giovedì 4 febbraio 2010

V DOMENICA ORD da Don Franco AMATORI

Prima Lettura Is 6,1-2.3-8

Dal libro del profeta Isaia
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 137
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

Seconda Lettura 1 Cor 15,1-11

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che ap-parve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Vangelo Lc 5,1-11

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo segui-rono.

È abituale per Luca affiancare un insegnamento a un avvenimento, o a una parabola in modo che i rac-conti si integrino a vicenda.
La folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio. La pesca miracolosa è già questa. Il pescatore di uomini è Lui; la rete è la sua Parola.
Ecco quindi il racconto esplicativo – vero o pa-rabola – della pesca miracolosa.
In verità le due barche non sono accostate alla sponda. Sono proprio insabbiate in una palude (λίμνην). I pescatori sono stanchi e scoraggiati e stanno mettendo via le reti. Per oggi non si mangia. Che daremo alle nostre famiglie? La delusione dei pescatori fa contrasto con la ressa attorno a Gesù.
Gesù sedette e insegnava alle folle dalla barca. È la barca di Simone. Ma Luca sta davvero parlando an-cora della barca in uno stagno o sta già descrivendo la Chiesa, la barca di Pietro, che naviga nella tempe-sta del mondo? E dice che avrà una pesca miracolosa solo se getterà le reti sulla sua parola.
Quante volte mi è venuto in mente di abbandonare tutto. Tanto non riuscirò mai. Tanto il mondo andrà sempre così. Sono insabbiato in una struttura senza anima. Quanti entusiasmi bruciati nella realtà. Sarà meglio mettersi da parte, lasciar fare agli altri, tirare i remi in barca. Tutti bravi a remare contro.
Scoraggiamento e rabbia, perché la palude è vo-luta da qualcuno che così può fare i propri interessi. Può imporre i suoi punti di vista e le sue misure. Può emarginare tutti quelli che non la pensano come lui o non sono sufficientemente allineati. Tanto intorno c’è la palude, nessuno avrà il coraggio di reagire.
Tradimenti come quello di Giuda.
O "tentativi di carrierismo che si possono annidare anche tra gli uomini di Chiesa" (Benedetto XVI ).
Una pesca fatta sulla parola di altri. Come mera-vigliarsi se le reti sono vuote?
Sono come Geremia: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito»,
o come Simon Pietro: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Ma Lui dice: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho an-nunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! … Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. (seconda lettura)
Questa è l’unica nostra forza. Non aspettiamo so-luzioni dal potere, dalle leggi, dall’alto. Certo le vor-remmo perché ci aiuterebbero. Ma non possiamo de-legare ad altri la volontà, la coerenza, l’onestà, la moralità … o sperare che le cose cambino perché cambia un capo o un governo.
Cosa facciamo per formarci una limpida coscienza religiosa, morale, politica? Cosa sappiamo di Parola di Dio? Quanto ragioniamo con i suoi criteri?
Quali possibilità concrete ho a portata di mano perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte (Fil 3,10)?
Se non trovo una proposta in casa, o sotto casa, o in Parrocchia, devo mettermi alla ricerca, perché a Roma ci sono proposte di tutti i tipi.
Un metodo di confronto con la Parola di Dio usato in alcuni gruppi di impegno cristiano è Vedere la realtà in cui viviamo, con i suoi problemi; Giudi-care alla luce della Parola; Agire, per non restare nella palude.
Quale cura poniamo nella celebrazione della Li-turgia della Parola nel Giorno del Signore?
Quale impegno nella preparazione, per scoprirne il senso profondo, per coglierne lo spirito del Risor-to, da trapiantare nel modo di pensare e di agire?
Il Concilio Vaticano II propone una ricchezza di Parola di Dio che prima non c’era nella nostra Litur-gia tradizionale.
Sacrosanctum Concilium:
24. Nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema. …
Perciò, … è necessario che venga favorito quel gusto saporoso e vivo della sacra Scrittura, che è attestato dalla venerabile tradizione dei riti sia o-rientali che occidentali.
35. Affinché risulti evidente che nella liturgia rito e parola sono intimamente connessi:
1) Nelle sacre celebrazioni si restaurerà una let-tura della sacra Scrittura più abbondante, più varia e meglio scelta.
2) … La predicazione poi attinga anzitutto alle fonti della sacra Scrittura e della liturgia, poiché essa è l'annunzio delle mirabili opere di Dio nella storia della salvezza, ossia nel mistero di Cristo, mistero che è in mezzo a noi sempre presente e operante, soprattutto nelle celebrazioni liturgiche.
3) Si cerchi anche di inculcare in tutti i modi una catechesi più direttamente liturgica; …
56. La liturgia della parola e la liturgia eucari-stica, sono congiunte tra di loro così strettamente da formare un solo atto di culto.
Per queste decisioni del Concilio Vaticano II vengono oggi proposte tre letture per ogni domenica e festa, in ognuno dei tre cicli annuali. Ove prima trovavamo due letture per ogni domenica, in latino, oggi ne troviamo nove, in lingua locale; senza conta-re quelle per i giorni feriali.
L’Ambone non è un piccolo leggio per sostenere un libro pesante. È il luogo ove la Parola di Dio è venerata, celebrata, annunciata; ove risuona la voce di Dio che parla direttamente al suo popolo riunito; ove aleggia lo Spirito creatore. Ove la Parola si fa carne. Chi legge la Parola di Dio dall’Ambone si fa strumento della voce di Dio rivolta alla coscienza degli uomini e delle donne in ascolto.

Purifica il mio cuore e le mie labbra, Dio onni-potente, perché possa annunciare la tua Parola

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