giovedì 25 luglio 2013

1000 anni di SALVE REGINA


    Di Laura Borselli                            

Il 18 luglio 1013 nasceva Ermanno di Reichenau, il monaco “contratto” che non poteva stare comodo neanche sdraiato. Le cure dei confratelli e la grande fede ne fecero un uomo «veramente vivo»
 
«Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime». È la preghiera che ancora si canta nelle chiese, alla fine, quando restano i vecchi a trascinare le vocali come a trattenere chi già corre a riaccendere il telefonino. Chi l’ha scritta, quasi mille anni fa, sapeva che cos’è una valle di lacrime. La Salve Regina fu infatti, quasi sicuramente, composta da Ermanno di Reichenau, meglio conosciuto come Ermanno lo storpio. Lo chiamavano anche “il contratto”. I documenti che ne danno notizia parlano di un uomo deforme, con gli arti come attorcigliati a impedirgli non solo di camminare normalmente ma anche di trovare pace disteso o seduto nella sedia costruita apposta per lui. Ermanno, che nella vita non è mai stato comodo se non, probabilmente, quando è sopraggiunta la morte, fu monaco e fine studioso. La preghiera alla Madonna entrata nella storia liturgica della Chiesa è solo uno degli aspetti del suo studio e della sua fede poderosamente intrecciati. Poi ci sono le cronache della storia del mondo, lo studio delle costellazioni, la costruzione di astrolabi. Ancora oggi chi cerca notizie su di lui nelle biblioteche trova i trattati scritti nelle notti insonni nell’abbazia di Reichenau, in un’isoletta nel lago di Costanza. A essere in grado di scrivere ci arrivò probabilmente dopo un lungo allenamento per addomesticare le mani a rispondere alla mente. Nacque il 18 luglio del 1013, esattamente mille anni fa, ed era uno dei 15 figli di Eltrude e Goffredo conte di Althausen di Svevia.
Fu il gesuita inglese Cyril Martindale ad appassionarsi alla sua storia dopo il ritrovamento nella biblioteca di Oxford di un volume in latino che ne riferiva la vita. Quelle pagine, racconta Martindale in un volume molto amato da don Luigi Giussani (Santi, Jaca Book) non parlavano di un handicappato abbandonato, ma di un piccolo affidato alle amorevoli cure dei monaci e diventato presto un compagno prezioso per i religiosi. Misteriosamente in Ermanno la malattia non genera cinismo bensì un’umanità ricca, rigogliosa, coinvolgente. Così la biografia parla di un uomo «piacevole, amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi in ogni occasione di essere galantuomo con tutti». Quello che doveva essere un peso diventa presto l’orgoglio del monastero e la sua fama arriva fino all’imperatore Enrico III e a papa Leone IX, che visitarono Reichenau rispettivamente nel 1048 e nel 1049.
Vincere il dolore e la pigrizia non è semplice. Ermanno stesso lo fa capire nell’introduzione a uno dei suoi volumi più complicati, quello in cui spiega come si costruiscono gli astrolabi, marchingegni antenati degli orologi, utilizzati per localizzare o calcolare la posizione del Sole, della Luna, dei pianeti e delle stelle, ma anche per determinare l’ora conoscendo la longitudine. «Ermanno – scrive –, l’infimo dei poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, il seguace più lento di un ciuco, anzi, di una lumaca è stato indotto dalle preghiere di molti amici a scrivere questo trattato scientifico». Tra gli amici c’è Bertoldo, incaricato di aiutarlo nelle incombenze quotidiane e testimone dei momenti cruciali della sua vita. È a lui che Ermanno affida i suoi pensieri nei giorni della pleurite che lo condurrà alla morte. E l’amico si commuove e si tura le orecchie quando il piccolo monaco, già assaporando la pace della liberazione dal corpo, si dice stanco di vivere.
«La Vita, come la scrisse Bertoldo – osserva Martindale –, è così piena di vita pulsante, Ermanno ne esce veramente vivo! Non perché sapesse scrivere sulla teoria della musica e della matematica, né perché seppe compilare minuziose cronache storiche e leggere tante lingue diverse, ma per il suo coraggio, la bellezza dell’anima sua, la sua serenità nel dolore, la sua prontezza a scherzare e a fare a botta e risposta, la dolcezza dei suoi modi che lo resero “amato da tutti”. (…) Ermanno ci dà la prova che il dolore non significa infelicità, né il piacere la felicità».

