martedì 31 dicembre 2019
BUON ANNO
lunedì 30 dicembre 2019
MESSA DEL RINGRAZIAMENTO (TE DEUM)
Martedì 31 dicembre, alle 17.30 eleveremo al Padre il Ringraziamento per l'Anno che è trascorso.
Signore, grazie per il tuo amore,
grazie per la mano che continuamente ci tendi;
grazie perchè ci ami nonostante le nostre miserie
e la nostra ingratitudine;
grazie perchè continui ad amarci
anche quando rifiutiamo il tuo amore.
Grazie per tutti i tuoi doni,
gli affetti, la musica, le cose belle.
Grazie per il dono del tuo figlio Gesù,
che si è fatto uomo per ridarci la tua amicizia;
Grazie perchè Egli ha voluto restare con noi
nel Sacramento dell'Eucaristia.
Grazie per la vita eterna che hai seminato in noi;
grazie per il dono della vita, Signore.
Battesimi
5 gennaio Eleonora Piervincenzi
17 febbraio Matilde Massotti
21 aprile Alessandro e Giulia Chiappetta
21 aprile Gloria Sophie Brosio
27 aprile Pablo Montiel del Pino
9 giugno Beatrice Damiani
21 giugno Davide Piccione
23 giugno Sveva Bruschetti Battibocca
6 luglio Nicolò Petriccione
15 settembre Modellati Rachele Maria
26 ottobre Arianna Lodigiani
21 dicembre Lavinia Roccio
Funerali
11 gennaio Giulio Lisi anni 88
31 gennaio Maria Angela Coltellacci Amato anni 82
28 febbraio Mamolo Bertoni anni 76
19 marzo Giovanna Silj anni 78
26 marzo Mario Ciambotta anni 80
23 maggio Piero Morgia anni 82
29 maggio Giorgio Merone anni 88
5 luglio Maria Antonietta Persichetti sterbini anni 99
19 settembre Rosa Antinozzi anni 91
16 novembre Primo Maggi anni 89
12 Maggio Prima Comunione di
Alessandro Ceriani
Valerio Mei
Carlotta Colautti
Sara Litta
Quest'anno non abbiamo avuto la celebrazione della Cresima
Nessun matrimonio è stato celebrato nella nostra chiesa anche se abbiamo dato diverse licenze matrimoniali.
venerdì 27 dicembre 2019
INDECENZA
Eppure siamo in via del Corso. Migliaia di persone si urtano annaspando a tentoni cercando di percorrerla. Che addobbi di Natale!!!!. Vergognoso!
SANTA FAMIGLIA
+ Dal Vangelo secondo Matteo
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Parola del Signore
Fuggi in Egitto! Perché l'angelo comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza indicare la strada e la data del ritorno? Dio interviene così: non ti protegge dall'esilio, ma dentro l'esilio; non ti custodisce dalla notte, ma dentro la notte.
Quella vicenda di persecuzioni, quella storia di fuggiaschi ricercati a morte è la storia di milioni di famiglie ancora oggi. Non vi torna in mente la fuga in Egitto di Giuseppe con Maria e il Bambino ogni volta che una famiglia straniera bussa alla nostra porta e chiede aiuto?
È storia sacra che si ripete: sacra è la vita, più sacra ancora la vita perseguitata. Mille Erodi ancora oggi emanano morte. Erode però viene giocato dai Magi e da Giuseppe, perché c'è Qualcuno che veglia anche nella notte, anche quando noi dormiamo, è nel nostro profondo ed ecco che l'uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio. Che tuttavia indicano davvero poco, una direzione verso cui partire, che hanno tanta luce quanta ne serve al primo passo. Poi tocca a Giuseppe studiare la strada. Tocca a noi scegliere gli itinerari più sicuri, misurare la fatica dei più deboli e portarli se necessario.
Giuseppe prese il bambino e sua madre e fuggì in Egitto. Le sorti del mondo si decidono dentro una famiglia, le cose decisive - oggi come allora - accadono dentro le relazioni e gli affetti, cuore a cuore, nello stringersi amoroso delle vite. Nel coraggio quotidiano di moltissime persone, innamorate e silenziose, fioriscono creature che faranno fiorire la storia.
