martedì 12 giugno 2012

6 Giugno Funerale di ANGELO

 

Oggi circondato dalle figlie, nipoti e parenti, abbiamo dato l'estremo saluto ad ANGELO DI CASTO, che ha raggiunto la casa del Padre il Domenica 3 Giugno.


ANGELO DI CASTRO

 Queste brevi note sono tratte liberamente da un saggio scritto dal Stefania Severi per il Catalogo delle opere di Angelo Di Castro in via di realizzazione per una prossima mostra prevista in autunno.


Amante dell’arte e del Bello, Angelo Di Castro è stato uno dei più importanti antiquari romani che si è dedicato con passione alla sua professione contribuendo attivamente al riconoscimento di opere d’arte e ad importanti attribuzioni. Del resto era “figlio d’arte” in quanto il padre  Eugenio era stato anch’egli un grande antiquario, autore di testi ed uno dei più munifici donatori di opere d’arte all’allora costituendo Museo di Roma di Palazzo Braschi. Fin da giovanissimo  Angelo si è dedicato allo studio della pittura e soprattutto della scultura, diventando nel 1941 allievo dello scultore Alfredo Biagini, uno dei fondatori della Messa degli Artisti di Mons. Ennio Francia, che aveva studio a villa Strohl-Fern, sopra a quello di Ercole Drei. Tra Villa Strohl- Fern e via Margutta dove frequentava il Circolo Artistico, Angelo ebbe modo di conoscere tutti gli artisti degli anni Quaranta e Cinquanta e di stringere amicizia con alcuni di loro, come con i Canevari, i fratelli Carosi, i figli di Erulo Eruli. Pur lavorando anche come antiquario nello storico negozio di via del Babuino angolo via Alibert che era stato in precedenza degli Jandolo, Angelo continuò a studiare scultura e pittura, ottenendo negli anni 1945-46 di avere uno studio a villa Strohl-Fern tutto per sé. La sua prima personale nel 1947 ebbe notevole successo di pubblico e di stampa, nel 1948 fu invitato alla V Quadriennale presso la Galleria Nazionale d’arte moderna; nello stesso anno  fu premiato per un bassorilievo che venne esposto alla Tate Gallery in occasionane delle Olimpiadi di Londra. Nello stesso anno vinse il secondo premio Filippo Albacini promosso dall’Accademia di san Luca. Partecipò di nuovo alla VII e all’VIII Quadriennale, ma come pittore. Alcune sue opere in bronzo sono negli Stati Uniti, nella collezione Pagliai e un grande Cristo in croce, dal quale è preso il particolare – ma in gesso – che trovate all’interno del cartoncino-ricordo che vi è stato consegnato – è in Vaticano.
Continuerà a dipingere e a modellare per tutta la vita, pur rinunciando alle mostre e ai concorsi . Il successo gli arriverà lo stesso grazie alla sua grande preparazione come antiquario e perito d’arte che gli permise di poter lavorare con le più importanti famiglie italiane e di effettuare anche notevoli scoperte nel campo della storia dell’arte.
La sua onestà, la sua semplicità e modestia, insieme ad una grande sensibilità artistica e al suo immenso amore per il Creato, rimarranno nella memoria dei tanti che l’hanno conosciuto e apprezzato, non solo come antiquario ma anche come gentile interprete della Bellezza della natura..


 

Le parole che scrisse alla Figlia Francesca nel 1964 in occasione della sua prima comunione, ne sintetizzano la fede e la particolarità. 
Val bene leggerle e meditarle.

  
“Se mai dovessi avere dubbi nella tua vita, guarda intorno a te e studia la Natura: senza questo studio noi viviamo in un mondo sconosciuto senza sapere dove siamo né chi noi siamo. Nella contemplazione del Bello e della Natura, che non è che lo splendore del Vero, noi sentiamo il Bene affermarsi e illuminarsi nelle nostre anime. La nostra intelligenza vede Dio e noi comprendiamo come Egli sia amore.
Nell’ammirazione di questo Amore esiste la Fede e nell’imitazione di esso è la Speranza di vivere sempre”.

Il tuo papà


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