giovedì 23 maggio 2013

Conclusione della VIA LUCIS

Sullo stimolo di una serie di domande poste dalla giornalista Elena Marchini don Giuseppe risponde:



Può spiegare cosa significa "Anno della Fede"?
Indetto da Benedetto XVI, in occasione del 50° anniversario del Concilio Vaticano II, l’Anno della Fede è uno spazio temporale di riflessione, preghiera ed annuncio della proprio fede.
E’ sempre più importante capire i motivi che ci fanno vivere la fede da protagonisti e non in modo passivo e superficiale. Altresì importante è risvegliare in noi quella fede che a volte si è addormentata o spenta,  ed interrogarsi, su questo, durante tutto un anno Liturgico, può essere un valido aiuto per nostra vita spirituale.
Cos'è invece la Via Lucis?
La Via Lucis (dal latino, Via della Luce) è un rito liturgico–devozionale cattolico, nel quale si ricordano e si celebrano gli eventi della vita di Cristo e della Chiesa nascente dalla risurrezione di Gesù alla Pentecoste. «Sorta in tempi recenti come naturale coronamento della Via Crucis», la Via Lucis ne ricalca la configurazione (in 14 stazioni) e la struttura interna (passo evangelico — commento/meditazione — preghiera del Pater noster — breve responsorio).
C' è qualche rapporto/relazione tra Via Lucis e Anno della Fede?
Si proclama il giorno dell’Epifania nell’annunzio della Pasqua:….. Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte. Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi ….Dunque, la Pasqua di Resurrezione è il Fulcro della nostra fede. La Via Lucis è un occasione di un cammino di preghiera e riflessione che il cristiano può fare.
Come gli è nata l'idea di portare nella chiesa di San Giacomo la Via Lucis?
Nell’Assemblea Parrocchiale di settembre è nata la proposta di inserire nelle attività della Parrocchia la Via Lucis, proprio in vista dell’Anno della fede. Da oltre trent’anni conosco Silvana Pierangelini Recchioni e sapevo della sua opera che avevo molto apprezzato. Ho parlato a lei del mio progetto che, anche con la collaborazione della Accademia delle Belle Arti che ha offerto i supporti per le tavole, siamo così  riusciti a realizzare. Il titolo che abbiamo voluto dare, è, in questo significativo: Via Lucis: Esposizione per la preghiera davanti alle immagini.
 Non si è trattato quindi solo di esporre, ma di esporre per pregare.
Come è stata accolta la proposta dalle persone che abitualmente frequentano la sua parrocchia?
E’ molto difficile inserire una pratica di preghiera relativamente nuova nella vita liturgica di una Parrocchia. Le attese non erano certamente per un numero elevato di persone; comunque da quanti hanno partecipato, ho ricevuto solo ringraziamenti per aver dato tale opportunità. Ma la cosa più rilevante è stato l’interesse che il fatto in se ha suscitato e le tavole sono state guardate da centinaia di persone. Ho stampato oltre mille fogli che illustravano il significato della Via Lucis e sono stati portati via. Quindi almeno mille persone si sono interessate direttamente all’evento.
Inoltre decine di ragazzi dell’Istituto d’Arte di via Ripetta, assieme alla loro insegnante di religione,  hanno potuto percorre l’itinerario artistico-spirituale delle tavole.
Pensa di ripetere l'esperienza e inserire la Via Lucis come normale accadimento liturgico?
E’ una cosa da pensare. E’ molto importante anche avere pazienza e valutare il reale coinvolgimento delle persone per non sprecare una tale occasione di approfondimento di fede
Personalmente quale aspetto le piace delle sculture della Via Lucis di Pierangelini S.Reccchioni?
Conosco bene le opere di Silvana e mi hanno sempre affascinato per la loro incisività e semplicità nel trattare messaggi essenziali.
Le tavole illustrano molto bene l’importanza che ‘il Risorto’ aveva sulla vita dei discepoli ed oggi ha  sulla nostra. Guardandole si è pervasi dalla ‘Tenerezza’ di Dio  come Padre e come Madre e nello stesso tempo dalla percezione della sua presenza accanto a noi, anche nella vita quotidiana.
Le Tavole nel loro insieme mostrano anche la pazienza che Dio ha nel ‘farsi comprendere’ come colui che ti è sempre vicino e non t’abbandona mai.


Disegni di Pierangelini S. Recchioni in preparazione della sua opera.















Pierre Legros - Scultore dell'Altare della Madonna dei Miracoli

Pierre Legros
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Pierre Legros (Parigi, 12 aprile 1666 – Roma, 3 maggio 1719) è stato uno scultore francese attivo a Roma.

Biografia
Pierre Legros era figlio dello scultore omonimo, un artista di buona qualità che aveva partecipato ai lavori di decorazione di Versailles. Giunto in Italia nel 1690, vi si trattenne per il resto della sua vita. Nel 1695 eseguì lo spettacolare gruppo con la Religione che sconfigge l'eresia per l'altare di S. Ignazio nella Chiesa del Gesù, su progetto di padre Andrea Pozzo; sarà la prima di numerose commissioni per i Gesuiti, che lo vedranno attivo con il S. Luigi Gonzaga a Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio (1700 circa; anche questo altare fu disegnato da Andrea Pozzo), il San Stanislao Kostka nel noviziato di Sant'Andrea al Quirinale e con il S. Francesco Saverio per la chiesa del collegio di S. Apollinare (entrambi datati 1702). Vanno anche ricordate le statue di S. Domenico per la Basilica di San Pietro e di S. Filippo Neri per la cappella Antamoro a San Gerolamo della Carità (su architettura di Filippo Juvarra). Nel secondo decennio del secolo Legros lavorò alla cappella del Monte di Pietà, per la chiesa di S. Giacomo degli Incurabili e partecipò (con le statue di S. Bartolomeo e S. Tommaso) alla grande commissione di Clemente XI degli Apostoli di S. Giovanni in Laterano, dove si rifiutò con insofferenza di realizzare i disegni di Carlo Maratta, come invece fecero gli altri scultori coinvolti (in primis il rivale Camillo Rusconi). Sempre a S. Giovanni Legros eseguì il sepolcro del cardinale Girolamo Casanate, fondatore della Biblioteca Casanatense (dove fu posta un'altra statua del cardinale, sempre di Legros).

Del Legros sono pure le statue di Santa Cristina e di Santa Teresa, destinate in un primo tempo alla chiesa di santa Cristina a Torino e poi sistemate invece nel Duomo della stessa città.
Dotato di una capacità tecnica di altissimo livello, Legros riuscì a coniugare l'impeto barocco di Gian Lorenzo Bernini e lo stile classicista di Alessandro Algardi in una miscela originalissima e di grande qualità. Caratteristica è la sua delicatezza nel trattare il marmo, appena sbozzato o rifinito con estrema precisione.