La vocazione alla famiglia è santa, quanto quella di una monaca di clausura o di un missionario. Perché è vocazione ad amare, e ogni amore fa tutt'uno con il mistero di Dio.
Giuseppe rappresenta tutti gli uomini che prendono su di sé il peso della vita di un altro, senza contare fatiche e senza accumulare rimpianti; quelli che senza proclami e senza ricompense, in silenzio, fanno tutto ciò che devono fare, semplicemente. Sognatori e concreti, disarmati eppure più forti di ogni Erode.
Maria incarna tutte le madri, che sono tutte, come lei, benedette; quelle che non dicono mai "basta" all'amore che il bambino esige giorno e notte. Maria è tutte le donne che inventano risorse di intelligenza e di forza per farlo crescere.
E quel Bambino non toccato dal male è tutti i bambini, dove il solo fatto di esistere è già un'estasi (E. Dickinson) una vertigine. I bambini ti chiamano a conversione, danno ordini al futuro buono del mondo. Nel loro sguardo c'è tutta l'eternità che ci attende.
Un ultimo pensiero va a chi vive sulla propria pelle un fallimento matrimoniale o familiare: non temete! Dio ha anche per voi progetti di amore e di gioia, di luce e di vita. Scopriteli, con fiducia. (Ermes Ronchi)
martedì 24 dicembre 2019
MESSAGGIO DEL PARROCO DI NATALE - NELLA NOTTE DI NATALE
La seconda lettura ci ha annunciato: è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini.
Infine nel Vangelo è stato proclamato: Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Viene presentato un forte contrasto tra luce e tenebre e la luce ha la meglio sulle tenebre e le illumina.
La luce vera, quella che proviene dal Padre.
La luce vera, non quella degli uomini. O quella che gli uomini vogliono far sembrare tale.
Mi vengono avanti in questo momento le immagini tristi di violenza, di sofferenza, di morte che i mass-media ed i ‘social’ ci propinano quasi quotidianamente: chi grida ha la meglio, si parla senza pensare, si giudica senza guardare, si guarda senza vedere. Non la voce di angeli ma parole senza senso e tanto dolore vissuto nell’indifferenza dei più…
Queste sono le tenebre e per molti la notte è permeata di pianto.
La luce del Signore è portata da chi è chiamato «Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace»;
Il suo non è un dominio fondato sulla paura, ma un regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre e ancora: Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti.
Quale contrasto c'è tra questa luce e la luce della mondanità.
E, nel Natale, noi siamo invitati a cercare questa luce. E, con questa Luce illuminare la nostra vita.
La luce che ci viene proposta è una luce fragile, ha le sembianze di un bambino. Un bambino indifeso che nello stesso tempo difende. Un bambino delicato, ma nello stesso tempo forte. Un bambino che piange, ma che vuol darci sicurezza.
Un bambino che, con la sua venuta, vuole sconvolgere la nostra vita.
In una famiglia ogni volta che nasce un bambino le cose cambino. La vita viene radicalmente cambiata, non si possono avere più le stesse abitudini, gli stessi orari, lo stesso tempo libero.
Tutto va riprogettato, tutto deve ricominciare daccapo.
Questo stesso rinnovamento interiore viene chiesto da questa celebrazione del Natale del Signore.
Un rinnovamento non di un giorno, ma che duri nel tempo.
Ogni giorno, siamo chiamati a far festa con Gesù, e a riprogettarci con lui.
Questo a tutti i livelli. Sia come singole persone che come comunità
Abbiamo detto tante volte che dobbiamo ricominciare daccapo. Ora è il momento favorevole, ora è il momento opportuno per rimboccarci su le maniche e, con entusiasmo, gettarci nell’impegno.
Buttiamo dietro le spalle tutto ciò che ci divide: litigi, pettegolezzi, incomprensioni, scoraggiamenti.
