martedì 31 marzo 2020
sabato 28 marzo 2020
Riti della Settimana Santa
estremo saluto a RENATA GIOVANARDI
Renata Giovanardi nasce ad Ortisei (Bolzano) il 10 agosto 1935. Vive a Bolzano fino alla maturità, poi si trasferisce a Roma per proseguire gli studi, laureandosi presso la Facoltà di Architettura della “Sapienza” nel 1962.
Per un breve tempo successivo ha l’occasione di lavorare come architetto nel campo del cinema dove incontra l’arch. Ercole Monti, che nel 1966 diverrà suo marito. “Il sentimento che li accomuna (e che li avvicinerà dapprima professionalmente e poi nella vita) è quello di un amore sconfinato per l’Architettura e di una dedizione totale alla ricerca professionale vista come una necessità esistenziale – A. Schiattarella”.
È sempre del 1969 il loro primo incarico importante: la progettazione della Casa Generalizia delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio sulla via Aurelia a Roma. L’edificio si articola in un complesso con due patii che ricevono l’uno il gruppo delle suore, l’altro quello delle signore ospiti, indipendente, ma collegato. Immerso in un parco verde su una collina, è caratterizzato da volumi di mattoni pieni intervallati dalle aperture vetrate delle finestre con i balconi. La cappella, nell’interrato, guarda sul giardino con finestre vetrate colorate che creano un’atmosfera particolarmente raccolta. Allo stesso livello si trova il refettorio che si affaccia tra un patio ed il giardino, con varie uscite. Il complesso nell’insieme, con tanti volumi articolati e compatti, non esclude il ricordo delle mura romane antiche. Questo riferimento del nuovo con l’antico caratterizza il senso del progetto stesso. L’opera è pubblicata su Roma – Guida all’Architettura moderna 1909-2000.
La realizzazione della Casa Generalizia delle suore Minime, fa nascere l’attenzione dell’Opera Religiosa del Cenacolo che commissiona il progetto, non realizzato, di tre grandi complessi religiosi su un terreno in via Cassia al km 16, località la Storta.
Nel frattempo la loro grande passione e interesse per l’Architettura li porta ad intraprendere, anche con altri architetti amici, numerosi viaggi per vedere le opere e conoscere di persona i Maestri che più li attraggono. “La curiosità intellettuale di entrambi li spinge, dapprima separatamente e poi assieme, a non accontentarsi di studiare le opere dei Maestri che hanno fatto la storia della cultura del Novecento, ma piuttosto a ricercare con loro il contatto personale per poter poi avere il privilegio dell’apprendimento diretto dei principi fondamentali delle loro esperienze. – A. Schiattarella”
Negli anni ‘80 ha inizio la collaborazione con il fratello Enrico Giovanardi con il quale realizzano a Bolzano il complesso abitativo Mühlbau (1984) in via Cavour, in cui si prevede di non trascurare l’effetto cromatico delle tipiche costruzioni altoatesine dove il bianco dei muri contrasta con il colore scuro dei balconi e del tetto in legno. Sempre a Bolzano, è del 1985 la Banca d’Italia in via Orazio, con una volumetria in vetro e metallo brunito, su una base in muratura con lastre di pietra locale chiara.
Nel corso degli anni realizzano, fino al minimo dettaglio e “… prestando sempre attenzione alla definizione di ogni singola componente dell’opera da realizzare – A. Schiattarella”, molta “Architettura degli interni”, come la amano definire, tra cui casa A. Berti e casa E. Rizzato a Venezia, e a Roma casa Bucchieri e casa-studio Giovanardi – Monti a via Margutta, ricordando sempre una frase di Frank Lloyd Wright che recita: “Lo spazio interno stesso è la realtà dell’edificio”.
