venerdì 27 marzo 2009
Settima Santa
DOMENICA DELLE PALME LE SANTE MESSE SARANNO PRECEDUTE DALLA BENEDIZIONE DEI RAMI DI ULIVO : SARANNO CELEBRATE IL SABATO ALLE 17.30 ; LA DOMENICA ALLE 8.30 ; ALLE 10.30 ALLE 11.30 ALLE 17.30 E ALLE18.30
ORARIO DELLA SETTIMANA SANTA
• LUNEDÌ SANTO : MESSA ALLE 8.30; 17;30
• MARTEDÌ SANTO : MESSA ALLE 8.30; 17;30
• MERCOLEDÌ SANTO : MESSA ALLE 8.30; 17;30
• GIOVEDÌ SANTO :
• ORE 17.30 MESSA “IN COENA DOMINI”
SEGUIRÀ LA REPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO E L’INIZIO DELLA ADORAZIONE SOLENNE.
• ALLE 23.00 (CIRCA) VERRÀ CHIUSA LA CHIESA.
• VENERDÌ SANTO
• LA CHIESA VERRÀ APERTA LA MATTINA PER L’ADORAZIONE PERSONALE CON LA POSSIBILITÀ DI CONFESSIONI FINO
• ALLE 17.30 LA CELEBRAZIONE DELLA “PASSIONE” CON L’ADORAZIONE DELLA CROCE.
• SABATO SANTO
• LA MATTINA :PREGHIERA PERSONALE CON LA POSSIBILITÀ DI CONFESSIONI FINO
• ALLE 18.30 INIZIO DELLA SOLENNE VEGLIA PASQUALE.
• DOMENICA DI PASQUA DI RESURREZIONE
• SANTE MESSE ALLE ORE 8.30; 10.30; 11.30 ; 17.30; 18.30
BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE:
PURTROPPO PER MOTIVI LEGATI ALLA SITUAZIONE ABITATIVA, NON RIUSCIRÒ A FARE LA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE IN MANIERA SISTEMATICA. COLORO CHE LO DESIDERANO DEVONO COMPILARE LA SCHEDA CHE SARÀ A DISPOSIZIONE IN FONDO ALLA CHIESA, COMPILIARLA NEL MODO SUGGERITO: VIA, NUMERO, COGNOME FAMIGLIA, INTERNO (INDICATIVAMENTE IL NUMERO DI FAMIGLIE PER LA SCALA) E CONSEGNARLA IN SACRESTIA. PRIMA DI VENIRE, PER TEMPO, AFFIGGERÒ L’AVVISO IN CUI INDICHERÒ IL GIORNO E L’ORARIO DELLA BENEDIZIONE, AL PORTONE DEL PALAZZO.
Concerto
DOMENICA 29 MARZO, ALLE ORE 21,
qui a S. Maria in via Lata, via del Corso 306,
CONCERTO PER FLAUTO E CHITARRA
Andrea Salvi, Flauto – Angelo Magnifico, Chitarra
V DOMENICA DI QUARESIMA – 29 marzo 2009 Da Don Franco
Dal libro del profeta Geremia
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi sa-ranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», per-ché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdone-rò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Seconda Lettura Eb 5,7-9
Dalla lettera agli Ebrei
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Vangelo Gv 12,20-33
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Proviamo a isolare alcune frasi del brano proposto:
Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato ……….
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Guardate come si collegano bene. Tanto che alcuni studiosi hanno pensato che il brano intermedio sia stato aggiunto in un secondo momento. Esso spiega cosa è l’ “ora” della glorificazione per Gesù.
Alle nozze di Cana “Non è ancora giunta la mia ora”. Adesso invece “È venuta l’ora”.
Ormai questa frase ricorre con insistenza: “Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre …” (Gv 13,1); “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo” (Gv 17,1)
La morte del chicco di grano corrisponde con l’inizio del frutto. La morte di Gesù è l’inizio di un frutto universale di salvezza.
I greci che chiedono di vedere (credere in) Gesù sono le primizie di questo frutto, del suo sacrifi-cio, e della sua glorificazione.
Visione profetica di salvezza, ma anche annuncio della morte ormai imminente. Salvezza proprio mediante la morte.
È chiaro che questa pagina – come tutto il Vangelo – dobbiamo leggerlo pensando non solo al tempo di Gesù, ma all’interpretazione che ne dà l’evangelista al suo tempo, alla fine del primo secolo, ormai nella luce e nella fede della risurrezione, vissuta in una concreta comunità. Allora non ca-pirono, ma adesso tutto è chiaro.