Buttiamo tutto ciò dietro le spalle e, con Lui, che illumina il nostro cammino, ricominciamo.
La nostra storia, che non possiamo cancellare, ci serva come esperienza per poterci riprogettare e costruire sempre più una comunità, se pur piccola, fatta di relazioni, di rapporti umani, di attenzioni, di accoglienza: lasciamoci illuminare dal Signore e da lui facciamoci aprire gli occhi, schiudere le orecchie.
Non succeda più qui, nel nostro rione, nel Tridente, che ci siano persone anziane che muoiono senza che nessuno se ne accorga se non per il cattivo odore che proviene dall’appartamento. Questo è capitato per ben due volte in quest’anno.
Apriamo il nostro cuore al grido della città, al grido di chi non sa parlare o non riesce a parlare, al grido di chi è solo, di chi in ogni modo è povero, soprattutto povero di amore. Facciamoci strumenti in quella tela intessuta fatta di attenzione e solidarietà. Al triste fenomeno della crisi economica vanno aggiunte le dovute considerazioni sulle fragilità umane che affliggono le persone. Vivere, oggi più che mai, è diventato un percorso difficile, che spesso comporta un deficit tra difficoltà da affrontare ed energie fisiche e morali: risorse a volte insufficienti in ogni individuo. La prima conseguenza è il silenzio di chi soffre. Sarà pudore, disperazione, incredulità, sfiducia, e molto altro, ma questo è il primo terreno di impegno. Aiutare a dare voce alla richiesta di aiuto. “Aiutateci ad aiutarvi” dovrebbe essere il primo slogan di chi porge una mano, per non farlo nel vuoto si dovrebbe volgere lo sguardo itorno a noi con maggiore sensibilità. Dovremmo lasciare che le vite degli altri ci coinvolgano. Così si potranno leggere le domande inespresse e rendere visibile la nostra disponibilità e la nostra presenza attiva.
E’ per tutti un invito ad essere luci nel buio, nuovi sensori, energie che si possono e si devono moltiplicare: ognuno di noi sia “la mano che aiuta”.
È questo il Regno del Signore e nel suo regno c’è posto per tutti. E, se non ci buttiamo dentro, il nostro posto rimane vuoto: non lo potrà occupare nessun altro.
Auguri, allora a tutti.
Che il Signore possa illuminare il nostro cammino e donare a ciascuno di noi quella serenità, forza e pace che nello sguardo del ‘bambino’ di Betlemme, possiamo trovare.
Don Giuseppe
domenica 22 dicembre 2019
PRESEPE IN OGNI CASA
sabato 21 dicembre 2019
ORARIO FESTE NATALIZIE
venerdì 20 dicembre 2019
Natività
IV DI AVVENTO
mercoledì 18 dicembre 2019
NOVENA DI NATALE E RITIRO SPIRITUALE
Ogni mattina e pomeriggio, durante la Messa facciamo la Novena di Natale.
Ricordo il RITIRO SPIRITUALE di venerdì che inizierà dalla Messa delle 17.30 e continuerà con l'Adorazione Eucaristica.
O Sapientia,
quae ex ore Altissimi prodisti,
attingens a fine usque ad finem,
fortiter suaviter disponensque omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.
O Adonai,
et dux domus Israël,
qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti,
et ei in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extento.
O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.
O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperit:
veni, et educ vinctum
de domo carceris,
sedentem in tenebris,
et umbra mortis.
O Oriens,
splendor lucis aeternae,
et sol justitiae:
veni, et illumina
sedentes in tenebris,
et umbra mortis.
O Rex Gentium,
et desideratus earum,
lapisque angularis,
qui facis utraque unum:
veni, et salva hominem,
quem de limo formasti.
O Emmanuel,
Rex et legifer noster,
expectatio gentium,
et Salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine, Deus noster. »
« O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.
O Adonai,
e condottiero di Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
redimici col tuo braccio potente.
O Radice di Jesse,
che sei un segno per i popoli,
innanzi a te i re della terra non parlano,
e le nazioni ti acclamano:
vieni e liberaci,
non fare tardi.
