L’altorilievo di eccezionali
dimensioni (cm. 262 x 420), realizzato in 4 blocchi di marmo, raffigura San
Francesco di Paola che implora la Vergine per gli infermi.
Il grande rilievo marmoreo rappresenta
due scene distinte: una principale con figure quasi a tutto tondo, e una
secondaria sul piano di fondo. I personaggi che compongono la prima scena sono,
partendo da destra, San Francesco di Paola inginocchiato e sospeso su una
nuvola in atto di adorare la sacra immagine della Vergine dei Miracoli col
Bambino; l'affresco, racchiuso entro una cornice dorata, è retto da quattro
figure angeliche: un gruppo di due puttini è posto in alto a destra, un altro
sorregge il dipinto dal basso e guarda il santo, mentre un angelo, non ancora
adulto, è rappresentato a sinistra.
Appartenenti a questa prima scena sono
gli infermi confinati nel livello più basso. Un gruppo di tre personaggi in
basso a sinistra assiste al miracolo; un'anziana, di cui si scorge solo il
busto, è scolpita subito dietro un giovane malato sorretto da un uomo, unica
figura del gruppo parallela a quella del santo, che scorge l'immagine della
beata Vergine col Bambino. L'ultimo soggetto della scena è un bambino
sofferente ai piedi di San Francesco di Paola.
La seconda scena è racchiusa entro una
raffinata cornice architettonica, che descrive le corsie dell'Ospedale di San
Giacomo degli Incurabili, entro cui la vita ospedaliera di svolge in maniera
ordinaria. Al centro di tutta la composizione marmorea è la figura a
bassorilievo di un malato che aspetta di essere imboccato da un infermiere
intento a soffiare sulla minestra bollente. Spettatori della scena sono tre
personaggi scolpiti a bassissimo rilievo, la testa di uno spunta a destra dalla
nuvola che sorregge il santo e che si allaccia al gruppo angelico, mentre gli
altri due, che paiono comunicare fra loro, sono invece alle spalle
dell'infermiere.
Misurazioni pala marmorea:
San Francesco di Paola: l. cm 108 x h. 170, aggetto cm
67; Compassionevole: l. cm. 102 x h. 200, aggetto cm 70
Bassorilievo delle figure centrali da mm. 0/1 a cm 3
Madonna dei Miracoli: Affresco: cm. 74 x 86,5; Cornice
centinata in ottone: cm. 79 x 83
STATO DI CONSERVAZIONE
Da una prima analisi visiva l’opera appare nel suo insieme in mediocre stato di conservazione, ma un’osservazione più attenta e meticolosa ha evidenziato uno stato di avanzato degrado.
A tal proposito, per documentare lo stato di fatto prima dell’intervento, il restauro è stato preceduto da un lavoro minuzioso che ha riguardato l’osservazione, a volte attraverso lenti di ingrandimento, a luce radente e U.V., della superficie.
Tutte le informazioni ottenute da tali indagini visive sono state riportate su mappe sulle quali si è riprodotto graficamente traccia dei depositi superficiali estranei al marmo oltre al livello e tipo di consunzione superficiale.
Da tale analisi sono conseguite le seguenti considerazioni:
il tipo di degrado è variabile da punto a punto e
dipende dalla maggiore o minore esposizione del marmo ai fattori deteriogeni
naturali (deposito di polveri, ristagno d’acqua, attacco microbiologico). Le
folti capigliature e barbe si sono rivelati i miglior habitat per i
microrganismi. La parte in migliori condizioni di conservazione è la superficie
esterna.
La situazione si aggrava in quei punti dove l’acqua (condensa) ha potuto ristagnare (sommità del capo, spalle, pieghe). In questi punti si può vedere con chiarezza quanto avanzato sia il livello di degrado.
Sono inoltre visibili i danni provocati durante i vecchi interventi di restauro anche gravi e facilmente individuabili: gocciolamenti di tinte e vernici, stuccature non idonee, abrasioni da carta vetrata e Paraloid.
Non si hanno notizie specifiche su tali interventi.
Per quanto riguarda la presenza di sostanze estranee al marmo, a occhio nudo si sono riconosciute:
- la cera, sotto forma di
macchie più o meno spesse e di colore variabile tra un bianco latte trasparente
e un giallo bruno intenso;
- residui di gesso dall’aspetto
crostoso;
- macchie brune più sottili
penetrate in profondità, facilmente visibili ad occhio nudo ma difficilmente
qualificabili, sono state identificate dopo essere state analizzate e si
tratta di specie microbiologiche di funghi;
- una serie di altre macchie
identificabili come: ossidazioni ferrose, macchie di vernice bianca e
dorata e vernice acrilica.
Profonde fessurazioni sono state rilevate nelle linee
di congiunzione dei blocchi di marmo.
E’
mancante il dito indice della mano destra della figura in altorilievo a
sinistra.
L’opera è poi ricoperta da uno spesso strato di
polvere che la ingrigisce e opacizza.
La polvere viene introdotta all’interno della chiesa in parte dai visitatori che ne trasportano una cospicua quantità, ma si forma soprattutto per il deposito del particellato sospeso nell’atmosfera urbana ricco di idrocarburi (per anni la rottura di un vetro della finestra soprastante ha permesso non solo al particellato di penetrare, ma anche ai piccioni di cui si è rilevato il guano, soprattutto sugli angeli in stucco nelle zone orizzontali, dove ha potuto depositarsi e compattarsi assumendo l’aspetto di vero e proprio manto).
ANGELI IN STUCCO
Gli angeli sono ricoperti da uno spesso strato di
polvere che ottunde la leggibilità del colore ocra chiaro originale. Visibili
vecchie stuccature e nuove fessurazioni.
