BREVE BIOGRAFIA DI CARLOTTA NOBILE
Carlotta Nobile (Roma, 20 dicembre 1988 –
Benevento, 16 luglio 2013) è stata una storica dell'arte, violinista,
scrittrice e blogger italiana, dal settembre 2010 fino alla morte direttore
artistico dell’Orchestra da camera dell'Accademia di Santa Sofia di Benevento.
Personalità poliedrica di artista e studiosa, tra i più apprezzati giovani
violinisti italiani del suo tempo, è nota anche per la sua testimonianza di
coraggio nella lotta contro il cancro e per la profonda esperienza di Fede
raggiunta negli ultimi mesi della sua vita, conclusasi a soli 24 anni. Nel
febbraio 2018 è inserita tra i “Giovani Testimoni” del Sinodo dei Vescovi 2018.
1. Infanzia
Annunciata
profeticamente ancor prima della sua nascita dalla mistica centenaria Madre
Raffaelina Borruto S.D.C. come «una donna
eccezionale», Carlotta fin da subito si nutre di cultura, musica, libri ed
arte in una famiglia normalmente cattolica, composta dai genitori Vittorio e
Adelina e dal fratellino Matteo. Non appartiene a comunità o movimenti: la fede
in casa si vive con pudore e nel privato.
Le
sue profonde sensibilità ed intelligenza la portano fin da bambina ad annotare
ovunque i suoi pensieri, dai quali si evince un grande tormento interiore,
nutrito di un misterioso pessimismo. «La
mia storia sarà diversa» scrive a 8 anni.
2. Adolescenza e carriera
Parallelamente
alla formazione violinistica che porta avanti nelle maggiori accademie europee
e che corona con la vittoria di numerosi e prestigiosi concorsi, pubblica due
libri e si laurea con lode in Storia dell’Arte, proseguendo gli studi alla
Sotheby’s di New York e all’Università di Cambridge. Severa ed esigente con se
stessa, con «l’amore intorno e la
disciplina dentro» -come dice-, durante l’adolescenza vede sbiadire la fede
dell’infanzia.
3. Il cancro e la solidarietà
A 22
anni, nel pieno della sua precoce carriera, arriva la diagnosi di un melanoma.
Dopo una primissima reazione di rabbia nei confronti di un destino che
percepisce come ingiusto, dalla domanda «Perché
a me?» passa al «Perché non a me?»
grazie alla sua grande forza interiore, alla sua cultura ed al suo laico
attaccamento alla vita. Capisce presto che quella frenetica ed inconscia
ricerca di perfezione che la tormenta da anni è un’illusione e comincia ad
amarsi in un modo nuovo rispettando i propri limiti. «Odio essere compatita» -dice- e per questo prosegue la sua
carriera non rivelando quasi a nessuno la sua malattia. Desiderosa comunque di
comunicare e condividere, nell’aprile 2012 apre il blog anonimo “Il Cancro E
Poi_”, col quale infonde coraggio e speranza a migliaia di persone, invitando
il prossimo a vedere il cancro non solo come un nemico, ma come un maestro:
«Io non so più neanche quanti
centimetri di cicatrici chirurgiche ho. -scrive- Ma li amo tutti, uno per uno, ogni centimetro di pelle incisa che non
sarà mai più risanata.
Sono questi i punti di innesto delle
mie ali.»
Alterna
la sua vita tra concerti e ospedali ed aderisce ai “Donatori di Musica” per
offrire note e speranza ai pazienti, senza però rivelare di essere anch’ella
malata.
4. La fede e Papa Francesco
Il 4
marzo 2013 a Milano, al risveglio da un coma, scopre di aver ricevuto il dono
della Fede, una fede radicale in Gesù e una forte speranza nel significato
salvifico della sofferenza. Lo racconta così:
«Io sono guarita nell’anima. In un
istante, in un giorno qualunque, al risveglio da una crisi.
Ho riaperto gli occhi ed ero
un’altra. E questo è un miracolo.»
Scrive
alla mamma: «C’è un disegno più grande.
Tutto questo ha un senso unico e io sono orgogliosa di poter crescere così e
vivere questa cosa. E che bello che mi è arrivata la fede! Come facevo senza?
Che vita ignobile! Che vita arida senza fede! Senza fiducia e abbandono a Dio!
Che regalo questo cancro! Incommensurabile! Io voglio andare a Medjugorje
quest’estate! Comunque questo rosario è una cosa meravigliosa, manco lo vedo
nel buio, lo tengo in mano e prego da un’ora. Mi mette una pace dentro… non ci
sono parole! Perché ora FINALMENTE sono sana dove non lo ero da due anni, cioè
DENTRO, nell’anima!!!! Andrà tutto bene, perché si è nelle Sue mani, e nelle
mani di Dio non può che andare tutto bene… è troppo bella questa serenità!»