O Chiave di David,
e scettro della casa di Israele,
che apri e nessuno chiude,
chiudi e nessuno apre:
vieni e libera lo schiavo
dal carcere,
che è nelle tenebre,
e nell’ombra della morte.
O (astro) Sorgente,
splendore di luce eterna,
e sole di giustizia:
vieni ed illumina
chi è nelle tenebre,
e nell’ombra della morte.
O Re delle Genti,
da loro bramato,
e pietra angolare,
che riunisci tutti in uno:
vieni, e salva l’uomo,
che hai plasmato dal fango.
O Emmanuel,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti,
e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio».
La comunità Amore e Libertà celebra la Messa di Natale.
Ieri sera abbiamo accolto la comunità Amore e Libertà Guidata da don Matteo Galloni per la Messa di Natale.
Di che comunità si tratta?
Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me. (Mt 25,40)
Troppi sono i bambini che soffrono nel mondo
Andare a scuola per crescere da uomini liberi, avere una famiglia che ti ama, poter mangiare un pasto caldo con mamma e papà sono tutti diritti che ogni bambino dovrebbe avere. Eppure ancora oggi troppi sono i bambini vittime di povertà, malattia, abbandono o violenza.
Tutti dovrebbero vivere un'infanzia felice
Sarebbe bellissimo vivere in un mondo in cui tutti i bambini hanno una mamma e un papà che li amano e che si prendono cura di loro. Un mondo in cui tutti i bambini possono andare a scuola, studiare, giocare con i propri compagni. Un mondo in cui tutti i bambini possono vivere un’infanzia felice.
Ogni giorno ci battiamo perché questo sia possibile
Affinché tutto questo sia possibile noi della Comunità Amore e Libertà ci prendiamo cura dei nostri bambini e ragazzi, per tutta la loro vita, come una mamma e un papà. E ci impegniamo perché tutti possano studiare, creando nuove opportunità di formazione e lavoro, così da restituire dignità e speranza
domenica 15 dicembre 2019
Pranzo comunitario
sabato 14 dicembre 2019
Un panettone per Natale
IN QUESTO PERIODO ....... UN PANETTONE PER LE COLAZIONI.
Condivido la lettera mandata agli operatori della colazione:
Carissime amiche ed amici, anzitutto intendo ringraziarvi per il bene che avete fatto e fate a nome della nostra comunità, attraverso il dono del vostro servizio alle persone senza fissa dimora. Questo "servizio" è espressione concreta di una comunità in cammino che ricerca, nell'aspetto della "carità", una delle espressioni del suo essere. Pertanto non è soltanto un atto personale di "un qualcosa di bene" che uno sente di fare, ma è altresì espressione di quanti si sentono di vivere in una comunità, territoriale o di elezione, che insieme concordemente cercano di vivere il mandato del Signore.
Come spesso ripete Papa Francesco non siamo una ONLUS ma siamo una comunità ecclesiale.
Dopo tre anni di esperienza, su questo aspetto non marginale, ma essenziale, dobbiamo sempre interrogarci sull'importanza che ha, nella nostra azione, la comunione con gli altri, il nostro senso di appartenenza, il nostro senso di corresponsabilità.
Senza queste caratteristiche il servizio, pur avendo un grande valore umanitario, perde del valore ecclesiale che è alla base di quanto noi offriamo.
Un valore che intende esprimere comunità di intenti e di azioni sotto l'azione dell'unico spirito di Dio e della Sua parola. Quattro sono infatti i pilastri che connotano e identificano la vita cristiana: la Carità, la Preghiera, la Parola, l’Eucaristia. E nessuno può fare a meno dell’altro.
