Nel brusio
più o meno elevato della nostra sala della colazione, sento un colpo secco dato
da un pugno su un tavolo.
Improvvisamente,
tra gli ospiti, cala il silenzio.
Il mio
sguardo va verso la persona che ha fatto ciò.
Solo ad un
tavolo, ricurvo su se stesso, con lo sguardo fisso sul bicchiere di thè e
qualche pezzo di dolce sbriciolato, c’è un uomo di un età indecifrata. Si,
indecifrata, perché non riesci a dare un’età ai poveri.
Solo:
accanto a lui i quattro posti disponibili vuoti.
Mani nere,
quasi da operaio di miniera, vestiti che solo parvenza hanno del nome, piedi
nudi che calzano infradito malconcio. La testa ricurva rivela ferite e croste
tra i pochi capelli, un volto sofferente.
Cerco di
avvicinarmi, ma gli altri amici della sala mi sussurrano che ‘è matto’, ‘ sta molto
male’, ‘meglio lasciarlo stare’.
Mi avvicino
lo stesso. Un odore nauseabondo di chi non si lava da moltissimo tempo.
‘Hai bisogno
di qualcosa?’ gli chiedo.
Ricevo come
risposta un secco ‘No!’. ‘E perché hai battuto il pugno sul tavolo?’ gli
faccio.
Alza per un
attimo lo sguardo. Abbassa gli occhi; e, dopo un po’, sussurra: ‘sono nervoso’.
Riprende il
vociare nella sala.
Poco dopo si
alza e se ne va camminando in modo incerto.
Mi si è
stretto il cuore. Che cosa potevo fare di più? Sedermi accanto a lui? Parlare
con lui? Toccarlo?
In fondo
sono queste le piaghe di Cristo nell’Umanità ferita dei nostri giorni.
Sono gli
invisibili di oggi. E grazie all’amorevole impegno di volontari ogni giorno
passano qualche minuto qui alla Chiesa di San Giacomo per poi scomparire nelle
vie della Città eterna.
Si è vero in
qualche momento, per un po’ di tempo la nostra chiesa puzza….. ma, per quanto
riceviamo, questo ‘è l’odore, il profumo delle pecore’ del gregge del Signore.
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