Carlotta
rimane folgorata dall’omelia di Papa Francesco della Domenica delle Palme: «Voi giovani dovete portare la Croce con
Gioia!»
Il
Venerdì Santo del 2013 a Roma, desiderosa di confessarsi, trova l’unica chiesa
aperta all’ora di pranzo: San Giacomo in Augusta. Qui incontra il parroco Don
Giuseppe Trappolini, che rimane sbalordito dalla coincidenza per cui proprio il
giorno prima, ricevuto dal Papa, era stato invitato a tenere la chiesa aperta
all’ora di pranzo del giorno successivo per permettere alle persone di
confessarsi. Don Trappolini racconta dunque al Pontefice la storia di Carlotta
in una lettera, ed il Papa telefona in parrocchia per assicurare alla ragazza
la sua preghiera: «Questa ragazza mi dà
coraggio» dice. Proprio in quel momento Carlotta ha una crisi cerebrale
nell’ospedale di Carrara e, dopo aver ripreso conoscenza, ha un’apparizione
trinitaria: sdraiata sul letto nella sua stanza, vede un Triangolo di luce
sulla parete.
Carlotta,
felice, scrive allora al Papa:
«Caro Papa Francesco,
Tu mi hai cambiato la vita.
Io sono onorata e fortunata di poter
portare la Croce con Gioia a 24 anni. So che il cancro mi ha guarita
nell'anima, sciogliendo tutti i miei grovigli interiori e regalandomi la Fede,
la Fiducia, l'Abbandono e una Serenità immensi proprio nel momento di maggior
gravità della mia malattia.
Io confido nel Signore e, pur nel mio
percorso difficile e tormentato, riconosco sempre il Suo aiuto.
Caro Papa Francesco, Tu mi hai
cambiato la vita.
Vorrei rivolgerTi una preghiera...
Avrei un desiderio immenso di conoscerTi e, anche solo per un minuto, pregare
il Padre Nostro insieme a Te!
"Dacci oggi il nostro pane
quotidiano" e "Liberaci dal male" Amen.
Affido questo mio sogno a don
Giuseppe e confido in Dio!
Prega per me Santo Padre. Io prego
per Te ogni giorno.
Carlotta»
5. Gli ultimi tre mesi
L’incontro
con il Papa organizzato da Don Giuseppe non potrà esserci: nel maggio 2013 le condizioni
di Carlotta peggiorano e allora torna a Benevento, dove trascorre nella casa
familiare i suoi ultimi tre mesi. Nonostante i suoi dolori siano indicibili,
nonostante le metastasi e le ferite martorino sempre più il suo corpo,
Carlotta, davanti agli occhi sbalorditi della famiglia, vive un paradossale
stato di grazia, di sorriso, di gratitudine e di serenità, senza mai un
lamento, nella preghiera, in particolare il Padre Nostro ed il Santo Rosario.
Il cappuccino Padre Giampiero Canelli la ascolterà nell’ultima Confessione: «Quasi fu lei ad incoraggiare me!»
racconterà. Nei primi giorni di luglio, Carlotta dice al fratello: «Io ho guadagnato la Fede, non quella delle
litanie o altro, ma quella dell’affidarsi al Padre».
In
quei giorni dice di aver visto una scena che, turbata, fatica a descrivere e
che i suoi scambiano per un sogno: «Tu
c’eri. Tu non c’eri. Neanche tu. Tu sì.» dice ad uno ad uno alle persone
che la accudiscono. Pochi giorni dopo, al momento della morte, i vari cari
saranno presenti e assenti esattamente come da lei annunciato. Il 14 luglio
Carlotta dice ai suoi familiari «È
finita!» ma continua a sorridere e a ringraziare Dio. Nell'ultima notte
della sua vita, tra il 14 e il 15 luglio 2013, pur in travaglio respiratorio,
il padre la sente sussurrare ripetutamente, guardando il soffitto: «Signore, ti ringrazio. Signore, ti
ringrazio. Signore, ti ringrazio». Il giorno successivo, a poche ore dalla
morte, rivolge con fatica ai suoi cari e al suo fidanzato l'ultimo saluto: «I miei tre uomini meravigliosi: papà,
Alessandro e Matteo. La mia dolce mamma» e poi, accarezzando la guancia
della mamma, «Cosa voglio di più?! Io
sono fortunata.»
La
sua testimonianza, diffusasi sul web e sulle televisioni, ha fatto il giro del
mondo e continua ad aprire i cuori di tanti, in particolare giovani e malati.