Prima della pausa di Natale, vi affido questa riflessione augurandovi ogni bene per voi e le vostre famiglie invitandovi a partecipare al momento di preghiera che comunitariamente faremo venerdì prossimo alle 17,30 con la Messa e l’Adorazione Eucaristica
Un caro saluto ed un grande ringraziamento
Don Giuseppe.
giovedì 12 dicembre 2019
III DOMENICA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,2-11
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Parola del Signore
Sei tu, o ci siamo sbagliati? Giovanni, il profeta granitico, il più grande, non capisce. Troppo diverso quel cugino di Nazaret da ciò che la gente, e lui per primo, si aspettano dal Messia. Dov’è la scure tagliente? E il fuoco per bruciare i corrotti? Il dubbio però non toglie nulla alla grandezza di Giovanni e alla stima che Gesù ha per lui. Perché non esiste una fede che non allevi dei dubbi: io credo e dubito al tempo stesso, e Dio gode che io mi ponga e gli ponga domande. Io credo e non credo, e lui si fida. Sei tu? Ma se anche dovessi aspettare ancora, sappi che io non mi arrendo, continuerò ad attendere.
La risposta di Gesù non è una affermazione assertiva, non pronuncia un “sì” o un “no”, prendere o lasciare. Lui non ha mai indottrinato nessuno. La sua pedagogia consiste nel far nascere in ciascuno risposte libere e coinvolgenti. Infatti dice: guardate, osservate, aprite lo sguardo; ascoltate, fate attenzione, tendete l’orecchio. Rimane la vecchia realtà, eppure nasce qualcosa di nuovo; si fa strada, dentro i vecchi discorsi, una parola ancora inaudita.
Dio crea storia partendo non da una legge, fosse pure la migliore, non da pratiche religiose, ma dall’ascolto del dolore della gente: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi guariscono, ritornano uomini pieni, totali. Dio comincia dagli ultimi. È vero, è una questione di germogli. Per qualche cieco guarito, legioni d’altri sono rimasti nella notte. È una questione di lievito, un pizzico nella pasta; eppure quei piccoli segni possono bastare a farci credere che il mondo non è un malato inguaribile. Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della terra con un pacchetto di miracoli.
L’ha fatto con l’Incarnazione, perdendo se stesso in mezzo al dolore dell’uomo, intrecciando il suo respiro con il nostro. E poi ha detto: voi farete miracoli più grandi dei miei. Se vi impastate con i dolenti della terra. Io ho visto uomini e donne compiere miracoli. Molte volte e in molti modi. Li ho visti, e qualche volta ho anche pianto di gioia. La fede è fatta di due cose: di occhi che sanno vedere il sogno di Dio, e di mani operose come quelle del contadino che «aspetta il prezioso frutto della terra» (Giacomo 5,7). È fatta di uno stupore, come un innamoramento per un mondo nuovo possibile, e poi di mani callose che si prendono cura di volti e nomi; lo fanno con fatica, ma «fino a che c’è fatica c’è speranza» (Lorenzo Milani).
Cosa siete andati a vedere nel deserto? Un bravo oratore? Un trascinatore di folle? No, Giovanni è uno che dice ciò che è, ed è ciò che dice; in lui messaggio e messaggero coincidono. Questo è il solo miracolo di cui la terra ha bisogno, di credenti credibili
p. Ermes Ronchi
martedì 10 dicembre 2019
LA FESTA DI NOI MARCHIGIANI
lunedì 9 dicembre 2019
CONCERTO DI NATALE
Concerto di Natale - XXXV Edizione
15 Dicembre 2019 ore 20:30
Coro della Diocesi di Roma, Orchestra "Fideles et Amati",
diretti da Mons. Marco Frisina
- Ingresso gratuito -
Processione Immacolata in via del Corso organizzata dall'istituto ICRSS
Processione presieduta card. Francisco Ladaria prefetto della Congregazione per la dottrina della fede
PRESEPIO 2019/20
L' edizione di quest'anno è incentrata su 4 scene principali:
1. La scena della Natività,sotto i ruderi di un tempi pagano diroccato, a simboleggiare la vittoria del Cristianesimo sul paganesimo.
Si riconosce la Sacra Coppia che indossa gli abiti del tempo,in seta,perché essi rappresentano il nucleo centrale dell'intera rappresentazione.
