sabato 28 marzo 2020

estremo saluto a RENATA GIOVANARDI

Ieri mattina, a nome di tutta la Comunità Cristiana della Parrocchia di San Giacomo, ho dato la benedizione e l’estremo saluto a RENATA GIOVANARDI, al Marito Ercole ed alla famiglia le nostre più sentite condoglianze.
Renata Giovanardi nasce ad Ortisei (Bolzano) il 10 agosto 1935. Vive a Bolzano fino alla maturità, poi si trasferisce a Roma per proseguire gli studi, laureandosi presso la Facoltà di Architettura della “Sapienza” nel 1962.
Per un breve tempo successivo ha l’occasione di lavorare come architetto nel campo del cinema dove incontra l’arch. Ercole Monti, che nel 1966 diverrà suo marito. “Il sentimento che li accomuna (e che li avvicinerà dapprima professionalmente e poi nella vita) è quello di un amore sconfinato per l’Architettura e di una dedizione totale alla ricerca professionale vista come una necessità esistenziale – A. Schiattarella”.
È sempre del 1969 il loro primo incarico importante: la progettazione della Casa Generalizia delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio sulla via Aurelia a Roma. L’edificio si articola in un complesso con due patii che ricevono l’uno il gruppo delle suore, l’altro quello delle signore ospiti, indipendente, ma collegato. Immerso in un parco verde su una collina, è caratterizzato da volumi di mattoni pieni intervallati dalle aperture vetrate delle finestre con i balconi. La cappella, nell’interrato, guarda sul giardino con finestre vetrate colorate che creano un’atmosfera particolarmente raccolta. Allo stesso livello si trova il refettorio che si affaccia tra un patio ed il giardino, con varie uscite. Il complesso nell’insieme, con tanti volumi articolati e compatti, non esclude il ricordo delle mura romane antiche. Questo riferimento del nuovo con l’antico caratterizza il senso del progetto stesso. L’opera è pubblicata su Roma – Guida all’Architettura moderna 1909-2000.
La realizzazione della Casa Generalizia delle suore Minime, fa nascere l’attenzione dell’Opera Religiosa del Cenacolo che commissiona il progetto, non realizzato, di tre grandi complessi religiosi su un terreno in via Cassia al km 16, località la Storta.
Nel frattempo la loro grande passione e interesse per l’Architettura li porta ad intraprendere, anche con altri architetti amici, numerosi viaggi per vedere le opere e conoscere di persona i Maestri che più li attraggono. “La curiosità intellettuale di entrambi li spinge, dapprima separatamente e poi assieme, a non accontentarsi di studiare le opere dei Maestri che hanno fatto la storia della cultura del Novecento, ma piuttosto a ricercare con loro il contatto personale per poter poi avere il privilegio dell’apprendimento diretto dei principi fondamentali delle loro esperienze. – A. Schiattarella”
Negli anni ‘80 ha inizio la collaborazione con il fratello Enrico Giovanardi con il quale realizzano a Bolzano il complesso abitativo Mühlbau (1984) in via Cavour, in cui si prevede di non trascurare l’effetto cromatico delle tipiche costruzioni altoatesine dove il bianco dei muri contrasta con il colore scuro dei balconi e del tetto in legno. Sempre a Bolzano, è del 1985 la Banca d’Italia in via Orazio, con una volumetria in vetro e metallo brunito, su una base in muratura con lastre di pietra locale chiara.
Nel corso degli anni realizzano, fino al minimo dettaglio e “… prestando sempre attenzione alla definizione di ogni singola componente dell’opera da realizzare – A. Schiattarella”, molta “Architettura degli interni”, come la amano definire, tra cui casa A. Berti e casa E. Rizzato a Venezia, e a Roma casa Bucchieri e casa-studio Giovanardi – Monti a via Margutta, ricordando sempre una frase di Frank Lloyd Wright che recita: “Lo spazio interno stesso è la realtà dell’edificio”.
Le parole di Amedeo Schiattarella descrivono e rilevano perfettamente le caratteristiche personali e professionali dei due architetti, che continuano, ancora oggi, il loro percorso senza poter far a meno l’uno dell’altra: “Renata Giovanardi ed Ercole Monti appartengono ad una generazione di architetti che ha costruito la propria esperienza professionale all’inizio degli anno ’60 e che ha profondamente creduto all’architettura come fattore di rinnovamento e di miglioramento della comunità …. Architettura, pittura, musica sviluppano filoni di ricerca linguistica intrecciati e difficilmente separabili. Questo mondo di contaminazioni intellettuali è quello in cui gli architetti Giovanardi e Monti si formano e che iniziano, da subito, a frequentare”.
(fonte https://ordine.architettiroma.it/archivio-50-anni/giovanardi-renata/ )


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