RELAZIONE DI RESTAURO ALTORILIEVO DI PIERRE LEGROS










L’altorilievo di eccezionali dimensioni (cm. 262 x 420), realizzato in 4 blocchi di marmo, raffigura San Francesco di Paola che implora la Vergine per gli infermi.
Il grande rilievo marmoreo rappresenta due scene distinte: una principale con figure quasi a tutto tondo, e una secondaria sul piano di fondo. I personaggi che compongono la prima scena sono, partendo da destra, San Francesco di Paola inginocchiato e sospeso su una nuvola in atto di adorare la sacra immagine della Vergine dei Miracoli col Bambino; l'affresco, racchiuso entro una cornice dorata, è retto da quattro figure angeliche: un gruppo di due puttini è posto in alto a destra, un altro sorregge il dipinto dal basso e guarda il santo, mentre un angelo, non ancora adulto, è rappresentato a sinistra.
Appartenenti a questa prima scena sono gli infermi confinati nel livello più basso. Un gruppo di tre personaggi in basso a sinistra assiste al miracolo; un'anziana, di cui si scorge solo il busto, è scolpita subito dietro un giovane malato sorretto da un uomo, unica figura del gruppo parallela a quella del santo, che scorge l'immagine della beata Vergine col Bambino. L'ultimo soggetto della scena è un bambino sofferente ai piedi di San Francesco di Paola.
La seconda scena è racchiusa entro una raffinata cornice architettonica, che descrive le corsie dell'Ospedale di San Giacomo degli Incurabili, entro cui la vita ospedaliera di svolge in maniera ordinaria. Al centro di tutta la composizione marmorea è la figura a bassorilievo di un malato che aspetta di essere imboccato da un infermiere intento a soffiare sulla minestra bollente. Spettatori della scena sono tre personaggi scolpiti a bassissimo rilievo, la testa di uno spunta a destra dalla nuvola che sorregge il santo e che si allaccia al gruppo angelico, mentre gli altri due, che paiono comunicare fra loro, sono invece alle spalle dell'infermiere.

Misurazioni pala marmorea:
San Francesco di Paola: l. cm 108 x h. 170, aggetto cm 67; Compassionevole: l. cm. 102 x h. 200, aggetto cm 70
Bassorilievo delle figure centrali da mm. 0/1 a cm 3
Madonna dei Miracoli: Affresco: cm. 74 x 86,5; Cornice centinata in ottone: cm. 79 x 83

STATO DI CONSERVAZIONE

Da una prima analisi visiva l’opera appare nel suo insieme in mediocre stato di conservazione, ma un’osservazione più  attenta e meticolosa ha evidenziato uno stato di avanzato degrado.

A tal proposito, per documentare lo stato di fatto prima dell’intervento, il restauro è stato preceduto da un lavoro minuzioso che ha riguardato l’osservazione, a volte attraverso lenti di ingrandimento, a luce radente e U.V., della superficie.

Tutte le informazioni ottenute da tali indagini visive sono state riportate su mappe  sulle quali si è riprodotto graficamente traccia dei depositi superficiali estranei al marmo oltre al livello e  tipo di consunzione superficiale.

Da tale analisi sono conseguite le seguenti considerazioni:
il tipo di degrado è variabile da punto a punto e dipende dalla maggiore o minore esposizione del marmo ai fattori deteriogeni naturali (deposito di polveri, ristagno d’acqua, attacco microbiologico). Le folti capigliature e barbe si sono rivelati i miglior habitat per i microrganismi. La parte in migliori condizioni di conservazione è la superficie esterna.

