venerdì 19 maggio 2017

SANTA RITA

UNIAMOCI CON GIOIA AI NOSTRI CARI FRATELLI E COLLABORATORI DELLA CHIESA DI GESÙ E MARIA NELLA LORO FESTA DI SANTA RITA DA CASCIA
Santa Rita nacque a Roccaporena (Cascia) verso il 1380. Secondo la tradizione era figlia unica e fin dall'adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, ebbe molto a soffrire per l’odio dei parenti che, con fortezza cristiana, riuscì a riappacificare. Vedova e sola, in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di santa Maria Maddalena in Cascia. Visse per quarantanni anni nell'umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù crocifisso. Morì il 22 maggio 1457. Invocata come taumaturga di grazie, il suo corpo si venera nel santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi. Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. E’ invocata come santa del perdono e paciera di Cristo.




L'ODORE DELLE PECORE

Nel brusio più o meno elevato della nostra sala della colazione, sento un colpo secco dato da un pugno su un tavolo.
Improvvisamente, tra gli ospiti, cala il silenzio.
Il mio sguardo va verso la persona che ha fatto ciò.
Solo ad un tavolo, ricurvo su se stesso, con lo sguardo fisso sul bicchiere di thè e qualche pezzo di dolce sbriciolato, c’è un uomo di un età indecifrata. Si, indecifrata, perché non riesci a dare un’età ai poveri.
Solo: accanto a lui i quattro posti disponibili vuoti.
Mani nere, quasi da operaio di miniera, vestiti che solo parvenza hanno del nome, piedi nudi che calzano infradito malconcio. La testa ricurva rivela ferite e croste tra i pochi capelli, un volto sofferente.
Cerco di avvicinarmi, ma gli altri amici della sala mi sussurrano che ‘è matto’, ‘ sta molto male’, ‘meglio lasciarlo stare’.
Mi avvicino lo stesso. Un odore nauseabondo di chi non si lava da moltissimo tempo.
‘Hai bisogno di qualcosa?’ gli chiedo.
Ricevo come risposta un secco ‘No!’. ‘E perché hai battuto il pugno sul tavolo?’ gli faccio.
Alza per un attimo lo sguardo. Abbassa gli occhi; e, dopo un po’, sussurra: ‘sono nervoso’.
Riprende il vociare nella sala.
Poco dopo si alza e se ne va camminando in modo incerto.
Mi si è stretto il cuore. Che cosa potevo fare di più? Sedermi accanto a lui? Parlare con lui? Toccarlo?
In fondo sono queste le piaghe di Cristo nell’Umanità ferita dei nostri giorni.
Sono gli invisibili di oggi. E grazie all’amorevole impegno di volontari ogni giorno passano qualche minuto qui alla Chiesa di San Giacomo per poi scomparire nelle vie della Città eterna.

Si è vero in qualche momento, per un po’ di tempo la nostra chiesa puzza….. ma, per quanto riceviamo, questo ‘è l’odore, il profumo delle pecore’ del gregge del Signore.