MARMI
I marmi che compongono l’edicola e rivestono le pareti
sono anch’essi stati oggetto di analisi e revisione.
Lo stato di conservazione è soddisfacente poiché si
sono riscontrati vari interventi precedenti di restauro: i più antichi con
sostituzione di piccoli pezzi di marmo, i più recenti con stuccature alcune a
gesso altre in cemento.
Molte le grappe di varie dimensioni ritrovate a
sostegno delle lastre e degli intarsi di marmo.
Una serie di piccole carrucole si trova sulla metà del
perimetro sinistro della cornice della pala d’altare.
MADONNA DEI MIRACOLI
Affresco distaccato e riportato inserito in teca
lignea che riporta sul retro la scritta TRASPORTATA L’ANNO 1715
INTERVENTI DI RESTAURO
Prima di eseguire le operazioni di pulitura è opportuno
attenersi a delle specifiche procedure al fine di salvaguardare l’integrità del
materiale e, allo stesso tempo, prepararlo in modo da garantire l’efficacia,
più o meno incisiva, dell’intervento.
Operazioni preliminari:
- analisi puntuale e dettagliata della
consistenza dei materiali da pulire al fine di avere un quadro esplicativo
relativo alla loro natura, compattezza ed inerzia chimica;
- analisi dei prodotti di reazione, così da poter identificare la loro effettiva consistenza, la natura e la reattività chimica;
- analisi dei prodotti di reazione, così da poter identificare la loro effettiva consistenza, la natura e la reattività chimica;
-
applicazione del sistema di pulitura prescelto su campionature di materiale;
- analisi dei risultati ottenuti sulla superficie campione prima di estendere le operazioni di pulitura a tutta la superficie.
- analisi dei risultati ottenuti sulla superficie campione prima di estendere le operazioni di pulitura a tutta la superficie.
Operazioni di pulitura:
Lo
scopo prefisso per le operazioni di pulitura
è quello di asportare dalla superficie ogni tipo di deposito incoerente in
particolare modo quelli che possono proseguire il deterioramento del materiale.
La
superficie lavorata a contatto con gli agenti atmosferici è sottoposta ad una
serie di lente trasformazioni chimiche-fisiche che portano, nel corso degli
anni, alla formazione di una patina superficiale come una sorta di protezione
naturale.
Attualmente
le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera ostacolano la formazione della
patina attaccando direttamente i materiali lapidei favorendone la disgregazione
e l’insorgenza di croste nere e colonie microbatteriche.
L’intervento di pulitura su questo tipo di materiali deve,
principalmente, essere indirizzato ad eliminare la presenza
di efflorescenze, croste nere, macchie, batteri, funghi, ecc. che provocano il
lento deterioramento della materia e, laddove è presente, conservare la patina
naturale.
Le croste
nere e i funghi che ricoprono gli elementi lapidei, costituiscono un tipo di
degrado che più di altri può alterare lo stato di fatto del materiale e può
inoltre accentuare l’effetto di variazioni termiche, accelerare il fenomeno di
esfoliazione degli strati superficiali della pietra provocando il distacco di
frammenti.
La
rimozione dei depositi incoerenti presenti sul
materiale che, a differenza delle croste, non intaccano la
natura chimica del materiale, è stata eseguita ricorrendo a semplici sistemi
meccanici: pennelli a setole morbide e piccoli aspiratori integrati da piccole
spatole.
La rimozione dei depositi di strati
omogenei di composti idrosolubili o poco solubili (come croste nere), macchie
originate da sostanze di natura organica, strati biologici (batteri, licheni e
algali) è stata effettuata mediante
impacchi assorbenti. Al fine di
non rendere traumatica l’operazione d’asportazione di tali sostanze (gli
impacchi non sono particolarmente adatti in caso di materiali porosi) si sono
utilizzati gel quali Agar-agar e Carbogel interponendo sulla superficie carta
giapponese.
Rimozione
cera: con emulsione magra in Carbogel (10% H2O, 90% etere di petrolio, 2gr.
Brij 35, 20 ml. Tween 20 – acido acetico per Ph 5,5).
Rimozione
vernici e resina acrilica: con miscela Mek in Carbogel ( MetilEtilKetone 40%,
Alcool Isopropilico 35% e Etere di petrolio 25%).
Attenuazione
macchie bruno-ocra: con gel Agar-agar.
Si
è proceduto quindi alla rimozione di vecchie stuccature in gesso non più idonee
ed effettuate le nuove con malta appropriata (con polvere di marmo).
Le
operazioni si sono concluse con il lavaggio dell’opera effettuato con Tween20,
poi ipoclorito diluito a tamponatura, per finire con impacco a tempo di
Ossalato di Ammonio.
L’Ossalato di Ammonio è un sale
che può essere utilizzato per il consolidamento e la protezione di affreschi,
intonaci ed elementi architettonici, senza alterarne l’idrofilia e quindi
l’assorbimento.
Una
volta applicato reagisce con il carbonato di calcio presente, trasformandosi
nell’Ossalato di calcio, insolubile e resistente ad acidi e basi.
Testato già dalla fine degli anni ’80 è il metodo più
innovativo di protezione dei manufatti lapidei calcarei (inclusi affreschi)
basato sulla passivazione della superficie ottenuta per mezzo della moderata
trasformazione del CaCO3 in calcio ossalato (CaC2O4 ).
Sugli angeli in stucco, all’apice dell’edicola, si è
eseguito il minimo intervento conservativo effettuando la pulitura con
pennellesse e piccolo aspiratore, la revisione delle numerose stuccature ancora
idonee ed eseguendo infine alcuni bendaggi, per stabilizzare ali e un arto
(gamba destra, angelo a sinistra) che presentavano profonde fessurazioni.
DANIELA CAPORALI MARIA LIA CAROLA
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