Le parole di Amedeo Schiattarella descrivono e rilevano perfettamente le caratteristiche personali e professionali dei due architetti, che continuano, ancora oggi, il loro percorso senza poter far a meno l’uno dell’altra: “Renata Giovanardi ed Ercole Monti appartengono ad una generazione di architetti che ha costruito la propria esperienza professionale all’inizio degli anno ’60 e che ha profondamente creduto all’architettura come fattore di rinnovamento e di miglioramento della comunità …. Architettura, pittura, musica sviluppano filoni di ricerca linguistica intrecciati e difficilmente separabili. Questo mondo di contaminazioni intellettuali è quello in cui gli architetti Giovanardi e Monti si formano e che iniziano, da subito, a frequentare”.
(fonte https://ordine.architettiroma.it/archivio-50-anni/giovanardi-renata/ )
venerdì 27 marzo 2020
giovedì 26 marzo 2020
Crocefisso San Marcello dal Papa
mercoledì 25 marzo 2020
Annunciazione
la raccomandazione “Io resto a casa” può diventare l’occasione per ritrovare l’essenzialità nella vita ordinaria. Paradossalmente la limitazione ad alcune possibilità ci fa scoprire che tante cose non sono necessarie per una vita veramente felice. D’altra parte, sentiamo la nostalgia di qualcosa di profondo a cui non possiamo rinunciare, se non per un tempo limitato. Così, mentre i cammini formativi si sono interrotti, ci rendiamo conto che la catechesi non si limita alla preparazione ai sacramenti, ma nutre l’intera vita cristiana. Mentre ci scopriamo fragili, l’ascolto meditato della Parola di Dio ci fa riconoscere il valore dei doni quotidiani del Signore, come la vita, la salute, il cibo e gli amici.
Tra le mura domestiche possiamo coltivare anche l’interiorità.
Come credenti non possiamo dimenticare che siamo in Quaresima, quel tempo che la Liturgia ci aveva fatto aprire con l’invito di Gesù ad incontrare il Padre nel segreto (cfr. Mt 6,1-18). Restare soli con se stessi non è facile: ma possiamo rieducarci ed educare gli altri a riscoprire il silenzio come spazio necessario per ritrovare se stessi e incontrare il Padre buono, che vede nel segreto.
La solitudine fisica forzata può aiutare a recuperare anche un’idea più evangelica di comunità.
Vi propongo dunque alcuni suggerimenti da adattare secondo le vostre esigenze:
• la preghiera in famiglia può concretizzarsi come la lettura insieme del vangelo domenicale;
• il tempo libero può consentire di fare spazio ad alcune relazioni, soprattutto con le persone più fragili o sole, facendo sentire la vicinanza della comunità cristiana
• Telefonare a persone che sapete abitano sole, o sono anziane o malate. Poche parole, ma fanno tanto bene: sono la carezza del Signore.
• valorizzate alcuni momenti della vita familiare quotidiana: la preghiera del mattino e della sera, la preghiera prima e dopo i pasti, la benedizione tra familiari soprattutto dei genitori ai figli
• aiutiamo a celebrare la quotidianità come spazio sacro di consegna e di accoglienza nei gesti semplici e domestici che dicono cura e passione. Uno spazio, in questo momento, abitato da generazioni diverse accomunate dalle stesse domande: un sopportare che diventa… supportare… aiutare a portare i pesi dell’altro, e tutti abbiamo pesi nel cuore in questo tempo.
• Possiamo partecipare ai tre momenti quotidiani di preghiera comune, l’Angelus, alle 7.30 alle 12.00 ed alle 18.30 in diretta Facebook sulla pagina della nostra parrocchia ( cercare Parrocchia San Giacomo in Augusta https://www.facebook.com/sangiacomoinaugusta/ e cliccare mi piace o segui) o in alternativa farsi mandare da me in differita di qualche minuto la stessa preghiera su WhatsApp. (chi lo desidera mi può mandare un messaggio WhatsApp al mio numero, con nome, ed io aggiungerò alla lista dei tanti che già quotidianamente lo ricevono: è una piccola cosa, pochi minuti di preghiera, ma ci fa sentire uniti).
