sabato 19 settembre 2009

XXV DOMENICA ORD. – B 20 settembre 2009 (da don Franco Amatori)

Prima Lettura Sap 2, 12.17-20

Dal libro della Sapienza
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 53

Il Signore sostiene la mia vita.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

Seconda Lettura Gc 3,16-4,3

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. In-vece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di mi-sericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene semi-nato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre pas-sioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnào. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la stra-da?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Se-dutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servi-tore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».



Dovevano essere in grande euforia quei discepoli, affascinati dagli annunci di Gesù: un nuovo Regno di pace e giustizia.
Tra i tanti movimenti politici e religiosi del tempo c’erano persone convinte di poter cambiare le cose impadronendosi del potere, come al tempo dei Maccabei; c’erano gruppi di osservanti appartati nel deserto, in grande austerità, per sfuggire il paganesimo, la confusione, la corruzione della città e per osservare la legge di Dio senza compromessi; e c’erano altri, addomesticati, avidi delle briciole di potere benevolmente concesse dai potenti di turno.
Gesù è altra cosa; Lui ha autorità, non è come gli scribi. Nessuno ha mai parlato come quest’uomo. È un profeta, è il Cristo, Dio è con lui. Forse il giogo dei romani cadrà da sé, sarà di-strutto da Dio come al tempo di Madian.
Noi non ci faremo corrompere da nessuno.
Affrettiamoci a stabilire le cariche del nuovo governo. Dopo faremo programmi o elencazioni di priorità; per ora spartizione di potere! Solo avendo in mano il potere potremo realizzare il nuovo Regno di David, nella giustizia e nella pace, come vuole Gesù.
E già litigavano tra loro: “per la strada avevano discusso tra loro chi fosse il più grande”.
Quando si compromette con il potere, anche la Chiesa è già frammentata e squalificata.
Terribile doccia fredda in casa, a Cafarnao, con Gesù: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?»
L’evangelista Marco nemmeno commenta la loro ridicola ingenuità; la mette a confronto con il dramma interiore di Gesù; egli è tutto assorto nel mistero della sua prossima tragica fine. Cerca di farlo capire ai discepoli che gli sono vicini fisicamente, ma lontanissimi nello spirito. Ma che dialogo può esserci tra mistero e gelosia e spirito di contesa, disordine e ogni sorta di cattive azioni? (seconda lettura).
Gesù è tremendamente solo, angustiato, incompreso. È senza “potere” di fronte al “potere”. E senza compromessi. Dice a Pilato: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto». (Giov 19,11)
Il potere, secondo Gesù, è dato dall’alto per servire: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Che dobbiamo fare per liberarci di quella strana fede che crede di poter vincere il male e fare il bene, impadronendosi del potere?
È la tentazione di sempre. Il diavolo ci aveva provato anche con Gesù:
Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». (Lc 4, 5-7).
Giustamente la lettera di Giacomo si chiede: Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mez-zo a voi?
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. (Rm 12,21)
Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non ac-coglie me, ma colui che mi ha mandato?
Prima del “fare” bisogna verificare le intenzioni, la mentalità, lo spirito, la fede. Bisogna saper riconoscere il Signore nei più piccoli e poveri. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. (Mt 25,40)
Lo scandalo della non accoglienza di profughi e di naufraghi in mare di questi ultimi tempi inter-roga severamente la nostra coscienza di cristiani. Significa rifiuto dei più deboli?
A Roma c’è una moltitudine di “barboni” (uomini e donne), che vivono e dormono – estate e in-verno, pioggia o sole, vento o nebbia – nelle strade, nell’incavo di portoni degli antichi palazzi principeschi, o sulle porte, chiuse di notte, delle grandi Banche, o all’ aperto sotto teli di plastica; perfino disabili su carrozzine rimediate e fatiscenti. Abbandonati a se stessi, spesso fuori di testa, difficili da accostare e curare. Un segnale di vasto degrado civico e di dilagante disagio sociale.
Il Regno di Dio è dove c’è attenzione agli ultimi. È l’unica testimonianza credibile.
Dobbiamo rendere grazie a Dio e a tutti quelli che fanno risplendere questa testimonianza. La troviamo non solo nelle comunità di fede. La Carità non è proprietà di nessuno.
I poveri li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete. (Mc 14,7)
Molto “Regno di Dio” lo riconosciamo nel volontariato, in tutte le sue forme, misterioso dono di Dio al nostro tempo. Non lasciamolo affievolire nelle nostre comunità.