Quei greci si sono rivolti a Filippo e Andrea (che sono nomi greci), forse sentendoli più vicini per lingua e indole; una proposta piuttosto imbarazzante, pensando alla riluttanza di Gesù di fronte ai pagani; i due discepoli si consultano perplessi: Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
Ma quello è stato l’inizio di quel miracolo di tante comunità che ora l’evangelista vede diffuse su tutta la terra, ove i greci e altri popoli finora pagani, stanno diventando più numerosi degli ebrei stessi.
Se poi quei greci hanno davvero incontrato Gesù … non viene detto, non importa più. La risposta è nella storia. E in quell’interpretazione grandiosa che ne dà l’Apocalisse di Giovanni.
La grande provocazione del Vangelo è proprio la salvezza del mondo realizzata attraverso la croce, cioè quella terribile sconfitta che conteneva la forza della fedeltà a Dio: “per il suo pieno ab-bandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’ obbedienza da ciò che patì e, reso per-fetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”.
L’obbedienza lo ha reso perfetto.
La croce è il grande segno: quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.
L’ultima domenica di Quaresima, che ci introduce alla professione di fede in Gesù nella Domenica delle Palme, ci interroga sul nostro modo di saper scegliere le cose che valgono, anche se scomode, e a volte dolorose.
Quanto difficile per noi capire l’ atteggiamento del Padre nei confronti della passione di Gesù!
Quanto difficile accettare e capire la forza dei martiri!
Cosa possono costare certe scelte di corag-gio e di coerenza nella vita?
Quale la nostra apertura nei confronti degli stranieri di oggi: quelli buoni, onesti, che lavorano, che apprezziamo quando ci servono … insieme ad alcuni … cattivi, pericolosi? Non sempre i due tipi sono selezionabili. Basta questo per rendere anche noi cattivi, ostili, vendicativi?
domenica 8 marzo 2009
Un papà aveva imparato che molti conflitti con i figli si risolvevano in pizzeria.
Per qualche anno, aveva portato fuori ogni tanto la figlia più grande,
per una specie di appuntamento padre-figlia.
Decise di fare lo stesso anche con la più piccola.
Per il primo appuntamento la portò a cena in una pizzeria vicino a casa.
Gli avevano appena servito la pizza quando decise che era il momento giusto per dire
alla bambina quanto lui le volesse bene e quanto la apprezzasse.
«Giulia, disse, voglio che tu sappia che ti voglio bene e che,
per me e la mamma, tu sei davvero speciale.
Preghiamo sempre per te, e ora che stai crescendo e diventi
ogni giorno che passa un ragazzina in gamba, non potremmo essere più orgogliosi».
Non appena ebbe terminato di pronunciare quelle parole,
rimase in silenzio e fece per prendere la forchetta così da iniziare a mangiare,
ma non riuscì a portare la forchetta alla bocca.
La bambina allungò la mano appoggiandola su quella del padre.
Gli occhi di lui incontrarono i suoi e, con una vocina dolce, la bambina disse:
«Aspetta, papà ... aspetta».
Il papà appoggiò la forchetta e spiegò di nuovo alla figlia
perché lui e la mamma la amavano e la stimavano.
Poi, di nuovo, afferrò la forchetta.
Ma per la seconda volta, e poi per la terza, e la quarta,
fu fermato sempre dalle stesse parole: «Aspetta, papà ... aspetta».
Quella sera il padre non riuscì a mangiare molto,
ma la bambina corse dalla mamma e le disse:
«Sono una figlia davvero speciale, mamma. Me l'ha detto papà!»
Amare qualcuno è molto bello.
L'importante è dirglielo...
venerdì 6 marzo 2009
II DOMENICA DI QUARESIMA Da Don Franco
8 marzo 2009
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18
Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non sten-dere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo an-dò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e co-me la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si di-ranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 115
Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Seconda Lettura Rm 8,31b-34
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Vangelo Mc 9,2-10
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in di-sparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Ge-sù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendo-si che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Il racconto della Trasfigurazione vuole ricordare lo stupore che ha accompagnato i discepoli du-rante tutta la vita trascorsa accanto al maestro. Non vedevano nessuno, se non Gesù solo, con loro. Ep-pure traspariva da Lui un mistero che sarà rivelato solo con la Risurrezione.
Tutti e tre i Sinottici riportano questo racconto. I fatti che lo preparano sono:
la moltiplicazione dei pani; e le folle che vorrebbero acclamarlo un Messia nazionalista.
Le autorità della nazione e i farisei non lo riconoscono come Messia e lo disprezzano.
