Oggi circondato dalle figlie, nipoti e parenti, abbiamo dato l'estremo saluto ad ANGELO DI CASTO, che ha raggiunto la casa del Padre il Domenica 3 Giugno.
ANGELO DI CASTRO
Queste brevi note sono tratte
liberamente da un saggio scritto dal Stefania Severi per il Catalogo delle
opere di Angelo Di Castro in via di realizzazione per una prossima mostra
prevista in autunno.
Amante
dell’arte e del Bello, Angelo Di Castro è stato uno dei più importanti
antiquari romani che si è dedicato con passione alla sua professione
contribuendo attivamente al riconoscimento di opere d’arte e ad importanti
attribuzioni. Del resto era “figlio d’arte” in quanto il padre Eugenio era stato anch’egli un grande
antiquario, autore di testi ed uno dei più munifici donatori di opere d’arte
all’allora costituendo Museo di Roma di Palazzo Braschi. Fin da giovanissimo Angelo si è dedicato allo studio della pittura
e soprattutto della scultura, diventando nel 1941 allievo dello scultore
Alfredo Biagini, uno dei fondatori della Messa degli Artisti di Mons. Ennio
Francia, che aveva studio a villa Strohl-Fern, sopra a quello di Ercole Drei.
Tra Villa Strohl- Fern e via Margutta dove frequentava il Circolo Artistico, Angelo
ebbe modo di conoscere tutti gli artisti degli anni Quaranta e Cinquanta e di
stringere amicizia con alcuni di loro, come con i Canevari, i fratelli Carosi,
i figli di Erulo Eruli. Pur lavorando anche come antiquario nello storico
negozio di via del Babuino angolo via Alibert che era stato in precedenza degli
Jandolo, Angelo continuò a studiare scultura e pittura, ottenendo negli anni
1945-46 di avere uno studio a villa Strohl-Fern tutto per sé. La sua prima
personale nel 1947 ebbe notevole successo di pubblico e di stampa, nel 1948 fu
invitato alla V Quadriennale presso la Galleria Nazionale d’arte moderna; nello
stesso anno fu premiato per un
bassorilievo che venne esposto alla Tate Gallery in occasionane delle Olimpiadi
di Londra. Nello stesso anno vinse il secondo premio Filippo Albacini promosso
dall’Accademia di san Luca. Partecipò di nuovo alla VII e all’VIII
Quadriennale, ma come pittore. Alcune sue opere in bronzo sono negli Stati
Uniti, nella collezione Pagliai e un grande Cristo in croce, dal quale è preso
il particolare – ma in gesso – che trovate all’interno del cartoncino-ricordo
che vi è stato consegnato – è in Vaticano.
Continuerà
a dipingere e a modellare per tutta la vita, pur rinunciando alle mostre e ai
concorsi . Il successo gli arriverà lo stesso grazie alla sua grande
preparazione come antiquario e perito d’arte che gli permise di poter lavorare
con le più importanti famiglie italiane e di effettuare anche notevoli scoperte
nel campo della storia dell’arte.
La
sua onestà, la sua semplicità e modestia, insieme ad una grande sensibilità
artistica e al suo immenso amore per il Creato, rimarranno nella memoria dei
tanti che l’hanno conosciuto e apprezzato, non solo come antiquario ma anche
come gentile interprete della Bellezza della natura..
Le parole che scrisse alla Figlia Francesca nel 1964 in occasione della sua prima comunione, ne sintetizzano la fede e la particolarità.
Val bene leggerle e meditarle.
“Se
mai dovessi avere dubbi nella tua vita, guarda intorno a te e studia la Natura:
senza questo studio noi viviamo in un mondo sconosciuto senza sapere dove siamo
né chi noi siamo. Nella contemplazione del Bello e della Natura, che non è che
lo splendore del Vero, noi sentiamo il Bene affermarsi e illuminarsi nelle
nostre anime. La nostra intelligenza vede Dio e noi comprendiamo come Egli sia
amore.
Nell’ammirazione
di questo Amore esiste la Fede e nell’imitazione di esso è la Speranza di
vivere sempre”.
Il tuo papà