Non devo lasciarmi sfuggire questo ricordo.
In questo momento sto sentendo il Papa all'Angelus: racconta di un prete che si è commosso quando un bambino ha donato poche decine di euro, frutto dei suoi risparmi per i poveri della parrocchia. Ricordo che anch'io ho vissuto una cosa del genere: la mente come in un riavvolgere il nastro, mi si è aperta e si è fissata in un episodio analogo del passato, molti anni fa a Casal de' Pazzi: l'esperienza che ho avuto con Roberto ...... Robertino un ragazzetto, mi pare di 11-12 anni, gravemente malato di leucemia. I genitori vennero a parlare con me dicendo che erano molto preoccupati per il figlio che stava malissimo e sembrava che non ci fosse via di scampo. Seguiva le cure, ma alle cure non rispondeva. Andai a casa per incontrare questo ragazzo. Non nego che fossi impaurito perché, io, di fronte alla malattia e la sofferenza soprattutto dei bambini, mi sento molto a disagio ed in difficoltà e non sapevo proprio come e cosa fare. Eppure recandomi a casa, in modo inspiegabile per la mia indole, trovai coraggio.
La cosa andò avanti per diverso tempo, andavo spesso a trovare Roberto; a volte aveva più forza vitale, altre volte ne aveva meno, ma era sempre molto felice quando mi vedeva ed io avevo superato dentro di me ogni remora. La mamma mi domandò se c'era la possibilità di potergli dare il sacramento della Cresima: chiesi l'autorizzazione al vescovo ausiliare di quel periodo, il quale mi diede la facoltà di potere amministrare il sacramento in casa. E così, in casa, facemmo una celebrazione molto bella insieme alla famiglia e durante la messa amministrai il sacramento della Confermazione a Roberto, ma la sua salute peggiorava velocemente, le cure non avevano effetto. Io avevo il cuore infranto nel vedere le sofferenze di questo ragazzino che faceva avanti e indietro dall'ospedale, ma davanti a lui cercavo sempre di vivere nella normalità.
Arrivò il mese di luglio. In quel periodo facevo i campi estivi con i giovani della parrocchia ma sapevo che Roberto stava molto male.
Mentre mi trovavo al campo mi portarono sue notizie annunciandomi che era entrato in coma ed io non avrei più potuto rivederlo. I genitori avendone la possibilità lo riportarono a casa. Quando tornai dal campo estivo andai subito a casa sua dove mi accolse la mamma in lacrime che mi chiese se avessi voluto vederlo. Con un groppo in gola annuii; ci avvicinammo alla sua cameretta e la mamma molto dolcemente gli disse: 'guarda Roberto chi ti è venuto a trovare? il tuo amico Don Giuseppe!
Una frase quasi di rito. Io mi avvicinai, il ragazzo aprì gli occhi ed iniziò a parlare; la mamma fu molto stupita, anche se questi episodi di risveglio dal torpore potevano capitare di tanto in tanto, quindi non era considerata una cosa eccezionale, ma sì meravigliò che fosse capitato proprio nel momento in cui ero io. Quasi piangendo, la mamma ci lasciò soli. Io mi trovavo in grande difficoltà. Roberto iniziò parlare dicendomi: 'guarda Don Giuseppe che sto molto male; lo sai, ho sentito anche papà e mamma che piangevano e dei dottori che dicevano cose che non mi rassicurano per niente'. Poi mi chiese come era andato il campo con i ragazzi ed io gli ho raccontai come erano andate le cose. Ad un certo punto mentre parlavamo disse: 'adesso mi sento molto stanco, mi prende tanto sonno, devo riposarmi. Senti però ti devo dire una cosa importante' ed aprì il cassetto che aveva accanto al suo letto aggiungendo: 'guarda lì, c'è una scatoletta!' Io guardai bene e vidi un piccolo contenitore. Roberto mi chiese di aprirlo: dentro c'erano delle monete! Saranno state in tutto cinquemila lire! Mi disse: senti Don Giuseppe so che tu hai dei poveri in parrocchia! perché non li prendi? Sono i miei risparmi e sono per loro!' e me li diede. Poi mi disse: 'adesso ho sonno'. L'ho baciato e l'ho salutato. Si è addormentato e si è risvegliato nelle braccia del Signore.
Non so perché il Signore mi ha voluto mandare questo flash in questo momento. Non mi ricordavo più di Roberto, eppure mi è tornata davanti improvvisamente l’immagine di questo ragazzo che tanto ha sofferto ed ha aperto quel cassetto con quelle poche monete per darmi il frutto dei suoi risparmi.
Una carezza dei Signore della quale mi ero dimenticato.
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