Professione di fede di Pietro, a nome dei discepoli rimasti; e nello stesso tempo il loro “non pen-sare secondo Dio ma secondo gli uomini” (Mc 8,33)
Gesù allora si dedica a rivelare loro progressivamente il mistero del destino che lo attende come Messia, cioè del Figlio dell’uomo che deve salire a Gerusalemme, per morire e risuscitare. Gli apo-stoli sono spaventati. Come superare lo scandalo della croce e della morte?
Gesù indica non come evitarlo, ma come superarlo: nello stesso momento proclama l’umiliazione e la gloria che lo seguirà; morte ignominiosa e risurrezione al terzo giorno: due aspetti dello stesso mistero.
Per lui, ma anche per i suoi discepoli.
Fino alla Pasqua e alla Pentecoste, non è possibile nascondere lo scandalo.
Ma il Padre può far contemplare per un istante ai discepoli privilegiati uno squarcio della gloria finale del suo Figlio:
E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza». (Mc 9,1)
Una pregustazione della gloria escatologica del Figlio dell’uomo, già contenuta in quel Gesù che vive con loro quotidianamente.
Dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
La voce: è la stessa che si è fatta udire al Battesimo di Gesù; ma qui c’è l’aggiunta: ascoltatelo!
Il Figlio mio, l’amato,
è il figlio unico, quello del salmo 2,7:
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
Il comando ascoltatelo!, richiama l’annuncio del Deuteronomio: Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto (Deut 18,15),
Pietro ne applica il senso a Gesù : Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. (Atti 3,22).
La montagna: il luogo appartato e deserto per sfuggire all’assedio della folla.
Un alto monte, in disparte, loro soli.
Quale monte? Il Tabor? O l’Hermon? Perchè non il monte Sion, Gerusalemme?
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri». (Is 2, 2-3).
Forse Gerusalemme diventa secondaria di fronte alla gloria annunciata nella Trasfigurazione.
È un monte simbolico, che richiama semmai il monte Sinai; il monte di Mosè e di Elia.
La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al set-timo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. (Es24, 16)
Gesù è il nuovo Mosè.
Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto (Mc 9,2)
La gloria:
preannuncio escatologico, di quando
il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». (Mc 8, 38)
Le capanne:
«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Riferimento alla festa delle Capanne, in cui Dio viene a intrattenersi familiarmente con il suo popolo?
O riferimento a Mosè, che dopo aver parlato con Dio, aveva il volto così splendente che doveva coprirsi la faccia con un velo, e se lo toglieva solo quando entrava nella tenda del Convegno per parlare con Dio:
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: guardavano passare Mosè, finché fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. (Es 33,8-11).
O forse è la stessa idea che S. Giovanni riprende nel suo Vangelo:
E il Verbo si fece carne
e pose la sua capanna in mezzo a noi (Gv 1,14).
La nube:
Ancora le immagini della nube di Mosè:
Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. (Es 40, 34-35)
La nube che discende sul volto glorioso di Gesù, indica la presenza di Dio stesso.
È la stessa immagine (e lo stesso verbo) che Luca usa per l’annuncio dell’angelo a Maria: “La potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Lc 1,35).
Nella seconda lettera di Pietro, la trasfigurazione viene ricordata con intento catechistico:
Vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari del-la sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre quando giunse a lui questa voce dalla maesto-sa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. (1 Pt 2,16-18)
Qui non c’è più nube, né alta montagna, ma santo monte. Non c’è “ascoltatelo”.
Pietro vuole dare garanzia divina al suo insegnamento. Ascensione e Pentecoste hanno altri nu-merosi testimoni; ma si riferiscono al Signore ormai nella fase escatologica; la Trasfigurazione in-vece assicura la presenza di Cristo nella nostra esperienza storica, prima della Pasqua.
Cristo Trasfigurato è il simbolo dell’incontro tra cielo e terra. È il luogo dell’esperienza mistica
L’esperienza quotidiana del cristiano è illuminata dalla presenza di Cristo e prepara alla grande luce della Pasqua eterna, anche quando è afflitta da sofferenza, e deve prendere su di sé la croce o-gni giorno.
Freddo freddo
Era normale che l'influenza o parainfluenza avesse dovuto prendermi. 4 giorni di superfebbre.
Pazienza..... mi spiace per i disagi che ho causato alla parrocchia.
Tanti pensieri per ... Marrazzo.
Ma nel frattempo fatevi un giretto sulla terrazza... dei cappellani.
Chiamiamola così....
Direi che una terrazza con tale vista fa gola.... a molti che ne dite.
Vogliamo farci un giretto sulle volte della Chiesa?
Un po di fatica ma ne vale la pena.... Gli architetti di oggi.. hanno solo da aprire gli occhi.... stupirsi e imparare....