La situazione si aggrava in quei punti dove l’acqua (condensa) ha potuto ristagnare (sommità del capo, spalle, pieghe). In questi punti si può vedere con chiarezza quanto avanzato sia il livello di degrado.

Sono inoltre visibili i danni provocati durante i vecchi interventi di restauro anche gravi e facilmente individuabili: gocciolamenti di tinte e vernici, stuccature non idonee, abrasioni da carta vetrata e Paraloid.
Non si hanno notizie specifiche su tali interventi.

Per quanto riguarda la presenza di sostanze estranee al marmo, a occhio nudo si sono riconosciute:
-    la cera, sotto forma di  macchie più o meno spesse e di colore variabile tra un bianco latte trasparente e un giallo bruno intenso;
-    residui di gesso dall’aspetto crostoso;
-    macchie brune più sottili penetrate in profondità, facilmente visibili ad occhio nudo ma difficilmente qualificabili, sono state identificate dopo essere state analizzate  e si tratta di specie microbiologiche di funghi;
-    una serie di altre macchie  identificabili come: ossidazioni ferrose,  macchie di vernice bianca e dorata e vernice acrilica.
Profonde fessurazioni sono state rilevate nelle linee di congiunzione dei blocchi di marmo.

E’ mancante il dito indice della mano destra della figura in altorilievo a sinistra.

L’opera è poi ricoperta da uno spesso strato di polvere che la ingrigisce e opacizza.

La polvere viene introdotta all’interno della chiesa in parte dai visitatori  che ne trasportano una cospicua quantità,  ma si forma  soprattutto per il deposito del particellato sospeso nell’atmosfera urbana  ricco di idrocarburi (per anni la rottura di un vetro della finestra soprastante ha permesso non solo al particellato di penetrare, ma anche ai piccioni di cui si è rilevato il guano, soprattutto sugli angeli in stucco nelle zone orizzontali, dove ha potuto depositarsi e compattarsi assumendo l’aspetto di vero e proprio manto).

ANGELI IN STUCCO
Gli angeli sono ricoperti da uno spesso strato di polvere che ottunde la leggibilità del colore ocra chiaro originale. Visibili vecchie stuccature e nuove fessurazioni.



MARMI
I marmi che compongono l’edicola e rivestono le pareti sono anch’essi stati oggetto di analisi e revisione.
Lo stato di conservazione è soddisfacente poiché si sono riscontrati vari interventi precedenti di restauro: i più antichi con sostituzione di piccoli pezzi di marmo, i più recenti con stuccature alcune a gesso  altre in cemento.
Molte le grappe di varie dimensioni ritrovate a sostegno delle lastre e degli intarsi di marmo.
Una serie di piccole carrucole si trova sulla metà del perimetro sinistro della cornice della pala d’altare.


MADONNA DEI MIRACOLI
Affresco distaccato e riportato inserito in teca lignea che riporta sul retro la scritta TRASPORTATA L’ANNO 1715




INTERVENTI DI RESTAURO

Prima di eseguire le operazioni di pulitura è opportuno attenersi a delle specifiche procedure al fine di salvaguardare l’integrità del materiale e, allo stesso tempo, prepararlo in modo da garantire l’efficacia, più o meno incisiva, dell’intervento.

Operazioni preliminari:
-   analisi puntuale e dettagliata della consistenza dei materiali da pulire al fine di avere un quadro esplicativo relativo alla loro natura, compattezza ed inerzia chimica;
-   analisi dei prodotti di reazione, così da poter identificare la loro effettiva consistenza, la natura e la reattività chimica;
- applicazione del sistema di pulitura prescelto su campionature di materiale;
-   analisi dei risultati ottenuti sulla superficie campione prima di estendere le operazioni di pulitura a tutta la superficie.


Operazioni di pulitura:

Lo scopo prefisso per le operazioni di pulitura è quello di asportare dalla superficie ogni tipo di deposito incoerente in particolare modo quelli che possono proseguire il deterioramento del materiale.

