venerdì 21 febbraio 2014

Recenti impegni del neo cardinale Chibly Langlois

Il neo cardinale Chibly Langlois ha lanciato un'iniziativa per il dialogo nazionale: «Nessuno può pensare di risolvere da solo i problemi del Paese». A quattro anni dal sisma oltre 170 mila persone vivono ancora nei campi per sfollati



È il Paese più povero dell'America Latina. A quattro anni di distanza dal terremoto devastante che l'ha colpito è tuttora in ginocchio. Le sue istituzioni - poi - sono paralizzate da una crisi politica che non accenna a finire. Si fa davvero ogni giorno più insostenibile la situazione di Haiti. E proprio per questo la Chiesa cattolica ha preso un'iniziativa che ha l'obiettivo di aiutare il Paese a risollevarsi.
Alla fine di gennaio ha preso infatti il via il Dialogo nazionale voluto fortemente dalla Conferenza episcopale locale per provare a far uscire il Paese dal vicolo cieco in cui si trova. A convocare l'appuntamento - che vede insieme membri del governo e dell'opposizione - è stato il giovane vescovo di Les Cayes Chibly Langlois, il presidente dei vescovi haitiani, che Papa Francesco a sorpresa ha voluto includere nell'elenco dei nuovi cardinali che tra qualche giorno a Roma riceveranno la porpora nel concistoro annunciato il mese scorso. Il dialogo nazionale ha l'obiettivo di arrivare a un'intesa che permetta al Paese di tenere le elezioni parlamentari e municipali che avrebbero dovuto tenersi già due anni fa ma poi sempre rinviate. Superando così lo stallo della contrapposizione frontale tra il presidente - l'ex cantante Michelle Martelly eletto nel 2011 - e le opposizioni.
«Credo che fosse necessario e urgente mettere i soggetti politici intorno a uno stesso tavolo perché è la situazione socio-economica del Paese a chiederlo - ha spiegato il neo cardinale Langlois -. Viviamo in una crisi di governo cronica. Se non vogliamo arrivare a un'esplosione del Paese, devono parlarsi».
Una cinquantina di rappresentanti dei partiti politici e del presidente Martelly si stanno così incontrando da un paio di settimane in un albergo di Port au Prince per trovare una via d'uscita alla crisi politica. «Abbiamo visto la buona fede di quanti partecipano a questo dialogo - ha commentato ancora Chibley Langlois - e tutti dichiarano di voler arrivare ad un accordo. Solo che ciascuna delle parti poi tenta di difendere il suo punto di vista». Di qui l'appello del presule: «Nessuno può pensare di risolvere da solo i problemi di Haiti».
Problemi che rimangono immensi: a oltre quattro anni dal sisma sono tuttora più di 170.000 le persone che vivono nei campi e un haitiano su tre si trova in condizioni di insicurezza alimentare. «La situazione è catastrofica - commenta il vescovo di Les Cayes -. La gente non ha lavoro e non può guadagnare il necessario per vivere. La Chiesa è molto preoccupata. Noi stessi viviamo ogni giorno le stesse difficoltà dei nostri fedeli e soffriamo per il fatto di non essere in grado di accompagnarli come servirebbe
(fonte Mission on line)

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