2. La scena dei dormienti (a sinistra),posta ai piedi della Natività ne esalta il contrasto tra l'uomo superficiale e indifferente e di contro il Mistero del Dio fatto uomo.
3. La scena popolare del mercato (a destra) con il pescivendolo e la castagnara, la venditrice di frutta.
4. La taverna,antica reminiscenza dei testi evangelici con introduzioni anacronistiche: i giocatori di carte.
Questo è il luogo del peccato,dell'indifferenza,della noncuranza.
È caratterizzato da personaggi austeri,dal ghigno facile,dediti al gioco e al buon vino.
La scenografia è stata realizzata secondo i canoni del Settecento,con materiali tradizionali come legno,sughero, stucco,colla e colori naturali.
I personaggi sono in terracotta policroma con occhi in vetro,manichino in stoppa e fil di ferro,mani e piedi in legno.
Le vestiture sono in seta di San Leucio.
Realizzazione e allestimento:
Marco Lena
Gennaro Cretella
Per info e allestimenti:3385935114
PREGHIERA ALLA MADONNA
Quand’ero ragazzino, mamma mia
me diceva: ricordate fijolo
quanno te senti veramente solo
tu prova a recità ʼn’ Ave Maria!
L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva come pe’ magia.
Ormai so’ vecchio er tempo m’è volato,
da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo non l’ò mai scordato.
Come me sento veramente solo…
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!
venerdì 6 dicembre 2019
50° DI MESSA DI PAPA FRANCESCO
Carissimi,
il 13 dicembre 1969 Papa Francesco veniva ordinato sacerdote. Rendiamo grazie al Signore per questi 50 anni di ministero, di cui 27 di episcopato.
Abbiamo tutti nella mente e nel cuore l’immagine del 13 marzo 2013, quando presentandosi al mondo, il Papa ha chiesto per la prima volta di pregare per Lui. Ricordiamo quel silenzio improvviso, mentre, guardando la nostra città, si chinava a ricevere la benedizione dal Cielo attraverso l’intercessione del popolo di Dio: un silenzio, un gesto, una preghiera unanime, forte, “di famiglia”.
Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Sono le parole finali di ogni domenica, dalla finestra dell’Angelus, di ogni incontro, di ogni momento.
La Chiesa di Roma non si dimentica di pregare per Lei Santità. Per Lei è la preghiera dei piccoli, dei bambini delle nostre comunità, che Lei benedice con affetto di Padre. Per Lei è la preghiera dei poveri, che Lei ama in modo privilegiato. Per Lei è la preghiera degli anziani, dei malati, che offrono le loro sofferenze per la Chiesa. Per Lei è la preghiera dei giovani, spinti dal Suo entusiasmo missionario. Per Lei è la preghiera delle famiglie, chiamate a vivere la Gioia dell’Amore. Per Lei è la preghiera di tutti, pronti a portare il Vangelo della Gioia. Per Lei è la preghiera dei ministri ordinati, chiamati a camminare insieme al Suo passo per le periferie esistenziali della nostra città. Per Lei è la preghiera dei consacrati e delle consacrate, segno di speranza per la nostra Chiesa.
Per Lei, per la Chiesa e per il mondo, è tutta la nostra preghiera, come anche il ringraziamento per come sta portandoci per mano per le vie dell’uomo, “misericordiando”, con uno sguardo d’amore. Una preghiera quotidiana sale per Pietro da questa sua Città. Oggi in particolare un Grazie per il dono delle Sue mani consacrate cinquanta anni fa, che sono levate in alto per intercedere per noi, e che sono protese verso tutti per distribuire amore.
Senta queste Sue mani sostenute dalle nostre, ogni giorno. In ogni istante
Angelo Card. De Donatis
Per Papa Francesco che il prossimo 13 dicembre celebra il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale: il Signore che lo ha chiamato a essere amministratore dei Santi Misteri e Vescovo di Roma lo guidi e lo sostenga con la grazia del suo Spirito e gli doni la consolazione che deriva dalla preghiera di tutta la Chiesa.