Mentre teniamo i piedi realisticamente piantati a terra, guardiamo al domani con speranza: come sarà questo domani dipende anche dalla nostra responsabilità e creatività di credenti oggi. Mentre chiediamo la grazia di poter vivere da discepoli di Gesù questo tempo di Quaresima, camminiamo insieme verso la Pasqua del Signore per vivere finalmente la vita nuova del Risorto.
Vi voglio tanto bene, mi mancate tanto, ma nello stesso tempo vi sento tanto tutti vicini.
Un Caro saluto ed una Benedizione nel giorno della festa dell’Annunciazione.
Vostro don Giuseppe
martedì 24 marzo 2020
domenica 22 marzo 2020
25 e 27 marzo 2020
sabato 21 marzo 2020
QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Parola del Signore
Il protagonista del racconto è l'ultimo della città, un mendicante cieco dalla nascita, che non ha mai visto il sole né il viso di sua madre. Così povero che non ha nulla, possiede solo se stesso. E Gesù si ferma per lui, senza che gli abbia chiesto nulla. Fa un po' di fango con polvere e saliva, come creta di una minima creazione nuova, e lo stende su quelle palpebre che coprono il buio.
In questo racconto di polvere, saliva, luce, dita, Gesù è Dio che si contamina con l'uomo, ed è anche l'uomo che si contagia di cielo; abbiamo uno sguardo meticcio, con una parte terrena e una parte celeste.
Ogni bambino che nasce “viene alla luce” (partorire è un “dare alla luce”), ognuno è una mescolanza di terra e di cielo, di polvere e di luce divina. «Noi tutti nasciamo a metà e tutta la vita ci serve per nascere del tutto» (M. Zambrano).
La nostra vita è un albeggiare continuo. Dio albeggia in noi. Gesù è il custode delle nostre albe, il custode della pienezza della vita e seguirlo è rinascere; aver fede è acquisire «una visione nuova delle cose» (G. Vannucci).
Il cieco è dato alla luce, nasce di nuovo con i suoi occhi nuovi, raccontati dal filo rosso di una domanda ripetuta sette volte: come ti si sono aperti gli occhi? Tutti vogliono sapere “come”, impadronirsi del segreto di occhi invasi dalla luce, tutti con occhi non nati ancora. La domanda incalzante (come si aprono gli occhi?) indica un desiderio di più luce che abita tutti; desiderio vitale, ma che non matura, un germoglio subito soffocato dalla polvere sterile della ideologia dell'istituzione.
L'uomo nato cieco passa da miracolato a imputato. Ai farisei non interessa la persona, ma il caso da manuale; non interessa la vita ritornata a splendere in quegli occhi, ma la “sana” dottrina. E avviano un processo per eresia, perché è stato guarito di sabato e di sabato non si può, è peccato... Ma che religione è questa che non guarda al bene dell'uomo, ma solo a se stessa e alle sue regole? Per difendere la dottrina negano l'evidenza, per difendere la legge negano la vita.
Sanno tutto delle regole morali e sono analfabeti dell'uomo. Anziché godere della luce, preferirebbero che tornasse cieco, così avrebbero ragione loro e non Gesù. Dicono: Dio vuole che di sabato i ciechi restino ciechi! Niente miracoli il sabato! Gloria di Dio sono i precetti osservati. Mettono Dio contro l'uomo, ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. E invece no, gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna a vita piena, «un uomo finalmente promosso a uomo» (P. Mazzolari). E il suo sguardo luminoso, che passa e illumina, dà gioia a Dio più di tutti i comandamenti osservati!
(Ermes Ronchi)
venerdì 20 marzo 2020
SEMBRA SCRITTA OGGI
mercoledì 18 marzo 2020
MESSA
martedì 17 marzo 2020
BERGAMO PRETI IN PRIMA LINEA
preghiere comunitarie
domenica 15 marzo 2020
ANGELUS
L'Angelo del Signore portò l'annunzio a Maria.
Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.
Ave Maria...
Si compia in me la tua parola.
Ave Maria...
E venne ad abitare in mezzo a noi.
Ave Maria...
Perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.
Infondi nel nostro spirito la Tua grazia, o Padre; Tu, che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del Tuo Figlio, per la Sua passione e la Sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
Amen.
L'Eterno riposo...
venerdì 13 marzo 2020
PORTE APERTE
PORTE CHIUSE
ANGELO, CARDINAL DE DONATIS
VICARIO DI SUA SANTITA’ PER LA DIOCESI DI ROMA
SI DISPONE
che il n. 1 del Decreto prot. 446/20 dell’8 marzo u.s. venga così modificato:
1. Sino a venerdì 3 aprile 2020 l’accesso alle chiese parrocchiali e non parrocchiali della Diocesi di Roma, aperte al pubblico (cf. cann. 1214 ss C.I.C.), e più in generale agli edifici di culto di qualunque genere aperti al pubblico, viene interdetto a tutti i fedeli. Rimangono accessibili solo gli oratori di comunità stabilmente costituite (religiose, monastiche, ecc.: cf. can. 1223 C.I.C.), limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto in loco residenti e conviventi, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili delle predette comunità.
I fedeli sono in conseguenza dispensati dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo (cf. cann. 1246-1248 C.I.C.).
Sarà cura dei sacerdoti responsabili dell’esercizio di culto nei singoli luoghi (Parroci, Rettori, Cappellani, ecc.) attivarsi per dar seguito a questa disposizione, innanzitutto con la chiusura delle aule di culto e con ogni altra iniziativa idonea allo scopo.
Ricordiamo che questa disposizione è per il bene comune. Accogliamo le Parole di Gesù che ci dice «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18.20). In questo tempo, ancora di più, le nostre case sono Chiese domestiche.
Vi benedico, affidandovi tutti ancora una volta alla materna intercessione della Madonna del Divino Amore.
Dato in Roma, dalla sede del Vicariato nel Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 12 marzo A. D. 2020.
Prot. n. 468/20 12 marzo 2020
Questo grande sacrificio lo faremo con dolore, ma nello stesso tempo con generosità per salvaguardare i più deboli.
E’, come dice il cardinale, l’ora di trasformare la nostra casa in Chiesa domestica, dove si prega e si invoca il Signore.
PER CONTATTARE LA PARROCCHIA: TEL. 06 3219 419
Rimanere aggiornati.
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Appariranno subito:
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E la stessa pagina di Google è gestita da noi.
Vi voglio bene, un abbraccio
don Giuseppe.
giovedì 12 marzo 2020
CARI FRATELLI
mercoledì 11 marzo 2020
lunedì 9 marzo 2020
SANTA MESSA IN COMUNIONE CON LA CHIESA
domenica 8 marzo 2020
SENZA MESSA COMUNITARIA
PREGHIERA ALLA MADONNA DEI MIRACOLI
sabato 7 marzo 2020
Seconda domenica di Quaresima
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
La Quaresima ci sorprende: la subiamo come un tempo penitenziale, mortificante, e invece ci spiazza con questo vangelo vivificante, pieno di sole e di luce. Dal deserto di pietre (prima domenica) al monte della luce (seconda domenica); da polvere e cenere, ai volti vestiti di sole. Per dire a tutti noi: coraggio, il deserto non vincerà, ce la faremo, troveremo il bandolo della matassa. Gesù prese con sé tre discepoli e salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è ascensione, con dentro una fame di verticalità, come se fosse incalzata o aspirata da una forza di gravità celeste: e là si trasfigurò davanti a loro, il suo volto brillò come il sole e le vesti come la luce.