La superficie lavorata a contatto con gli agenti atmosferici è sottoposta ad una serie di lente trasformazioni chimiche-fisiche che portano, nel corso degli anni, alla formazione di una patina superficiale come una sorta di protezione naturale.
Attualmente le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera ostacolano la formazione della patina attaccando direttamente i materiali lapidei favorendone la disgregazione e l’insorgenza di croste nere e colonie microbatteriche.
L’intervento di pulitura su questo tipo di materiali deve, principalmente, essere indirizzato ad eliminare la presenza di efflorescenze, croste nere, macchie, batteri, funghi, ecc. che provocano il lento deterioramento della materia e, laddove è presente, conservare la patina naturale.
Le croste nere e i funghi che ricoprono gli elementi lapidei, costituiscono un tipo di degrado che più di altri può alterare lo stato di fatto del materiale e può inoltre accentuare l’effetto di variazioni termiche, accelerare il fenomeno di esfoliazione degli strati superficiali della pietra provocando il distacco di frammenti.



La rimozione dei depositi incoerenti presenti sul materiale che, a differenza delle croste, non intaccano la natura chimica del materiale, è stata eseguita ricorrendo a semplici sistemi meccanici: pennelli a setole morbide e piccoli aspiratori integrati da piccole spatole.

La rimozione dei depositi di strati omogenei di composti idrosolubili o poco solubili (come croste nere), macchie originate da sostanze di natura organica, strati biologici (batteri, licheni e algali) è stata effettuata mediante impacchi assorbenti. Al  fine di non rendere traumatica l’operazione d’asportazione di tali sostanze (gli impacchi non sono particolarmente adatti in caso di materiali porosi) si sono utilizzati gel quali Agar-agar e Carbogel interponendo sulla superficie carta giapponese.

Rimozione cera: con emulsione magra in Carbogel (10% H2O, 90% etere di petrolio, 2gr. Brij 35, 20 ml. Tween 20 – acido acetico per Ph 5,5).
Rimozione vernici e resina acrilica: con miscela Mek in Carbogel ( MetilEtilKetone 40%, Alcool Isopropilico 35% e Etere di petrolio 25%).
Attenuazione macchie bruno-ocra: con gel Agar-agar.

Si è proceduto quindi alla rimozione di vecchie stuccature in gesso non più idonee ed effettuate le nuove con malta appropriata (con polvere di marmo).

Le operazioni si sono concluse con il lavaggio dell’opera effettuato con Tween20, poi ipoclorito diluito a tamponatura, per finire con impacco a tempo di Ossalato di Ammonio.

L’Ossalato di Ammonio è un sale che può essere utilizzato per il consolidamento e la protezione di affreschi, intonaci ed elementi architettonici, senza alterarne l’idrofilia e quindi l’assorbimento.
Una volta applicato reagisce con il carbonato di calcio presente, trasformandosi nell’Ossalato di calcio, insolubile e resistente ad acidi e basi.

Testato già dalla fine degli anni ’80 è il metodo più innovativo di protezione dei manufatti lapidei calcarei (inclusi affreschi) basato sulla passivazione della superficie ottenuta per mezzo della moderata trasformazione del CaCO3 in calcio ossalato (CaC2O4 ).

Sugli angeli in stucco, all’apice dell’edicola, si è eseguito il minimo intervento conservativo effettuando la pulitura con pennellesse e piccolo aspiratore, la revisione delle numerose stuccature ancora idonee ed eseguendo infine alcuni bendaggi, per stabilizzare ali e un arto (gamba destra, angelo a sinistra) che presentavano profonde fessurazioni.

DANIELA CAPORALI  MARIA LIA CAROLA

Uniti nella preghiera alle vittime dell'incidente di Santiago


Tra qualche ora avrà inizio la Messa Solenne per la festa di San Giacomo. Non possiamo non unirci al dolore dei familiari delle persone decedute o ferite nella sciagura ferroviaria a Santiago de Compostela.