Preghiamo
8 DICEMBRE FESTA DELL'IMMACOLATA
Il Signore che attendo è con me.
La versione che ci viene offerta oggi va oltre: Gabriele dice "rallegrati"; ci fa vedere un altro aspetto, un'altra sfaccettatura: la gioia come espressione di colui che attende.
Rallegrati, non perché tutte le cose andranno bene, saranno a posto, non proverai fatica, non ci sarà sofferenza. Rallegrati perché hai con te il Signore che ti da la capacità di avere serenità, sempre, nonostante tutto, nonostante le fragilità.
Solo nella 'nostra fede', noi viviamo questa esperienza straordinaria: abbiamo 'dentro' il Signore che ci aiuta ad incontrarlo. Il Signore è con Maria e gli chiede di poter essere generato da lei.
Come avverrà questo?
Certo Maria se lo domanda e lo domanda a Gabriele. Gabriele dice: "lo Spirito Santo scenderà su di te, ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce, lo chiamerai Gesù". Maria aprì il suo cuore, la sua persona, tutto il suo essere a questa chiamata dello Spirito. "Ecco io sono la serva del Signore".
Non penso che in quel momento abbia chiarito tutto in sé con la spiegazione dell'Angelo, ma certamente il "si" di Maria è stato: Io non lo so come, ma so che tu, Signore, lo sai: e mi fido di te!
Ed allora l'umile serva del Signore, con il suo eccomi, è divenuta corredentrice.
Gesù ha detto: "Ti ringrazio Signore perché ai piccoli e agli umili hai rivelato il regno dei cieli". I piccoli diventano paradigma di umiltà: sono coloro che hanno la capacità di ascoltare, di accogliere, di meravigliarsi, di gioire. Di contro chi è orgoglioso non sa ascoltare; troppo pieno di sé stesso, non sa meravigliarsi; non ha neppure la capacità di gioire perché non sa apprezzare.
Solo chi è piccolo, umile, potrà dire "L' anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore".
Ecco quindi che Maria ci aiuta ad immergerci in questo tempo di avvento in cui siamo chiamati a liberarci da tanti orpelli, essere umili, saper ascoltare, aprirci e farci penetrare dallo Spirito. "Colui" che attendiamo ci prenderà e così anche noi sapremo donarlo agli altri: il suo nome è Gesù, che significa: Dio salva.
mercoledì 4 dicembre 2019
8 DICEMBRE CELEBRAZIONE EUCARISTICA SOLENNE
Roma, Basilica di San Giacomo
domenica 8 dicembre 2019, ore 17:30
CELEBRAZIONE EUCARISTICA SOLENNE
musiche di Bach-Gounod, Colusso, Franck, Luciani, gregoriano
Cappella Musicale di San Giacomo
Flavio Colusso, Maestro di cappella
P R O G R A M M A
Introitus : Tota pulchra es Maria (gregoriano)
Kyrie : dalla “Missa candida” (Luciani)
Gloria : VIII (gregoriano)
Psalmus : Cantate un canto nuovo al Signore (Colusso)
Offertorium : Ave Maria (Bach-Gounod)
Sanctus : Sanctus I (Colusso)
Agnus Dei : VIII (gregoriano)
Communio : Panis angelicus (Frack)
Canto finale : Salve regina (gregoriano)
martedì 3 dicembre 2019
presepe avvento LETTERA APOSTOLICA Admirabile signum DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Grazie a Marco Lena e Gennaro Cretella.
Admirabile signum
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SUL SIGNIFICATO E IL VALORE DEL PRESEPE
FRANCESCO
domenica 1 dicembre 2019
50 ANNI DELLA RIFORMA LITURGICA
sabato 30 novembre 2019
Preparazione presepe
Preparazione del presepe in San Giacomo in Augusta a Via del Corso
Grazie a Marco e Gennaro.
venerdì 29 novembre 2019
Avvento 2019
Domenica prossima inizia l'Avvento. Invitiamo ogni famiglia, almeno la domenica, a trovare un momento in cui possa riunirsi e pregare assieme. È stato preparato un piccolo sussidio che si può richiedere a don Giuseppe o Padre Zè.
