domenica 17 luglio 2016

SAN GIACOMO


Il nome ebraico יעקב (Yaʿăqōbh)[2] è proprio del patriarca Giacobbe. L'etimologia offerta da Gen 25,26 riconduce il nome al termine עקב (ʿaqèv), "calcagno". In greco diventa Ἰάκωβος, Iákobos.
Nella Palestina dell'epoca di Gesù il nome era relativamente poco frequente (1,5%); nel Nuovo Testamento è portato, oltre che dall'apostolo Giacomo il Maggiore, anche da Giacomo il Minore e da suo nonno (nella forma Ἰάκώβ, Iákób, Mt 1,16).
Il corrispettivo latino è Iacobus, da cui le forme derivate italiane Giacomo, Jacopo e Lapo. In spagnolo il nome dell'apostolo è diventato Santiago, da cui il portoghese Tiago, da cui lo spagnolo Diego.
Data e luogo di nascita dell'apostolo non sono esplicitamente riferiti da nessuna fonte. Il ruolo di discepolo alla sequela di Gesù (nato 7-6 a.C.) lascia verosimilmente pensare a un'età minore rispetto a quella del Maestro, dunque con nascita attorno all'inizio dell'era cristiana (ca. 1 d.C.). Anche il luogo di nascita e residenza è taciuto, ma può essere ipotizzato in Betsàida, cittadina sul mare di Galilea dove vivevano anche Andrea e Pietro (Gv 1,44), quest'ultimo detto "socio" di Giacomo e suo fratello (Lc 5,10).
Quanto alla famiglia, diversi passi neotestamentari lo indicano come fratello dell'apostolo Giovanni e figlio di Zebedeo (Mt 4,21; 10,2; 17,1; Mc 1,19; 3,17; 10,35; Lc 5,10; At 12,2). Il fatto che nelle liste stereotipate degli apostoli nei sinottici (ma non negli Atti) Giovanni segua Giacomo, o che quest'ultimo venga spesso indicato come "figlio di Zebedeo", mentre Giovanni sia indicato come suo fratello, può lasciare concludere che Giacomo fosse il fratello maggiore.
Il nome della madre non è mai esplicitamente indicato. Il confronto parallelo dei passi evangelici circa le donne presenti alla crocifissione di Gesù ha portato la tradizione a identificare la Salomè di cui a Mc 15,40 con "la madre dei figli di Zebedeo" menzionata in Mt 27,56. Lo stesso confronto parallelo ammette la possibilità, pressoché assente nella tradizione cristiana ma timidamente ammessa da alcuni esegeti, di identificare la "sorella di sua [di Gesù] madre" (Gv 19,25) con Salomè (Mc) e con "la madre dei figli di Zebedeo" (Mt), identificazione che farebbe di Giacomo e Giovanni cugini di Gesù.
Nei passi del Nuovo Testamento e nelle tradizioni successive non vi sono indicazioni se fosse sposato (come plausibile secondo la prassi ebraica) o meno.
Giacomo e Giovanni erano pescatori insieme al padre sul lago di Tiberiade (Mt 4,21; Mc 1,19), ed erano soci di Simone e di suo fratello Andrea (Lc 5,10), forse in una sorta di cooperativa. La condizione economica della famiglia doveva essere buona: avevano garzoni che lavoravano per loro (Mc 1,20);
La vocazione di Giacomo è descritta con termini simili dai tre vangeli sinottici (Mt 4,21-22; Mc 1,19-20; cfr. Lc 5,10-11), assieme alla chiamata di Giovanni, Pietro e Andrea: all'inizio del suo ministero (28 d.C.) Gesù, passando presso il mare di Galilea (verosimilmente a Betsàida), invita i pescatori a seguirlo, e i primi apostoli obbedirono. Mt e Mc precisano che al momento della chiamata Giacomo e Giovanni "riparavano le loro reti".
Quando poi Gesù costituisce il gruppo dei dodici, "perché stessero con lui e per mandarli a predicare" (Mc 3,14), e ne pone a capo Simon Pietro, Giacomo viene menzionato al secondo posto in Mc 3,17; occupa invece il terzo posto, preceduto da Andrea, in Mt 10,2 e in Lc 6,14, e sempre il terzo posto, ma preceduto da Giovanni, in At 1,13; nelle tre liste sinottiche dei dodici Giovanni segue sempre immediatamente Giacomo.
Con Giovanni, Giacomo è da Gesù soprannominato Boanèrghes, espressione aramaica che significa "figli del tuono" (Mc 3,17); l'appellativo sarebbe riferito allo zelo impetuoso che essi manifestavano (cfr. Lc 9,54).
Con Pietro e Giovanni appartiene la cerchia degli apostoli più vicini a Gesù:
presenzia alla resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37; Lc 8,51);
è testimone della trasfigurazione (Mt 17,1; Mc 9,2; Lc 9,28);
è più vicino a Gesù nell'agonia al Getsemani (Mt 26,37; Mc 14,33).
Insieme ai dodici segue comunque da vicino il Maestro in tutta la sua vita pubblica (cfr. Mc 1,29; 13,3).
Giacomo e suo fratello Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel suo Regno (Mc 10,35-37; cfr. Mt 20,21 dove la richiesta è posta dalla loro madre).
Negli Atti viene nominato solo nella lista iniziale degli undici (1,13).
La morte di Giacomo è sobriamente descritta negli Atti degli Apostoli: "In quel tempo il re Erode (Agrippa I) cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni" (12,2), verso il 42: è il primo apostolo a morire martire.
Clemente Alessandrino narra che mentre si recava al luogo del martirio avrebbe convertito il suo accompagnatore, che sarebbe morto decapitato con lui.

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