venerdì 11 settembre 2009

XXIV DOMENICA ORD. – B 13 settembre 2009 (da don Franco AMATORI)

Prima Lettura Is 50, 5-9a

Dal libro del profeta Isaia
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?

Salmo Responsoriale Dal Salmo 144

Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Seconda Lettura Gc 2, 14-18

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprov¬visti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le o-pere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fe-de».

Vangelo Mc 8, 27-35

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rim-proverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».



Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo.
Voleva insegnare a Gesù quale tattica seguire per “riuscire” nel mondo, pensando non secondo Dio, ma secondo gli uomini.
Le sue aspirazioni erano, come per gli altri apo-stoli, chi di loro fosse il maggiore. (Luca 9,46; Matteo 18,1-14; Marco 9,33-37) o di
sedere alla destra o alla sinistra nella sua gloria. (Marco 10,37)
Gesù lo richiama ad un altro modo di giudi-care i valori della vita secondo Dio.
“Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perch'io non fossi dato in mano de' Giudei; ma ora il mio regno non è di qui”. (Giov 18:36)
Giustamente la nuova traduzione mette in ri-salto, “Va' dietro a me, Satana” non “vattene via satana”. Non è una risposta sdegnata per allon-tanarlo, ma un invito a seguirlo: Sei tu che devi venire dietro a me, che vado incontro alla croce. Perciò “se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi se-gua”.
La risposta al richiamo di Gesù, Pietro l’ha data a distanza. È andato davvero dietro a Lui. Ha preso la sua croce e lo ha seguito. È cambiato radicalmente quando ha cominciato a scoprire il mistero profondo di Gesù.
Lo ha testimoniato nella lettera che egli a-vrebbe scritto parecchi anni dopo:
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca,
oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e sof-frendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. (1 Pt 2, 21-25).
Aveva ragione Giacomo (seconda lettura) a dire: A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere?
Una fede fatta di entusiasmo e di parole, sin-cere ma non associate a convinzione e volontà, potrebbe essere quell’intuizione – comunque già ispirata da Dio - «Tu sei il Cristo».
Gesù l’approva, ma fa notare che non basta. È solo il primo passo. La Parola di Dio esige una risposta. Devono seguire scelte radicali di vita. Non è male l’affermazione teorica della fede, ma la vita deve testimoniare che non sono solo parole.
Ci scandalizza e ci fa rabbia chi dichiara di avere fede, di difenderla, di essere a posto con Dio e con gli uomini, e poi con la vita dimostra il contrario.
Pietro ha avuto bisogno di tempo, di rifles-sione, di scandalo, poi di conversione, di corag-gio, di eroismo. E ha dimostrato una crescita di fedeltà fino alla fine. Gli eroi non si improvvi-sano. Si può diventare eroi solo con l’eroismo di ogni giorno.
Ce lo ricorda e testimonia il suo intimo amico Giovanni: In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti por-terà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. (Gv 21,18-19)
Dopo aver saputo del martirio, a Roma, di Pietro, Giovanni testimonia che il suo amico ha davvero “seguito” il suo Maestro.
E detto questo(Gesù) aggiunse: «Seguimi».
Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava …: «Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli ri-manga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». (Gv 21,19 … 22)

Per Giovanni, Pietro è «Tu seguimi».
Colui che ha seguito, totalmente, fino a ten-dere le mani, come il suo Maestro, per abbrac-ciare il mondo.
“La fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”.

Nonostante l’ambizione che vediamo in tante persone, in politica, ma anche nelle situazioni più comuni, intorno a noi, dobbiamo saper guardare quanta gente, nelle parrocchie, nelle famiglie, nella società, ha il coraggio di prendere la sua croce e seguirlo.
Non sono una Chiesa alternativa; sono disce-poli, come Isaia, come Pietro, che proclamano con la vita: “non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro” (Prima lettura); hanno preso sul serio il «Tu seguimi».
Sono la Chiesa. Sono «un popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo » (Lumen Gentium n. 4).

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