I incontro - La
famiglia oggi
A
seguito del questionario inviato alle parrocchie in vista del Sinodo dei
Vescovi che si terrà quest’anno, incentrato sul tema della famiglia, don
Giuseppe ha invitato le famiglie della nostra parrocchia ad incontrarsi per
riflettere insieme su alcuni quesiti riguardanti la più piccola e singolare
cellula della società e della comunità: la famiglia. Cercheremo di riflettere
insieme soprattutto su cosa significa “essere
famiglia oggi”. Prima di confrontarci però, nel corso dei nostri incontri,
proveremo a metterci in ascolto della Parola, cercando di rimanere in un
atteggiamento di silenzio interiore, e lasciando che essa penetri in profondità
e risuoni dentro di noi.
Dal libro della Gènesi (Gn
1,27; 2,18-24)
Dio
creò l'uomo a sua immagine;
a
immagine di Dio lo creò;
maschio
e femmina li creò.
Il
Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto
che gli sia simile».
Allora
il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli
uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe
chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri
viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il
bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma
l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Allora
il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli
tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio
plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse
all’uomo.
Allora
l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie
ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta».
Per
questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i
due saranno una sola carne.
|
“Il
racconto biblico della creazione parla della solitudine del primo uomo, Adamo,
al quale Dio vuole affiancare un aiuto. Fra tutte le creature, nessuna può
essere per l'uomo quell'aiuto di cui ha bisogno, sebbene a tutte le bestie
selvatiche e a tutti gli uccelli egli abbia dato un nome, integrandoli così nel
contesto della sua vita. Allora, da una costola dell'uomo, Dio plasma la donna.
Ora Adamo trova l'aiuto di cui ha bisogno: « Questa volta essa è carne dalla
mia carne e osso dalle mie ossa »
(Gn 2, 23). È possibile vedere sullo
sfondo di questo racconto concezioni quali appaiono, per esempio, anche nel
mito riferito da Platone, secondo cui l'uomo originariamente era sferico,
perché completo in se stesso ed autosufficiente. Ma, come punizione per la sua
superbia, venne da Zeus dimezzato, così che ora sempre anela all'altra sua metà
ed è in cammino verso di essa per ritrovare la sua interezza. Nel racconto
biblico non si parla di punizione; l'idea però che l'uomo sia in qualche modo
incompleto, costituzionalmente in cammino per trovare nell'altro la parte
integrante per la sua interezza, l'idea cioè che egli solo nella comunione con
l'altro sesso possa diventare « completo
», è senz'altro presente. E così il racconto biblico si conclude con una
profezia su Adamo: « Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e
sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne » (Gn 2, 24). Due sono qui gli aspetti
importanti: l'eros è come radicato
nella natura stessa dell'uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; solo nel
loro insieme rappresentano l'interezza dell'umanità, diventano « una sola carne ».
Non
meno importante è il secondo aspetto: in un orientamento fondato nella
creazione, l'eros rimanda l'uomo al
matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo
così, si realizza la sua intima destinazione. All'immagine del Dio monoteistico
corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore
esclusivo e definitivo diventa l'icona del rapporto di Dio con il suo popolo e
viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore umano. Questo
stretto nesso tra eros e matrimonio
nella Bibbia quasi non trova paralleli nella letteratura al di fuori di essa” [Deus
Caritas est, 11].
Dalla lettera ai Colossesi (Col 3,12-17)
Rivestitevi
dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di
bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e
perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei
riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E
la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati
in un solo corpo. E siate riconoscenti!
La
parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi
con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e
cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si
compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio
Padre.
|
Anche
se in questo brano san Paolo si rivolge chiaramente alle prime comunità
cristiane appare evidente che si tratta di un paradigma applicabile a quella “piccola
comunità” che è, o almeno dovrebbe essere, la famiglia.
“Partendo
dalla contemplazione della Famiglia di
Nazareth, la struttura famigliare è certamente una delle vie in cui il
Vangelo si comunica e si fa strada attraverso la storia (cfr. Lc 2). Anche la
prima comunità cristiana ha una struttura di tipo famigliare: riuniti attorno
ad un padre, Dio, ad una madre, Maria, e ci si chiama fratelli… Dunque la
famiglia ha una propria specifica vocazione di annuncio del Vangelo ma, essa
stessa, deve essere prima evangelizzata. E la famiglia si lascia evangelizzare,
in primissimo luogo, se sa mettere al suo centro la Parola di Dio, la presenza
di Gesù. Questa è la sua vocazione! Scrive San Paolo: “Così dunque voi non siete più
stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio”
(Ef 2,19). “Siete concittadini dei santi e familiari di Dio...”, la
famiglia cristiana ha perciò la funzione (missione) di far vedere cosa vuol
dire essere famigliare di Dio e, al
tempo stesso, diventa simbolo che manifesta in sé che cosa significhi vivere autentiche
relazioni evangeliche fra noi” (P. Pino
Piva SJ).
Domande:
·
Cosa significa “essere famiglia oggi”?
·
Abbiamo inteso come la famiglia sia un’immagine di Dio
in quanto relazione d’amore: quanto questo è incarnato nella nostra vita?
·
Quali sfide deve affrontare la famiglia oggi?
·
E’ possibile all’interno della famiglia trovare
momenti di condivisione sulla Parola del Signore? Quali gli impedimenti?
Preghiera alla Santa Famiglia di Papa Francesco
(durante l’Angelus a piazza san Pietro il 29 dicembre
2013)
Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e
Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
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