LETTERA A DON GIUSEPPE
TRAPPOLINI PARROCO DELLA PARROCCHIA SAN GIACOMO IN AUGUSTA
Mio caro Don Giuseppe, oggi è domenica 15 luglio
2012. Mia moglie Enza è morta il 1 maggio. Non riesco ancora a percepire
compiutamente il passaggio tra la vita fisica e l'altra che noi non conosciamo
e che non conosceremo mai fino a quando saremo qui in questa dimensione.
L'unico cambiamento che percepisco è il fatto di non sentire più la sua voce,
la sua splendida voce, che esprimeva appieno la sua forza e la sua costanza. Mi
ero abituato alle mie giornate con lei. Dal mattino alla sera con tante cose da
fare, tante cose da progettare, tante
cose da realizzare. Non soffrivamo mai. Eravamo una macchina da guerra che, con
la presenza incombente della malattia, doveva conquistarsi la sopravvivenza e
non aveva granchè tempo per pensare ad altro. Figurarsi dei problemi.
All'improvviso, dopo 46 anni, se n'è andata ed io sono rimasto impietrito e
annichilito e devo rifondarmi per me, per i miei figli, per il lavoro a cui
credevo di tenere e che, all'improvviso, non ha più attrattive nè interesse.
Verrò a trovarti tra qualche tempo. Voglio comunicarti il mio sentimento di
devozione e rispetto per la tua persona che, da subito, ha sentito in sè il mio
dolore e lo ha fatto proprio e mi ha comunicato, in un attimo, la percezione
lampante di essere compreso, rispettato, amato nella sua disperata solitudine.
Grazie. No, adesso non mi sento disperato. Sento mia moglie, qui, vicino a me,
con grande intensità. Soffro soltanto per lei. Che non sia più viva, lei, che
amava la vita e che ci ha dato tutta la sua forza dai suoi 15 anni alla sua
morte.
Natale Barbone