Tutto si illumina: le vesti di Gesù, le mani, il volto sono la trascrizione del cuore di Dio. I tre guardano, si emozionano, sono storditi: davanti a loro si è aperta la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello, solare. Un Dio da godere, finalmente, un Dio da stupirsene. E che in ogni figlio ha seminato la sua grande bellezza.
Che bello qui, non andiamo via… lo stupore di Pietro nasce dalla sorpresa di chi ha potuto sbirciare per un attimo dentro il Regno e non lo dimenticherà più. Vorrei per me la fede di ripetere queste parole: è bello stare qui, su questa terra, su questo pianeta minuscolo e bellissimo; è bello starci in questo nostro tempo, che è unico e pieno di potenzialità. È bello essere creature: non è la tristezza, non è la delusione la nostra verità.
San Paolo nella seconda lettura consegna a Timoteo una frase straordinaria: Cristo è venuto ed ha fatto risplendere la vita. È venuto nella vita, la mia e del mondo, e non se n’è più andato. È venuto come luce nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1,5). In lui abitava la vita e la vita era la luce degli uomini (Gv 1,4), la vita era la prima Parola di Dio, bibbia scritta prima della bibbia scritta. (Ermes Ronchi)
venerdì 6 marzo 2020
11 MARZO
Venerdì 6 marzo 2020
Ai Fedeli della Diocesi di Roma
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
(Mt 7,7)
Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno (S. Pietro Crisologo).
Carissimi,
vi scrivo al termine degli esercizi spirituali con la curia romana ad Ariccia.
In questi giorni di preghiera e di silenzio, ho sentito forte il grido della nostra città, dell’Italia e del mondo, in questo momento particolare che stiamo vivendo.
È una situazione a cui non siamo abituati, che ci preoccupa, ma soprattutto ora siamo chiamati a vivere con la forza della fede, la certezza della speranza, la gioia della carità.
Mettendoci in ascolto della Parola di Dio di ogni giorno, vogliamo leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le nostre comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera. Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo.
Penso all’intercessione della regina Ester per la salvezza del suo popolo (cfr. Est 4,17) e all’insegnamento di Gesù sull’efficacia della preghiera (cfr. Mt 7,7-12). Questa forza la sperimentiamo in particolare quando siamo consapevoli delle nostre debolezze, delle nostre fragilità, del senso di smarrimento che avvertiamo davanti all’imprevisto e all’ignoto.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7).
Chiedere è l’atteggiamento del mendicante che ha bisogno di ricevere dagli altri ciò che non può ottenere con le proprie forze. A Dio chiediamo ciò che non possiamo procurarci da soli: il soffio della vita, il perdono, la pace interiore, la salvezza.
Cercare indica un movimento, un darsi da fare per avere prima di tutto “il Regno di Dio e la sua giustizia” (cfr. Mt 6,33), certi che Dio provvederà per ciò di cui abbiamo bisogno.
Bussare è desiderare di entrare nell’intimità del Padre, cioè nella Sua volontà, attraverso la porta della misericordia che è Cristo stesso.
Il Centro per la Pastorale Sanitaria, dall’inizio dell’anno, invita a celebrare ogni mese, il giorno 11, la giornata mensile del malato.
Vista la necessità del momento, in comunione con il Consiglio Episcopale, chiedo a tutti i cristiani di Roma, di offrire una giornata di preghiera e di digiuno, mercoledì 11 marzo 2020, per invocare da Dio aiuto per la nostra città, per l’Italia e per il mondo.
Lo stesso giorno presiederò una santa Messa dal Santuario del Divino Amore alle 19 che vi invito a seguire in diretta su Telepace (canale 73 e canale 515 di Sky) e in streaming sulla pagina facebook della Diocesi di Roma.
Pregheremo per quanti sono contagiati e per chi si prende cura di loro; e per le nostre comunità, perché siano testimonianza di fede e di speranza in questo momento.