Giovedì 5 dicembre alle 17.00 nei locali della parrocchia ci sarà l’ora del thè, momento di incontro conviviale.
Alle 18.30: Incontro di LECTIO DIVINA. Approfondimento della Parola di Dio sul tema dell’ASCOLTO, dimensione importante per vivere l’Avvento
Domenica 8 dicembre: alle 17.30 ci sarà la Messa Solenne dell’Immacolata.
Domenica 15 dicembre, dopo la Messa delle 11.30 faremo nella sala della Parrocchia il Pranzo comunitario. Chi intende partecipare deve compilare il foglio appositamente preparato posto sulla scrivania avanti alla porta dell’Ufficio Parrocchiale su cui indicherà il numero di partecipanti e quanto si intende preparare per questo momento conviviale.
Venerdì 20 dicembre, alle 16.30: l’Ora del thè,
Ritiro spirituale
alle 17.30: Santa messa con meditazione e seguirà adorazione eucaristica e preghiera personale
giovedì 28 novembre 2019
Prima domenica di avvento
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore
Al tempo di Noè gli uomini mangiavano e bevevano… e non si accorsero di nulla. Non si accorsero che quel mondo era finito. I giorni di Noè sono i giorni della superficialità: «il vizio supremo della nostra epoca» (R. Panikkar).
L’Avvento che inizia è invece un tempo per accorgerci. Per vivere con attenzione, rendendo profondo ogni momento. L’immagine conduttrice è Miriam di Nazaret nell’attesa del parto, incinta di Dio, gravida di luce. Attendere, infinito del verbo amare. Le donne, le madri, sanno nel loro corpo che cosa è l’attesa, la conoscono dall’interno.
Avvento è vita che nasce, dice che questo mondo porta un altro mondo nel grembo; tempo per accorgerci, come madri in attesa, che germogli di vita crescono e si arrampicano in noi. Tempo per guardare in alto e più lontano. Anch’io vivo giorni come quelli di Noè, quando neppure mi accorgo di chi mi sfiora in casa e magari ha gli occhi gonfi, di chi mi rivolge la parola; di cento naufraghi a Lampedusa, di questo pianeta depredato, di un altro kamikaze a Bagdad.
È possibile vivere senza accorgersi dei volti. Ed è questo il diluvio! Vivere senza volti: volti di popoli in guerra; di bambini vittime di violenza, di fame, di abusi, di abbandono; volti di donne violate, comprate, vendute; volti di esiliati, di profughi, di migranti in cerca di sopravvivenza e dignità; volti di carcerati nelle infinite carceri del mondo, di ammalati, di lavoratori precari, senza garanzia e speranza, derubati del loro futuro; è possibile, come allora, mangiare e bere e non accorgersi di nulla.
I giorni di Noè sono i miei, quando dimentico che il segreto della mia vita è oltre me, placo la fame di cielo con larghe sorsate di terra, e non so più sognare. Se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro… Mi ha sempre inquietato l’immagine del Signore descritto come un ladro di notte. Cerco di capire meglio: perché so che Dio non è ladro di vita. Solo pensarlo mi sembra una bestemmia. Dio viene, ma non è la morte il suo momento. Verrà, già viene, nell’ora che non immagini, cioè adesso, e ti sorprende là dove non lo aspetti, nell’abbraccio di un amico, in un bimbo che nasce, in una illuminazione improvvisa, in un brivido di gioia che ti coglie e non sai perché.
È un ladro ben strano: è incremento d’umano, accrescimento di umanità, intensificazione di vita, Natale. Tenetevi pronti perché nell’ora che non immaginate viene il Figlio dell’Uomo. Tenersi pronti non per evitare, ma per non mancare l’incontro, per non sbagliare l’appuntamento con un Dio che viene non come rapina ma come dono, come Incarnazione, «tenerezza di Dio caduta sulla terra come un bacio» (Benedetto Calati).