La tragedia ferroviaria avvenuta ieri sera in Spagna ha colpito profondamente Papa Francesco, che da Rio de Janeiro, dove si trova per la Giornata Mondiale della Gioventù, ha espresso per telegramma e attraverso un tweet il proprio dolore per il deragliamento di un treno in procinto di giungere a Santiago de Compostela, meta di tanti pellegrini, in particolare oggi, festa di San Giacomo. Drammatico il bilancio ancora provvisorio della tragedia, con 78 morti e oltre 140 feriti.
“Chiedo a sua eccellenza che faccia giungere a quanti stanno soffrendo per questa disgrazia e ai loro familiari la mia vicinanza spirituale”: così Papa Francesco scrive nel telegramma di cordoglio indirizzato all’arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julian Barrio Barrio. Assieme alle parole di incoraggiamento, il Pontefice impartisce una speciale benedizione apostolica a tutti gli spagnoli affidandoli all’intercessione di San Giacomo Apostolo. La peggiore sciagura ferroviaria della Spagna dal dopoguerra a questa parte giunge, infatti, alla vigilia del giorno dedicato a San Giacomo e colpisce la Città che porta il suo nome, meta di pellegrini da tutto il mondo. Il deragliamento del treno ad alta velocità sulla tratta Madrid-Ferrol è avvenuto alle 20:42 di ieri sera, a poco più di tre chilometri dalla stazione della città galiziana. Il convoglio viaggiava a 180 km orari, 120 oltre il limite di quel tratto, e si è rovesciato in una curva, con in vagoni finiti uno sopra l'altro. Fra i testimoni c'è chi dice di aver sentito un'esplosione: probabilmente il boato dell'urto, le autorità hanno subito escluso, infatti, l’ipotesi dell’attentato. Due le inchieste aperte per accertare la dinamica, fra gli indagati il macchinista del treno. Tra i particolari emersi, il fatto che il treno aveva quattro minuti di ritardo e che aveva superato un collaudo pochi giorni prima. I soccorsi sono andati avanti tutta la notte. Al mattino è arrivato in visita il premier, Mariano Rajoy, nativo proprio di Santiago, mentre l’amministrazione cittadina ha annullato i festeggiamenti dedicati a San Giacomo, che avrebbero dovuto prendere il via proprio oggi. Tre i giorni di lutto indetti dal governo nazionale.
Sulla tragedia che ha colpito Santiago de Compostela, le parole di conforto dell’arcivescovo della diocesi mons. Julian Barrio Barrio
R. - Vorrei offrire un messaggio di speranza ai familiari delle vittime. Mi sono ricordato molto in questi momenti di quelle parole che Dante faceva dire al Santo Apostolo quando gli diceva: “ Fa che in questo santuario risuoni la speranza!”. Quando ho appreso la notizia di questa tragedia, mi sono recato nella cappella per pregare per coloro che sono morti, per coloro che sono rimasti feriti e per le famiglie, affinché trovino la serenità, la pace e la consolazione, in questi momenti tanto necessarie per loro.
D. - La comunità di Compostela come sta reagendo alla tragedia?
R. - Nella Messa che abbiamo celebrato ho ringraziato tanto la comunità per la disponibilità, per la generosità, per tutto quello che ha fatto e che sta facendo. Un vero esempio di grande umanità. Ho ringraziato tante persone che dal primo momento hanno messo disposizione le proprie possibilità.
D. - Proprio oggi, era previsto l’inizio dei festeggiamenti per San Giacomo Apostolo. Nella preghiera per le vittime fatta questa mattina, avete chiesto il suo conforto. Il Santuario può essere anche un punto di riferimento in questa tragedia?
R. - Senz’altro. All’Apostolo ho chiesto di darci il coraggio per bere questo calice del Signore in questo momento non facile. Ho potuto vedere come questi pellegrini che sono arrivati oggi fossero commossi. Ho avuto l’occasione di parlare con alcuni di loro e il messaggio che ho dato loro è un messaggio di fede e di speranza nel Signore.
Fonte Radio Vaticana