Oltre al digiuno, rinunciando ad un pasto, vogliamo essere vicini, con un segno di elemosina, raccogliendo delle offerte che devolveremo a sostegno del personale sanitario che si sta spendendo con generosità e sacrificio nella cura dei malati (le offerte si potranno consegnare al Centro per la Pastorale Sanitaria del Vicariato).
Affidandoci a Maria, Madre del Divino Amore e Salute degli infermi,
Vi benedico
Angelo Card. De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma
Tempi del coronavirus
SINTESI DELLE INDICAZIONI PASTORALI DATE DALLA DIOCESI DI ROMA NELLA CIRCOSTANZA DEL PROBLEMA: CORONAVIRUS.
Il cammino spirituale della Quaresima 2020 ha assunto una forma inedita a causa dell’emergenza sanitaria internazionale legata al COVID-19. La Chiesa di Roma risponde ....... richiamando a una particolare responsabilità tutti i sacerdoti e.... tutti i fedeli.
La comunità diocesana di Roma accoglie con fiducia le indicazioni, a tutela del bene comune e della salute pubblica.
Pertanto, si dispone che nella nostra Diocesi le attività pastorali non sacramentali rivolte a gruppi di fedeli.... siano sospese fino al 15 marzo p.v.....
Invece, sono consentite le celebrazioni liturgiche feriali e festive, purché il luogo di culto consenta di rispettare le misure di precauzione ritenute fondamentali dalle Autorità competenti, in particolare quella di mantenere almeno un metro di distanza tra le persone. Valgono altresì le indicazioni già fornite nella Comunicazione della Segreteria Generale del Vicariato di Roma del 3 marzo u.s.: “omissione del segno dello scambio di pace, ricezione della Santa Comunione sulla mano e svuotamento delle acquasantiere”.
Particolare attenzione andrà riservata alle categorie più deboli.... Si consiglia altresì che siano rinviate a dopo Pasqua le benedizioni delle famiglie, se le circostanze - da valutarsi - lo permetteranno.
Si invitano gruppi di volontariato presenti nelle parrocchie a promuovere iniziative di vicinanza agli anziani soli che vivono nel loro territorio perlomeno attraverso contatti telefonici.
Le attività dei Centri di Ascolto parrocchiali potranno continuare laddove il servizio si riesca a svolgere in locali caratterizzati da ampi spazi, ben areati ed igienizzati, evitando in ogni caso assembramenti di persone.
Le parrocchie, le rettorie e gli altri soggetti ecclesiali che hanno attivato una mensa sociale sono invitati a non interrompere il servizio e ad attenersi alle indicazioni che la Caritas diocesana predisporrà, ricevute le opportune indicazioni da Roma Capitale; in particolare, in ogni caso, si invita a favorire la distribuzione di alimenti da asporto da non consumarsi nei locali parrocchiali.
Praticamente la nostra comunità Cristiana per ora recepisce le indicazioni in questo senso:
Si sospendono gli incontri di catechesi per bambini ed adulti quindi di fatto non ci sarà la lectio divina fino a data da destinarsi.
Fino al 15 di marzo è sospeso il servizio colazioni che verrà comunque ripreso il modo controllato permettendo l'accesso ad 8/10 persone alla volta.
Si svolgeranno regolarmente le celebrazioni della Messa e la Via Crucis attenendosi alle indicazioni date dal ministero e dalla diocesi.
Le persone dovranno disporsi nell'aula ecclesiale alla distanza di un mt l'uno dall'altro praticamente occupando due persone a banco.
Durante la Messa non ci sarà lo scambio della pace e la Comunione verrà distribuita in modo conveniente sulle mani.
Se non ci sono motivi particolari è bene allontanarsi subito dopo la celebrazione dall'aula ecclesiale e non fermarsi a parlare in chiesa o nei luoghi adiacenti ad essa.
In spirito di comunione, la comunità diocesana di Roma, per il bene di tutti i cittadini ed in particolare delle categorie più deboli, affida alla Salus Popoli Romani il cammino verso la Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo.