sabato 26 settembre 2009

E l'ospedale San Giacomo?

Oggi in via del Corso, alcune decine di cittadini, medici dell'ex Ospedale san Giacomo si sono riuniti per chiedere che la struttura chiusa il 31 ottobre dello scorso anno ritorni alla città.
Ricordando quei momenti ecco un video, molto amatoriale di quei giorni



venerdì 25 settembre 2009

XXVI DOMENICA ORD. – B 27 settembre 2009 (da don Franco Amatori)

Prima Lettura Nm 11, 25-29

Dal libro dei Numeri
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell'accampamento, uno chiamato Eldad e l'altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell'accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me?
Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 18

I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.

Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.

Seconda Lettura Gc 5, 1-6

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco.
Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».



Carissimo Giacomo,
ti ringrazio con tutto il cuore della Lettera che hai scritto alle comunità cristiane del tuo tempo, circa 1900 anni fa, ma che è ancora attualissima. Non ti ho conosciuto personalmente. Esattamente non so neppure chi tu sia.
Non sei certamente
Giacomo di Zebedèo (fratello di Giovanni), ai quali (Gesù) diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono (Mc 3,17);
ma certo hai ereditato il loro spirito. La lettera che porta il tuo nome è un uragano di insegna-menti, di collera e di dolcezza soprattutto quando parla dei poveri oppressi, dei malati e del perdono dei peccati ...
Nell’anno 44 d.C. il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. (Atti 12,1-2).
Non sei nemmeno Giacomo di Alfeo, (Mc 3,18) ricordato nel gruppo dei Dodici di Gesù.
Qualcuno suppone che tu sia “Giacomo, il fratello del Signore” (cfr Mc 6,3; Gal 1,19) originario di Nazaret, probabile parente di Gesù (cfr Mt 13,55; Mc 6,3) di cui il libro degli Atti sottolinea il ruolo preminente svolto nella Chiesa di Gerusalemme.
“La più antica informazione sulla morte di questo Giacomo ci è offerta dallo storico ebreo Flavio Giuseppe. Nelle sue Antichità Giudaiche (20,201s), redatte a Roma verso la fine del I° secolo, egli ci racconta che la fine di Giacomo fu decisa con iniziativa illegittima dal Sommo Sacerdote Anano, figlio dell’Annas attestato nei Vangeli, il quale approfittò dell'intervallo tra la deposizione di un Procuratore romano (Festo) e l'arrivo del successore (Albino) per decretare la sua lapidazione nell’anno 62”. (Benedetto XVI - Udienza Generale - Mercoledì 28 giugno 2006).
Molti studiosi ritengono che tu sia un autore della fine del primo secolo (o inizio del secondo); la tua lettera era così importante e radicata nell’insegnamento degli apostoli che l’hai attribuita all’apostolo Giacomo; non era un vero imbroglio, ma un’usanza diffusa in quel tempo, per dare maggiore autorità alla lettera.
Ma chiunque tu sia, ti ammiro per la tua chiarezza, concretezza e il tuo coraggio. Mi ricordi Gio-vanni Battista che paga con la vita il suo “gridare nel deserto”.
La lettera contiene insegnamenti importantissimi per la vita cristiana, ancora molto legati alla cultura e tradizioni ebraiche, ed è un documento che lascia intravedere problemi e usanze della prima generazione di cristiani.
Ma soprattutto mi ha convinto e coinvolto il tuo coraggio nella difesa dei poveri e quella tua de-cisa condanna nei confronti dei ricchi e potenti che opprimono i deboli.
La parte della lettera che leggiamo in questa domenica esprime bene anche la rabbia nostra contro gli abusi di potere dei nostri giorni. Chissà cosa diresti se fossi qui oggi, in questa nostra società ingiusta, violenta e dilaniata! Finalmente ho trovato in te un alleato. Certe volte mi viene la voglia di usare le tue stesse parole; sento come una ribellione dentro di me. Non è vero che il cristiano deve stare sempre zitto davanti alle ingiustizie e agli abusi.
Anche Gesù, sulla linea dei profeti della Bibbia, ha usato parole di fuoco contro gli scribi, i fari-sei, gli anziani del popolo, e perfino contro i sommi sacerdoti per le loro ipocrisie, rapine e scandali. Il Vangelo di questa domenica non ci va leggero con quelle immagini della macina da mulino al collo, e della mano tagliata e dell’ occhio …, contro chi dà scandalo.
Nello stesso tempo, quando sono sdegnato per le ingiustizie dei nostri giorni mi dico che devo stare calmo, che devo perdonare perché anche Gesù ha perdonato, e che san Paolo mi raccomanda “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. (Rm 12,21).
È sempre difficile per me trovare la misura giusta tra sdegno, giustizia e perdono.
Ma tu potevi permetterti quelle espressioni così forti perché nella tua vita non c’erano compro-messi. Io invece a volte non posso parlare per paura che qualcuno mi rinfacci qualche mio peccato o debolezza. Chi di noi è senza peccato da poter scagliare la pietra per primo?
Però ho capito che posso avere tutta la rabbia, che devo lottare per la giustizia (è la quarta e l’ottava beatitudine del vangelo di Matteo cap. 5), e che comunque non posso mai farmi giustizia o vendetta da solo.
Come Gesù, che oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. (1 Pt 2, 23).
“Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”. (prima lettura).

sabato 19 settembre 2009

XXV DOMENICA ORD. – B 20 settembre 2009 (da don Franco Amatori)

Prima Lettura Sap 2, 12.17-20

Dal libro della Sapienza
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 53

Il Signore sostiene la mia vita.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

Seconda Lettura Gc 3,16-4,3

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. In-vece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di mi-sericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene semi-nato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre pas-sioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnào. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la stra-da?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Se-dutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servi-tore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».



Dovevano essere in grande euforia quei discepoli, affascinati dagli annunci di Gesù: un nuovo Regno di pace e giustizia.
Tra i tanti movimenti politici e religiosi del tempo c’erano persone convinte di poter cambiare le cose impadronendosi del potere, come al tempo dei Maccabei; c’erano gruppi di osservanti appartati nel deserto, in grande austerità, per sfuggire il paganesimo, la confusione, la corruzione della città e per osservare la legge di Dio senza compromessi; e c’erano altri, addomesticati, avidi delle briciole di potere benevolmente concesse dai potenti di turno.
Gesù è altra cosa; Lui ha autorità, non è come gli scribi. Nessuno ha mai parlato come quest’uomo. È un profeta, è il Cristo, Dio è con lui. Forse il giogo dei romani cadrà da sé, sarà di-strutto da Dio come al tempo di Madian.
Noi non ci faremo corrompere da nessuno.
Affrettiamoci a stabilire le cariche del nuovo governo. Dopo faremo programmi o elencazioni di priorità; per ora spartizione di potere! Solo avendo in mano il potere potremo realizzare il nuovo Regno di David, nella giustizia e nella pace, come vuole Gesù.
E già litigavano tra loro: “per la strada avevano discusso tra loro chi fosse il più grande”.
Quando si compromette con il potere, anche la Chiesa è già frammentata e squalificata.
Terribile doccia fredda in casa, a Cafarnao, con Gesù: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?»
L’evangelista Marco nemmeno commenta la loro ridicola ingenuità; la mette a confronto con il dramma interiore di Gesù; egli è tutto assorto nel mistero della sua prossima tragica fine. Cerca di farlo capire ai discepoli che gli sono vicini fisicamente, ma lontanissimi nello spirito. Ma che dialogo può esserci tra mistero e gelosia e spirito di contesa, disordine e ogni sorta di cattive azioni? (seconda lettura).
Gesù è tremendamente solo, angustiato, incompreso. È senza “potere” di fronte al “potere”. E senza compromessi. Dice a Pilato: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto». (Giov 19,11)
Il potere, secondo Gesù, è dato dall’alto per servire: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Che dobbiamo fare per liberarci di quella strana fede che crede di poter vincere il male e fare il bene, impadronendosi del potere?
È la tentazione di sempre. Il diavolo ci aveva provato anche con Gesù:
Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». (Lc 4, 5-7).
Giustamente la lettera di Giacomo si chiede: Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mez-zo a voi?
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. (Rm 12,21)
Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non ac-coglie me, ma colui che mi ha mandato?
Prima del “fare” bisogna verificare le intenzioni, la mentalità, lo spirito, la fede. Bisogna saper riconoscere il Signore nei più piccoli e poveri. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. (Mt 25,40)
Lo scandalo della non accoglienza di profughi e di naufraghi in mare di questi ultimi tempi inter-roga severamente la nostra coscienza di cristiani. Significa rifiuto dei più deboli?
A Roma c’è una moltitudine di “barboni” (uomini e donne), che vivono e dormono – estate e in-verno, pioggia o sole, vento o nebbia – nelle strade, nell’incavo di portoni degli antichi palazzi principeschi, o sulle porte, chiuse di notte, delle grandi Banche, o all’ aperto sotto teli di plastica; perfino disabili su carrozzine rimediate e fatiscenti. Abbandonati a se stessi, spesso fuori di testa, difficili da accostare e curare. Un segnale di vasto degrado civico e di dilagante disagio sociale.
Il Regno di Dio è dove c’è attenzione agli ultimi. È l’unica testimonianza credibile.
Dobbiamo rendere grazie a Dio e a tutti quelli che fanno risplendere questa testimonianza. La troviamo non solo nelle comunità di fede. La Carità non è proprietà di nessuno.
I poveri li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete. (Mc 14,7)
Molto “Regno di Dio” lo riconosciamo nel volontariato, in tutte le sue forme, misterioso dono di Dio al nostro tempo. Non lasciamolo affievolire nelle nostre comunità.

giovedì 17 settembre 2009

Incontri di catechesi per i bambini in preparazione alla prima comunione

Da Mercoledì 16 settembre iniziano le Iscrizioni dei bambini che si preparano alla prima comunione. Tutti i genitori sono invitati ad incontrarsi con Don Giuseppe, sia quelli di terza, come, e soprattutto, quelli di quarta elementare che già hanno frequentato il catechismo. I giorni in cui sarò disponibile per questi incontri sono il mercoledì, giovedì e sabato dalle 16.00 alle 19.00 oppure prendendo un appuntamento per un diverso orario chiamando al 3473912560, oppure 063219419 (segreteria telefonica) oppure scrivendo mail a dongiuseppetrappolini@yahoo.it
Il giorno del catechismo dei bambini del secondo anno rimane invariato: Lunedì o Giovedì a secondo della scelta dello scorso anno dalle 17.00 alle 18.00. Mentre il giorno dei bambini di terza elementare sarà il giovedì, sempre dalle 17.00 alle 18.00. La Messa domenicale per i bambini e le famiglie è alle 11.30
L’inizio della catechesi sarà domenica 11 ottobre con la Messa.
Nella settimana successiva avranno inizio gli incontri
Quest’anno vogliamo formare un coro di bambini che avrà come primo obiettivo realizzare un Concerto Natalizio, sotto la guida della ‘Capella Musicale San Giacomo’ A questo coro sono invitati anche i bambini che frequentano il catechismo presso altre parrocchie. Quanti sono interessati dovrebbero comunicarlo e per poterlo organizzare

venerdì 11 settembre 2009

XXIV DOMENICA ORD. – B 13 settembre 2009 (da don Franco AMATORI)

Prima Lettura Is 50, 5-9a

Dal libro del profeta Isaia
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?

Salmo Responsoriale Dal Salmo 144

Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Seconda Lettura Gc 2, 14-18

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprov¬visti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le o-pere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fe-de».

Vangelo Mc 8, 27-35

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rim-proverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».



Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo.
Voleva insegnare a Gesù quale tattica seguire per “riuscire” nel mondo, pensando non secondo Dio, ma secondo gli uomini.
Le sue aspirazioni erano, come per gli altri apo-stoli, chi di loro fosse il maggiore. (Luca 9,46; Matteo 18,1-14; Marco 9,33-37) o di
sedere alla destra o alla sinistra nella sua gloria. (Marco 10,37)
Gesù lo richiama ad un altro modo di giudi-care i valori della vita secondo Dio.
“Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perch'io non fossi dato in mano de' Giudei; ma ora il mio regno non è di qui”. (Giov 18:36)
Giustamente la nuova traduzione mette in ri-salto, “Va' dietro a me, Satana” non “vattene via satana”. Non è una risposta sdegnata per allon-tanarlo, ma un invito a seguirlo: Sei tu che devi venire dietro a me, che vado incontro alla croce. Perciò “se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi se-gua”.
La risposta al richiamo di Gesù, Pietro l’ha data a distanza. È andato davvero dietro a Lui. Ha preso la sua croce e lo ha seguito. È cambiato radicalmente quando ha cominciato a scoprire il mistero profondo di Gesù.
Lo ha testimoniato nella lettera che egli a-vrebbe scritto parecchi anni dopo:
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca,
oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e sof-frendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. (1 Pt 2, 21-25).
Aveva ragione Giacomo (seconda lettura) a dire: A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere?
Una fede fatta di entusiasmo e di parole, sin-cere ma non associate a convinzione e volontà, potrebbe essere quell’intuizione – comunque già ispirata da Dio - «Tu sei il Cristo».
Gesù l’approva, ma fa notare che non basta. È solo il primo passo. La Parola di Dio esige una risposta. Devono seguire scelte radicali di vita. Non è male l’affermazione teorica della fede, ma la vita deve testimoniare che non sono solo parole.
Ci scandalizza e ci fa rabbia chi dichiara di avere fede, di difenderla, di essere a posto con Dio e con gli uomini, e poi con la vita dimostra il contrario.
Pietro ha avuto bisogno di tempo, di rifles-sione, di scandalo, poi di conversione, di corag-gio, di eroismo. E ha dimostrato una crescita di fedeltà fino alla fine. Gli eroi non si improvvi-sano. Si può diventare eroi solo con l’eroismo di ogni giorno.
Ce lo ricorda e testimonia il suo intimo amico Giovanni: In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti por-terà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. (Gv 21,18-19)
Dopo aver saputo del martirio, a Roma, di Pietro, Giovanni testimonia che il suo amico ha davvero “seguito” il suo Maestro.
E detto questo(Gesù) aggiunse: «Seguimi».
Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava …: «Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli ri-manga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». (Gv 21,19 … 22)

Per Giovanni, Pietro è «Tu seguimi».
Colui che ha seguito, totalmente, fino a ten-dere le mani, come il suo Maestro, per abbrac-ciare il mondo.
“La fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”.

Nonostante l’ambizione che vediamo in tante persone, in politica, ma anche nelle situazioni più comuni, intorno a noi, dobbiamo saper guardare quanta gente, nelle parrocchie, nelle famiglie, nella società, ha il coraggio di prendere la sua croce e seguirlo.
Non sono una Chiesa alternativa; sono disce-poli, come Isaia, come Pietro, che proclamano con la vita: “non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro” (Prima lettura); hanno preso sul serio il «Tu seguimi».
Sono la Chiesa. Sono «un popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo » (Lumen Gentium n. 4).

sabato 5 settembre 2009

Concerto Spirituale: Coro del conservatorio di Musica Larissa (Grecia)

Vinea mea electa






Palestrina Super flumina Babilonis





Palestrina improperia





Ymnoumen



Spiritual Kumpaya



Palestrina Jesu Rex admirabilis




Kyrie eleison




Padre Nostro



Videns Dominus



Inno Bizantino prova



Spiritual Freedom