sabato 15 giugno 2013

Bussa se hai bisogno


Rovistando tra le cose messe ‘in attesa’ di controllo, ho trovato questo scritto di papà, che ormai anziano scrive un ricordo di quando aveva poco più di vent’anni. Lo voglio riportare perché per me, figlio, è bello e significativo. Papà ha frequentato solo la quinta elementare e in tempi molto particolari. Non ha un linguaggio manzoniano, ma certo non privo di ‘talento’.
Lui stesso, probabilmente dopo essersi riletto, ha messo il titolo.

BUSSA SE HAI BISOGNO
Quella sera, per me era come tante altre. Sono partito da Cesena, verso le 19 circa.
Era la fine dell’Anno ’45, non si poteva contare sugli orari dei treni. Io sapevo che partendo con quel treno avevo la coincidenza a Falconara. Treno Ancona – Roma, perché solo così potevo stare un giorno a casa tra i miei genitori e fratelli. Giunto a Serra San Quirico le cose si complicarono. Già da Jesi, affacciandomi, vedevo che cadevano dei fiocchi di neve. Ma da montanaro. Dove sono nato, a quei fiocchi non davo tanto peso. Arrivai a serra verso le 2 di notte ed il tempo fioccava di più. Mi dicevo tra me: fino alla scarpa ce la faccio, se non verrà di più.
Quando sono giunto da Muschì ho avuto un po’ di paura, ‘se qui comincia ad essere una scarpa, a Castelletta è una gamba. Come faccio?
Mi venne in mente: ‘Se hai bisogno, veramente bisogno, bussa alla porta vicina, ti verrà aperto”.
Stetti qualche istante e mi ricordai che ‘su di lì’, doveva abitare una certa Santina: la Postina.
Ma non sapevo il cognome né la casa. Cosa fare?
Scelsi a caso e bussai.
Ed ecco la risposta di una donna: chi cercate? Cosa volete?
Sono un poveraccio che ha tanto bisogno, bisogno di aspettare che si faccia giorno. Sono di Castelletta, sono un soldato, mi potete far entrare?
Solo per aspettare che si faccia giorno, che smetta di ‘nengue’ (nevicare).
Quella donna mi aprì la porta di casa, mi fece entrare dopo avermi visto e avermi chiesto delle cose; poi, oltre, si affacciò il marito che stava nell’altra stanza, quella da letto.
‘Fallo venire qui, nella nostra camera, non vedi che ha tanto freddo?
Mettiti sotto la coperta e stai accanto a me: quello che conta è che ti riscaldi e così fu.
Mi coricai vicino a quell’uomo e mi riscaldai.

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