martedì 22 luglio 2014

E' morto MARIO VALERI MANERA




Ci ha lasciato nella notte del 20 Luglio MARIO VALERI MANERA: la notizia mi è stata data con voce commossa da Dennis che in questi ultimi 10 lo ha accudito come un padre.
Nato a Genova nel 1921
Industriale e avvocato, non solo ha partecipato a imprese di dimensioni nazionali, ma è stato anche promotore di varie iniziative industriali di media dimensione in diversi settori, dalla lavorazione del legno all’arredamento, dai materiali per l’edilizia ai tessili e alle confezioni, dai vetri d’arte agli articoli per l’illuminazione. Con il suo programma ha cercato di creare imprese per valorizzare lavorazioni tradizionali, riproposte con impostazione manageriale. Ha avuto successo soprattutto nelle zone depresse del Settentrione e del Mezzogiorno, dove ha contribuito anche alla crescita sociale dei territori. Ha fondato il CISCE - Centro Informazioni e Studi sulle Comunità Europee delle Venezie - e il Premio Campiello, di cui è stato presidente per 20 anni. Presidente degli industriali veneziani e poi di quelli veneti per molti anni, è stato membro di Giunta e, in seguito, vice presidente di Confindustria. È stato presidente di diverse società industriali italiane. È stato insignito della Medaglia d’Oro dei benemeriti della scuola, cultura e arte. È stato presidente del Centro Cultura Palazzo Grassi dal 1979 al 1984 e della Camera di Commercio di Venezia.
(fonte: Confederazione nazionale Cavalieri del Lavoro)
Ma chi era per noi l’Avvocato? Questa persona elegante, che sulla sedia a rotelle, quando poteva, partecipava alla Messa in prima fila tra i banchi di sinistra della nostra Chiesa?
Tutti quanti ne abbiamo apprezzato, la dignità, la ‘signorilità’ la fede e devozione.
Accompagnato dai suoi ‘aiutanti’ che con affetto e delicatezza lo hanno accudito come ‘padre’ ‘nonno’, con attenzione e partecipazione seguiva la celebrazione dell’Eucaristia.
Quando entrava in chiesa, si faceva accompagnare davanti alla Statua della Madonna di Lourdes, che per prima incontrava al suo ingresso in Chiesa. Davanti ad essa in silenzio, con occhi chiusi, sostava e pregava intensamente. Stessa cosa faceva facendosi accompagnare al centro della navata, in mezzo alla balaustra, davanti al tabernacolo.
Solo allora io mi avvicinavo, salutandolo, stringendogli la mano o baciandolo sulla fronte.
‘Come sta don Giuseppe’ mi domandava regalandomi un sorriso e con voce sempre più flebile. ‘Bene Grazie e lei Avvocato?’ ‘Bene!’ e veniva accompagnato al suo consueto posto per seguire devotamente la Messa.
Così l’hanno visto tutti i nostri parrocchiani.
Lo hanno stimato come uomo colmo di fede, dignità e discrezione.
Ma il mio rapporto con lui è stato di forte stima reciproca. I nostri lunghi colloqui, sono stati, per me, scambio di opinione ma soprattutto fonte di conoscenza storica vivente.
Durante ‘colazioni’ cui spesso mi ha invitato al ‘Circolo degli Scacchi’, di cui era membro, gli piaceva molto ‘raccontare’ eventi, personaggi, situazioni da lui vissute nell’ultimo sessantennio della storia italiana.
Io che di politica sono poco avvezzo, spesso facevo fatica a seguirlo e lui con lucida memoria cercava di spiegare ciò che per me era difficile capire.
Tutto con estrema umiltà, senza mai sottolineare l’importanza di quello che era stato ‘il suo Personaggio’: non mi ha mai detto personalmente: ‘Io sono stato il Fondatore del Premio Campiello’.
I suoi racconti procedevano con calma, in modo dettagliato, sollecitato anche dalle mie numerose domande e spesso dalle mie ‘ingenuità’ cui mai dava particolare peso.
La ‘Storia’ mi veniva raccontata: personaggi politici, economisti e religiosi tra i quali uno ne voglio particolarmente ricordare: Angelo Giuseppe Roncalli, quello che poi divenne San Giovanni XXIII.
Non potrò dimenticare la sua ‘Umanità’ ‘Sapienza’ ed ‘Affetto’ donatomi sempre col suo sorriso.
Certo nella vecchiaia uno diventa più fragile nel sentimenti e si commuove spesso e per piccole emozioni.
Quando in questi ultimi mesi stava particolarmente male anche a causa di una piaga da decubito, lo andavo a trovare a casa e i nostri incontri si erano fatti più brevi ma spiritualmente intensi.
Una delle ultime visite, mentre parlava con me, avendo gli occhi fissi oltre la mia persona, mi ha detto: ‘La vede?’ io mi sono voltato ed ho visto un ritratto. ‘La vede? È la mia mamma, come era bella la mia mamma…’
La mamma Lina, per la quale tante volte abbiamo pregato insieme durante la Messa e che ora l’avrà accolto tra le sue braccia nel Signore.
Addio, mio caro Mario. Addio Avvocato.
Ai figli, tanto amati, le nostre più sincere condoglianze





1 commento:

  1. Caro Avvocato, sarà sempre vivo nel mio cuore, con gran rammarico di non averle stretto la mano durante il trapasso...il ricordo dei tanti anni passati in reciproca stima e affetto cinzia e le mie figlie Luana e Sara

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