giovedì 29 novembre 2012

“Testimoni della Carità”



Testimoni della Carità”
associazione privata di fedeli




Mio Carissimo Don Giuseppe,
Se un bilancio di fine anno va fatto, non è solo per un esame di coscienza ma è anche perché il tempo è il più propizio per ringraziare il Signore dei tanti doni da Lui profusi; così facendo però, devo necessariamente  prendere atto che, troppo spesso, i fatti, le urgenze  ed anche i miei limiti, non mi hanno ahimè consentito di essere sufficientemente riconoscente rispetto alla sensibilità, al senso di carità, all’amore che, specie la tua comunità  e tu stesso ci avete donato, non solo con le vostre preghiere ma, anche, con le generose offerte che in occasione del Natale, ormai da qualche anno, ci destinate. Preso dalle cure del mio piccolo gregge di smarriti, finisco per perdere la cognizione del tempo ed anche, per molti versi, delle cose. Tutto mi sembra accaduto ieri e così, neanche so più se ho avuto cura di ringraziare te e la tua comunità dello sforzo compiuto nell’aiutarci, in modo tanto efficace, anche in occasione nell’ultimo Natale; quello del 2011. Se non l’ho fatto, col capo coperto di cenere, lo faccio ora e con tutto il cuore. Va però detto che non ho mai mancato di ricordarvi nel mio quotidiano rivolgersi al Signore, né, tantomeno, di ringraziarvi mentalmente quando nello sguardo dei nostri fratelli bisognosi, ho letto la meraviglia e la gratitudine per l’abbondanza dei Vostri doni.
Come Vi ho appena detto, Il tempo è sembrato volare  ed ora si avvicina un  nuovo Natale, un’ora di rinnovate speranze e di struggente desiderio di pace e di fraternità. Sentiamo su di noi – Testimoni della Carità- lo sguardo angosciato di troppa  gente abbandonata a se stessa nonostante gli sforzi  titanici di tanta parte sana delle nostre istituzioni. Come sai, ma è bene sia messa a parte anche la tua comunità, abbiamo dovuto rinunciare alla “casa di accoglienza” – destinata dal Signore ad altra funzione.  Non possiamo e non vogliamo dolercene più di tanto. Miracolosamente i nostri ospiti hanno trovato in loro stessi le risorse necessarie per ottenere altre collocazioni in autonomia, autonomia data dal loro lavoro e dalla capacità che hanno acquisito vivendo  in comunione con noi. Lavorando, si sono uniti ed hanno preso in locazione piccoli stabili che, con qualche intervento d’emergenza, hanno reso dignitosi. Forti dell’aiuto della Provvidenza (che anche in Voi trova fertile terreno), noi continuiamo a sostenerli.  Così mentre li seguivamo passo per passo perché i loro sforzi non fossero vani, siamo stati obbligati, dalle circostanze, a ricercare, pure noi, un nuovo sito (un terreno, trovato ma, in fase di verifica circa le possibilità comunali di concederci le necessarie autorizzazioni)  su cui far insistere una struttura alloggiativa più aderente  ai bisogni delle nuove povertà. Uomini e donne della nostra comunità vogliono subito attivarsi,  con  l’entusiasmo che già li ha conquistati, per approntare i lavori di costruzione della  loro nuova “casa”. Procederemo per gradi, con prudenza e discernimento, tenuti per mano dalla Provvidenza Divina e sotto la protezione della Santissima Madre di Dio. Sono Loro i veri costruttori come sono Loro che, scegliendo “strumenti” come Voi, negli ultimi dieci anni, hanno dispensato a piene mani, doni e benedizioni.
A cose fatte - ma senza porre ipoteche sui tempi – avremo la gioia di poter  accogliere, in un unico abbraccio, anche l’appello doloroso che ci giunge dalle donne, dai bambini e da alcuni fra i malati di mente che, allo stato, per la particolarità delle loro situazioni, non trovano accoglienza da nessuna parte. Anche se abbiamo fatto esperienza in questo specifico,  speriamo nel  Signore  di essere sufficientemente preparati. Dobbiamo esserlo; non ci sono alternative. Ma dove poggerebbero le nostre speranze e quelle dei diseredati che a noi si rivolgono, se il Signore non avesse provveduto a fare anche di voi una “via” per dispensare la sua Provvidenza?
A bussare alla nostra porta, trasferitasi nella stessa strada, a duecento metri dalla struttura precedente, vi è sempre una lunga teoria di diseredati. La Caritas è stracolma, S,Egidio fa quel che può, S.Vincenzo idem ed il Municipio (il XIII) come del resto gli ospedali di zona, operano, visti i tempi, fra notevoli difficoltà.
A parte  la questione alloggiativa, grazie all’Altissimo, molte nostre efficienze si sono mantenute pressoché intatte ma, anche noi, facciamo ciò che possiamo! Condividiamo ciò che abbiamo. Pranzo e cena sono  cibi freddi  ed i pacchi viveri, in qualche maniera, sopperiscono  alle carenze della buona tavola che, per ora, è impossibile ammannire. Abbiamo chiuso una convenzione con il fornitore di gas liquido che, seppure mensilmente ci presenti un conto salatissimo, soddisfa oltre il 30/40% del fabbisogno  delle famiglie che ancora si rivolgono a noi con speranza e fiducia.
La sfavorevole congiuntura degli ultimi mesi ha pressoché paralizzato i viaggi del nostro bel furgone (dono della provvidenza) che, grazie alla disponibilità ed abilità professionale dei nostri amici “risanati” aveva contribuito, e non poco, all’equilibrio della nostra spesso malferma economia.
Contiamo, come ormai da qualche anno, sulla Vostra premura e generosità, sapendo che, nonostante la durezza della crisi dei tempi,  non ci farete mancare i segni del vostro amore e della vostra solidarietà. Questa volta, prometto, vi ringrazierò per tempo. Dio vi benedica e vi protegga sempre.
     Alberto Notarbartolo
Priore Testimoni della carità


11 Se non ci fosse Dio non sarebbe meglio? Non ci dovremmo preoccupare dell'inferno.

«Se non ci fosse Dio non sarebbe meglio? Non ci dovremmo preoccupare dell'inferno.» La prospettiva di un'eternità in purgatorio e paradiso, o all'inferno, non lascia indifferente nessuno. In questa prima domenica di Avvento (anno B) viene ribadito che alla fine dei tempi Cristo verrà per giudicare il mondo, con misericordia ma anche con giustizia.