giovedì 14 settembre 2017

Solitudine




Ogni tanto capitano delle notizie che non fanno scalpore, ma che vengono messe lì come cronaca informativa.
Notizie che invece di toccare il cuore, vengono proposte come curiosità morbosa nei minimi dettagli, e raramente si trovano giornalisti che, come ho letto oggi ne 'La Nazione ’ provano ad entrare in profondità.
Il titolo: Muore, ma per tre mesi nessuno se ne accorge: lo trovano mummificato.
Sottotitolo: Cerracchio Cini, 58 anni, trovato nella sua casa a Galluzzo. I vicini avevano notato che il gatto era denutrito.
Daniele, una persona ancor giovane nel pieno della forza lavorativa, che abita solo, in un appartamento accanto ad altri condomini che diventa: invisibile.
Anche quando era vivo era un invisibile se per tre mesi, forse meno (dato il gran caldo di questa estate), comunque per lungo tempo, nessuno si accorge della sua assenza.
Quello che mi ha colpito è l’espressione: I vicini avevano notato che il gatto era denutrito. Non l’assenza della persona. Ma il gatto che è denutrito.
In solitudine, sarà morto per cause naturali, seduto sulla sua poltrona in cucina.
In solitudine con i suoi problemi: la perdita del lavoro, l’umiliazione di lavori saltuari, il non-futuro, la vergogna di farsi vedere dagli altri, persino dai propri famigliari. L’abisso che nessuno ha saputo togliere dalla sua vita.
La perdita del lavoro – Daniele era stato magazziniere – aveva inferto un duro colpo alla sua autostima e alla possibilità di vivere in maniera decorosa perché «il lavoro ci dà dignità e chi toglie il lavoro agli uomini fa un peccato gravissimo» disse a marzo Papa Francesco durante un’udienza generale in San Pietro.
Invisibile nella frenetica vita quotidiana. Solo, nel caos di ogni giorno. Solo, con la sua Croce.
Un interrogativo per tutti:
Io che potevo fare?
Nel vangelo di domani si legge che ‘Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.’
Non credo che intendesse dire che ciascuno debba accollarsi pazientemente ‘i propri problemi’ e seguirlo.
Ma la croce ha le braccia aperte, accoglie, avvolge.
La croce degli altri è la mia croce. Ed io non posso solo guardare. Quanti ‘Daniele’ ci sono accanto a noi: soli, con grandi problemi, sofferenze che magari hanno bisogno di una mia presenza, di una mia parola, di un mio gesto di solidarietà…..
Quanti ‘Daniele’ invisibili mi circondano ed hanno bisogno solo che io apra gli occhi o tenda, attento, l’orecchio.
Quanti ‘Daniele’….
Ma io con la mia ottusità riesco solo a notare che il gatto è deperito…… e magari me la prendo con il ‘padrone’ perché non lo nutre.

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