sabato 8 marzo 2014

Quelli che la Famiglia: primo incontro



I incontro - La famiglia oggi

A seguito del questionario inviato alle parrocchie in vista del Sinodo dei Vescovi che si terrà quest’anno, incentrato sul tema della famiglia, don Giuseppe ha invitato le famiglie della nostra parrocchia ad incontrarsi per riflettere insieme su alcuni quesiti riguardanti la più piccola e singolare cellula della società e della comunità: la famiglia. Cercheremo di riflettere insieme soprattutto su cosa significa “essere famiglia oggi”. Prima di confrontarci però, nel corso dei nostri incontri, proveremo a metterci in ascolto della Parola, cercando di rimanere in un atteggiamento di silenzio interiore, e lasciando che essa penetri in profondità e risuoni dentro di noi.



Dal libro della Gènesi (Gn 1,27; 2,18-24)


Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.


“Il racconto biblico della creazione parla della solitudine del primo uomo, Adamo, al quale Dio vuole affiancare un aiuto. Fra tutte le creature, nessuna può essere per l'uomo quell'aiuto di cui ha bisogno, sebbene a tutte le bestie selvatiche e a tutti gli uccelli egli abbia dato un nome, integrandoli così nel contesto della sua vita. Allora, da una costola dell'uomo, Dio plasma la donna. Ora Adamo trova l'aiuto di cui ha bisogno: « Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa » (Gn 2, 23). È possibile vedere sullo sfondo di questo racconto concezioni quali appaiono, per esempio, anche nel mito riferito da Platone, secondo cui l'uomo originariamente era sferico, perché completo in se stesso ed autosufficiente. Ma, come punizione per la sua superbia, venne da Zeus dimezzato, così che ora sempre anela all'altra sua metà ed è in cammino verso di essa per ritrovare la sua interezza. Nel racconto biblico non si parla di punizione; l'idea però che l'uomo sia in qualche modo incompleto, costituzionalmente in cammino per trovare nell'altro la parte integrante per la sua interezza, l'idea cioè che egli solo nella comunione con l'altro sesso possa diventare « completo », è senz'altro presente. E così il racconto biblico si conclude con una profezia su Adamo: « Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne » (Gn 2, 24). Due sono qui gli aspetti importanti: l'eros è come radicato nella natura stessa dell'uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; solo nel loro insieme rappresentano l'interezza dell'umanità, diventano « una sola carne ».
Non meno importante è il secondo aspetto: in un orientamento fondato nella creazione, l'eros rimanda l'uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All'immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l'icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore umano. Questo stretto nesso tra eros e matrimonio nella Bibbia quasi non trova paralleli nella letteratura al di fuori di essa” [Deus Caritas est, 11].

Dalla lettera ai Colossesi (Col 3,12-17)


Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.


Anche se in questo brano san Paolo si rivolge chiaramente alle prime comunità cristiane appare evidente che si tratta di un paradigma applicabile a quella “piccola comunità” che è, o almeno dovrebbe essere, la famiglia.
“Partendo dalla contemplazione della Famiglia di Nazareth, la struttura famigliare è certamente una delle vie in cui il Vangelo si comunica e si fa strada attraverso la storia (cfr. Lc 2). Anche la prima comunità cristiana ha una struttura di tipo famigliare: riuniti attorno ad un padre, Dio, ad una madre, Maria, e ci si chiama fratelli… Dunque la famiglia ha una propria specifica vocazione di annuncio del Vangelo ma, essa stessa, deve essere prima evangelizzata. E la famiglia si lascia evangelizzare, in primissimo luogo, se sa mettere al suo centro la Parola di Dio, la presenza di Gesù. Questa è la sua vocazione! Scrive San Paolo: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19). “Siete concittadini dei santi e familiari di Dio...”, la famiglia cristiana ha perciò la funzione (missione) di far vedere cosa vuol dire  essere famigliare di Dio e, al tempo stesso, diventa simbolo che manifesta in sé che cosa significhi vivere autentiche relazioni evangeliche fra noi” (P. Pino Piva SJ).

Domande:

·         Cosa significa “essere famiglia oggi”?

·         Abbiamo inteso come la famiglia sia un’immagine di Dio in quanto relazione d’amore: quanto questo è incarnato nella nostra vita?

·         Quali sfide deve affrontare la famiglia oggi?

·         E’ possibile all’interno della famiglia trovare momenti di condivisione sulla Parola del Signore? Quali gli impedimenti?


Preghiera alla Santa Famiglia di Papa Francesco
(durante l’Angelus a piazza san Pietro il 29 dicembre 2013)



Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

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