO, SCOMUNICATO E DIVORZIATO.
RISPETTO I LUOGHI E LE PERSONE.
GIUDICO (ALL’INTERNO DI ME) GLI ALTRI E NON MI SCAMBIO CON NESSUNO DEGLI IPOCRITI.
La ringrazio dell’attenzione.
Buona giornata.
Firma
P.S. Giusto per completarsi: quando non ho voglia di frequentare mense mangio dai bidoni dell’immondizia
Trovo un sacco di cibo sotto il colonnato del Bernini.
Sa….. i credenti per riempiersi di spirito svuotano borse e borsellini.
GRAZIE PER QUELLO CHE MI HA DATO E, NON HO DUBBI CONTINUERA’ A DARE.
Firma
13 DICEMBRE 2016
P.S.2
HO CAMMINATO ANCHE DI NOTTE, AL BUIO, FISICO A PEZZI MA MENTE LUCIDISSIMA….. LA NATURA….. LA SOLITUDINE…. LA VOGLIA DI VIVERE